Una storia semplice, Pambieri narra le indagini a suon di colpi di scena

Una storia semplice, Pambieri narra le indagini a suon di colpi di scena
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Una storia semplice al teatro Vittoria, ovvero la storia di un giallo tratto dall’omonimo libro di Leonardo Sciascia in occasione del centenario dalla nascita dell’autore. Il riadattamento e la regia portano la firma di Giovanni Anfuso.

Si indaga sulla morte di un diplomatico, di ritorno nel suo villino accidentalmente dopo anni. L’idea originale è quella di recitare il testo del libro letteralmente per bocca degli stessi attori: essi si alternano da narratore a personaggio, in una specie di pingpong molto ritmato.

In particolare la funzione di narratore generale della storia è principalmente interpretata da Giuseppe Pambieri, che in un secondo momento ricopre anche il ruolo di professore e testimone, amico della vittima.

L’indagine si svolge nei reparti gerarchici più vari della “Difesa di Stato”, polizia e carabinieri, ironicamente in contrasto e competizione tra loro, e ancora amministrazioni le più disparate.

Tutto ciò avviene in un susseguirsi frenetico di interrogatori, supposizioni, riflessioni, richieste e accuse che vengono colorite da personaggi marziali, schematici, dinamici, energici, agiti in modo “brechtiano”. Omicidio? Suicidio? La verità fatica ad emergere.

Via via dalla realtà a strati compaiono e si scoprono dettagli, indizi, lettere autografe di Pirandello e Garibaldi, un quadro scomparso, un treno bloccato, omicidi, verità scomode.

Sono frequenti gli stravolgimenti di ipotesi e teorie col sopraggiungere di nuovi personaggi. Qualcuno indaga troppo, si crea la suspense, il colpo di scena, tutto in maniera lineare, sempre a tempo con l’accompagnamento di ironiche e buffe musiche circensi.

Alla fine compare prepotente anche il tema dell’omertà, elemento classico siciliano legato storicamente alla mafia, cioè la scelta di svelare una grave verità o tacerla per timore di fatali ritorsioni. E qui si fa largo la giustizia. C’è chi la ripudia insabbiando le prove o fuggendo e chi la segue rischiando la vita.

Recensione di Demian Aprea

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