Pour un oui ou pour un non parabola linguistica ricercata all’ultimo sangue

Franco Branciaroli e Umberto Orsini impersonano due amici letterati che dibattono nella scena di “Pour un oui ou pour un non” sul palco all’ Argentina fino al 5 Marzo per la regia di Pier Luigi Pizzi.
Lo spazio è ben pensato. Il salotto studio con libri impilati e mastodontiche librerie, pareti iscrivibili che fanno da lavagna, è la scenografia della vicenda, con il bianco che predomina ovunque, quasi a innalzare il livello di conversazione della coppia di amici, a una pagina bianca da riempire costantemente di riflessione e di pensiero, ma anche ad un luogo elevato di elucubrazioni mentali, linguistiche, filosofiche.
Proprio il salotto e lo studio non a caso sono luoghi ideali a questo scopo, con un divano al centro di colore rosso, unico punto di colore che catalizza perciò l’attenzione, in cui abbandonarsi a riflessioni. Una sola finestra, rappresenta una via di fuga dal rapporto con l’altro, uno sguardo altrove verso poeti e mondi più alti.
Il tema centrale è la verità linguistica, la verità di elucubrazione e interpretazione dei fatti e della loro comunicazione cercata dai due nel dettaglio.
Tuttavia i punti di incontro sono difficili, c’è una volontà di sopraffazione a livello cerebrale e semantico che mette a tratti in gioco l’amicizia, come è avvenuto nel passato, dei cui casi essi fanno spesso menzione.
Una battaglia di ricercatezza e di metafore. Accuse dell’uno che si invertono verso l’altro con nuove ragioni e punti di vista. Un vero e proprio contraddittorio continuo che può portare improvvisamente la loro amicizia storica e rinfrancante da un abbraccio fraterno a conseguenze drastiche all’ultimo sangue.
Distanti anche le scelte di vita e le posizioni di riuscita o fallimento dei due: chi si è isolato nel suo mondo intellettivo e poetico lontano dai conflitti quotidiani e l’incomprensione della gente, in pura contemplazione abbracciando la compagnia di poeti elevati, chi ha trovato invece il modo di perseguire un successo con l’appoggio di “Altri”.
I personaggi attraggono lo spettatore nel loro trip di considerazioni e specificazioni, ogni tanto perdendolo ma ricatturandolo e divertendolo, lo gustano con sagacia, ironia e preziosità intellettuale e linguistica.
Può esserci riconciliazione tra due visioni contrastanti? Tra due amici che scandagliano le cose con analisi formale e semantica diversa? … All’ultimo vocabolo, all’ultimo sangue.
Recensione di Demian Aprea