Il compleanno di Harold Pinter, dramma celato e nascosto

Una pensione tranquilla, due anziani che parlano del più e del meno, una convivenza leggera e monotona. Un ospite nevrotico sempre lamentoso senza apparente ragione. Ma la minaccia viene dall’esterno, un classico “quadro” di Pinter, uno dei maggiori esponenti del “Teatro dell’Assurdo”. E così proprio due ospiti misteriosi sopraggiungono e sconvolgono la noia, la pace e quotidianità del luogo.
E’ “Il compleanno” con la regia di Peter Stein, al Teatro Sala Umberto di Roma, con una superlativa Maddalena Crippa che interpreta la proprietaria della pensione, buffa nella sua spontanea allegria, una donna a modo, ironica e talvolta ingenua, quasi sciocca, apparentemente solida ma inconsapevole di quello che accade come del resto lo è il marito. Infatti la cosa curiosa è che spesso lo spettatore sa più dei personaggi coinvolti nel dramma e si aspetta e teme ciò che potrà succedere.
Personaggio centrale è l’ex pianista Stanley, uomo nervoso e lamentoso che dovrà far i conti con un passato pericoloso, non meglio precisato, che nel corso della vicenda lo terrorizza e opprime sempre più portandolo al grottesco ed alla pena.
Gli altri ospiti, dei bellimbusti ricordano i due personaggi enigmatici del “Calapranzi”, altra grande opera di Pinter, i quali sono sempre in attesa di fare un atto misterioso e risolutivo che crea suspense. La loro presenza infatti genera una notevole tensione e sfocia in un delirio crescente in cui tutti i personaggi perdono a turno il controllo. Il sarcasmo consiste nel fatto che il tutto gira intorno ad un fatidico e tragico compleanno che probabilmente non esiste ma diviene pretesto di follie.
Il nonsense di molti dialoghi e situazioni è un linguaggio che Pinter usa per accrescere l’incomunicabilità e l’oppressione agìta e vissuta dai personaggi, e infiltra una scia di crudezza nei loro rapporti.
Altro elemento portante è il non detto, caratteristica di tutti i personaggi: si maschera sempre la realtà, la si indica pur celandola al tempo stesso, per paura di qualcosa di indefinito. La minaccia è costante ma viene puntualmente coperta.
La recitazione convincente rende bene l’intreccio geniale e contemporaneo dell’autore inglese.
Recensione di Demian Aprea