La nota stonata con Pambieri, un gioco a scacchi con il passato

Uno spettacolo a due La nota stonata per la regia di Moni Ovadia, in scena al Teatro Vittoria, un thriller alla ricerca di una verità scomoda.
Un ammiratore con fastidiosi e sciocchi pretesti prende in ostaggio il Maestro dell’Orchestra della Svizzera Francese nel suo camerino, dopo un concerto scadente. Ambientato all’epoca della caduta del muro di Berlino, ma fa capolino su di un passato che accomuna i due personaggi in modo drammatico.
Grande ironia di Giuseppe Pambieri nel ricostruire la vicenda tassello per tassello come un investigatore cinico e perverso ma giustificato dai fatti, grande risposta emotiva di Carlo Greco che si trova a subire un’agghiacciante tortura psicologica. Un gioco ad indizi e minacce.
Molti i temi che emergono nella vicenda e si snodano pian piano, dalla paura del passato che ritorna, al senso di colpa; dalla giustizia retroattiva, all’impotenza della religione di fronte al male e a gravi catastrofi; dalla punizione, alla rieducazione tramite la consapevolezza dei propri sbagli.
Elemento sempre presente è la suspense che la fa da padrona. Notevoli sono la scrittura e l’intreccio, su di un tema già trattato da storie analoghe.
Intelligenti i personaggi e le scelte non scontate, le situazioni si ribaltano e arrivano a far provar pena per il colpevole portando lo spettatore, a seconda dei momenti, ad abbracciare, rifiutare ed avere a cuore i rispettivi punti di vista di entrambi i personaggi.
Recensione di Demian Aprea