Festen, il gioco della verità trasformato in tragedia greca

In scena al Sala Umberto di Roma fino al 5 Marzo lo spettacolo “Festen” diretto da Marco Lorenzi, cattura, sconvolge, atterra, incolla lo spettatore anche grazie all’utilizzo di diversi elementi e codici di teatro moderno e di ricerca.
La prima cosa che salta all’occhio è la commistione sperimentale tra teatro e cinema, con l’uso di una videocamera su cavalletto mobile che a turno viene usata dagli attori per riprendere chi parla e il centro dell’azione in corso e proiettarne l’immagine video su di uno schermo gigante sempre compresente.
Si divide così lo sguardo dello spettatore in più piani: tra reale azione che avviene in scena e i dettagli dei volti in video che amplificano le emozioni e i pensieri cinematograficamente. Si potrebbe dire di veder“girare un film” e al contempo il suo risultato video, quasi un omaggio al cinema da cui questa storia è stata “presa in prestito”, ovvero dal celebre film omonimo.
Si parte dalla favola di “Hansel e Gretel”, geniale metafora familiare “fantastica” della storia, motivata anche dai continui riferimenti ad eventi dell’infanzia da parte di alcuni dei protagonisti.
Ci si avvicenda quindi ad una allegra festa di compleanno del padre di famiglia: questi per il sessantesimo raccoglie attorno a sé moglie, figli e parenti stretti, ma a sorpresa la celebrazione si trasforma in terribile tragedia greca.
I toni finali sono infatti tali, la potenza e la violenza delle emozioni e situazioni espresse sconquassa, coinvolge e porta prepotentemente il pubblico a riflettere sulle conseguenze di scelte o colpe del passato che ritornano a riscuotere pesantemente il loro riscatto.
Altro tema è l’eredità mentale, psicologica che si portano dietro le persone e più nello specifico i figli per le scelte dei genitori relative alla loro crescita o peggio per abusi perpetrati nei loro confronti. Infine la pedofilia, tema difficile e agghiacciante.
La narrazione si alterna tra comicità e sarcasmo date da situazioni di gioia e divertimento a crudezza verbale e fisica, disperazione, impassibilità, deflagrazione interiore arrivando a toccare punti di violenza estrema e commozione dall’altro lato.
E’ interessante vedere come i personaggi viaggiano all’interno dell’evento confusi, determinati, stravolti, tra confessioni devastanti, rimozioni totali della verità, shock, senso di colpa, ribellione, sotterfugi e mascheramento.
Sottile anche il gioco con il pubblico chiamato a testimone delle confessioni e degli svelamenti di verità scomode e tragiche che via via emergono.
Gli attori, in particolare Elio D’Alessandro e Danilo Nigrelli, sono notevoli e portano nel profondo di delicate e toccanti emozioni familiari: si possono piacevolmente riscontrare alcune assonanze con l’”Amleto” di Shakespeare, nel peso tragico e per associazione di personaggi e situazioni.
La favola di “Hansel e Gretel” ritorna verso il finale e si associa perfettamente al continuo dubbio su invenzione favolistica, psicotica dei fatti o verità caustica, attorno a cui i personaggi combattono una battaglia contro il loro passato. “Carta verde o Carta gialla?Verde… è una scelta interessante.”
Recensione di Demian Aprea