ONE SONG di Miet Warlop in prima nazionale al Piccolo di Milano

Mercoledì 7 e giovedì 8 giugno, arriva al Teatro Strehler, in prima nazionale, ONE SONG di Miet Warlop, performance potente, rituale febbrile, inno alla vita e all’essere, insieme, comunità, trascinati dalle note di una sola canzone.
Creazione dell’artista visiva Miet Warlop, ONE SONG è il quarto di quella serie di “racconti teatrali” – HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE –che, con NTGent, il regista Milo Rau ha commissionato in prima istanza a se stesso, quindi a Faustin Linyekula, Angélica Liddell e, appunto, a Warlop, sulla base della domanda: «Qual è la tua storia come artista teatrale?».
Warlop ha risposto creando una performance in cui presente, passato e futuro si incontrano in modo unico: un gruppo di performer scende nell’arena per compiere un rituale d’addio, di vita e di morte, di speranza e resurrezione.
Immersi in un bagno di sudore, bruciando tutto l’ossigeno possibile, cantando, creando immagini e manipolando oggetti, cercheranno d’oltrepassare i propri limiti.
Assieme, ingaggeranno una lotta contro il tempo, nel tentativo di trascendere il loro e il nostro corpo pensante.In questa nuova creazione, Warlop – belga, classe 1978, attiva tra Gent e Bruxelles, dal 2004 affermatasi sulla scena internazionale – fa riecheggiare sul palco una parte consistente della sua storia artistica e personale.
In ONE SONG si riconoscono alcuni elementi fondanti delle sue creazioni precedenti; dal concerto-rituale coreografico di Ghost writer and the broken hand break (2018), all’invito a un respiro collettivo per esorcizzare le nostre paure alla base di Fruits of labor (2016) – una performance concepita come “un antidolorifico per il mondo” –; o lo sforzo fisico come metafora, tratto peculiare della ricerca artistica di Warlop iniziata nel 2005 con SPORTBAND / Afgetrainde Klanken, una creazione innescata dal desiderio di creare un requiem per il fratello morto.
Attraverso la metafora di un match sportivo-concerto dal vivo, con tanto di commentatrice e cheerleader, in ONE SONG Warlop ci invita a formare una comunità e a trascendere noi stessi. Così che il particolare possa diventare universale e il personale diventare collettivo. È il senso ultimo di ONE SONG: suggerire come una canzone possa donare un senso e un significato a un’intera società. Unità nella diversità.
Ne scrive “The Guardian”: «Lo spettacolo più lodato dei primi giorni [dell’edizione 2022 del Festival di Avignone] è diretto dalla difficilmente etichettabile artista belga Miet Warlop. ONE SONG significa ciò che il titolo annuncia: un’unica, trascinante composizione di Maarten Van Cauwenberghe ripetuta per un’ora da uno sgangherato gruppo di musicisti-atleti-apostoli.
C’è uno sfrenato batterista, una ginnasta-violinista in equilibriosu una trave, un contrabbassista impegnato in punitivi addominali per raggiungere il suo strumento, un tastierista saltellante e un cantante su un tapis roulant, tutti in abiti da sport, con calze di Gammarelli, la sartoria papale di Roma.
Sono imprigionati all’interno di una palestra soggetta a una distorsione temporale, con una folla di fan che da una gradinata li incita sguaiatamente, affinché ripetano la canzone più rapidamente, sempre più rapidamente, e poi, di colpo, più lentamente, seguendo un metronomo posizionato sul palco e le incomprensibili indicazioni di un’isterica, esilarante commentatrice armata di megafono.
Non appena ti sembra che stiano finalmente riuscendo nella loro impresa, dell’acqua inizia a gocciolargli addosso, facendoli scivolare e slittare piuttosto pericolosamente.
Fin qui molto Sisifo: ma il vero intento di Warlop è di condurci, attraverso l’esplicita ironia e futilità di questa struttura, verso problemi più profondi, che riguardano lo scopo dell’azione umana, della cooperazione e – scolpito nell’incanto della canzone – il violento e universale ciclo del dolore (Warlop ha perso il fratello ventiseienne). Lo fa senza teorizzare, in una forma accessibile, limpida e originale, suscitando un’enorme ovazione».
Presentazione