Sylvie e Bruno nel linguaggio dei sogni

“Vuoi vedere le fate?”. Sylivie e Bruno uno spettacolo originale e sperimentale con la regia di Luigi di De Angelis ci catapulta dentro al mondo dei sogni e il loro modo particolare e sconclusionato di formarsi. Come si costruisce un sogno?
I cinque attori si alternano in una serie di personaggi e come narratore all’interno di storie che iniziano e si perdono in altri dettagli, senza filo logico, per poi ritrovarsi più avanti o indietro temporalmente, ma con variazioni imprevedibili e incomprensibili.
Il viaggio passa spesso per la voce di due bambini, Sylvie e Bruno appunto, che veicolano grande dolcezza e simpatia alla narrazione, e si popola di rivoluzioni, treni e incontri, amori e infatuamenti, animali strani, governatori insensati, mendicanti e giardinieri: tutti personaggi, spesso bizzarri, e situazioni che si incrociano e creano rapporti tra loro per poi riconfondersi.
In mezzo come contesto si fa qualche accenno e rimando ad una epidemia e implicitamente al periodo del lockdown del 2020. Gli stessi personaggi si presentano in scena in un metateatro, gli attori parlano al pubblico, si assegnano e scambiano i ruoli, quasi come avviene tra bambini che giocano a costruire storie.
Luci e musiche magiche, giocose, strane, toccanti, contribuiscono a creare un clima onirico, illusorio e misterioso.
La conclusione è la più semplice delle possibili, ma non scontata e diradando la nebbia in scena, in un moto ciclico, la stessa da cui partiva lo spettacolo, ci riporta alla realtà un pò straniti.
Recensione di Demian Aprea