Anton Cechov, il sublime pudore della sofferenza

Anton Cechov, il sublime pudore della sofferenza
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Anton Cechov è celebre nel mondo. I capolavori che il pubblico ama in particolare sono i drammi.Il gabbiano (1895), Ivanov (1887), Zio Vanja (1899), Tre sorelle (1901), Il giardino dei ciliegi (1904).

Nelle sue opere, teatrali e racconti, descrive l’animo umano, come un paesaggio eterogeneo ed enigmatico. Illustra la vita di campagna, l’egoismo, la noia, l’incapacità di vivere e di avere rapporti umani equilibrati. Ogni racconto è una piccola sinfonia che indaga gli abissi e le increspature di ogni personaggio, per recuperare il nucleo di mistero più nascosto.

Anton Cechov espone il lento e monotono fluire della vita, e non attribuisce un senso all’esistenza.

Anton Cechov (web)

I suoi racconti non hanno un principio e neppure una fine. Le sue commedie mostrano un nuovo modo di concepire il teatro, elimina tutti gli schemi e i trucchi ottocenteschi per rappresentare la vita direttamente sul palcoscenico.

Nei testi di Čechov si trovano personaggi persi nelle paludi di un remoto passato, aspettative di vita non realizzate, monologhi mascherati da dialoghi e poi quella leggera ironia che sembra essere portata dal vento a impollinare la campagna russa, delicatamente, invisibilmente.

Le tematiche ricorrenti del teatro e della narrativa di Cechov sono personaggi intrappolati nella gabbia del proprio tragico destino.
Il grande narratore russo registra gli ultimi sussulti della borghesia del suo paese, e costruisce un affresco unitario, nitido, intenso.

Di umili origini e provinciali, Anton Cechov lascia la professione di medico di famiglia e diventa lo scrittore più amato in Russia.

Cechov ottiene il primo vero successo critico con la rappresentazione del dramma Il Gabbiano. Tra i discorsi che si perdono nel vuoto, le angosce e le autoanalisi, c’è tutta la complessità dell’uomo moderno.

Tra le sue opere più note ricordiamo i racconti: La steppa (1888). La corsia n. 6 (1892), Il monaco nero, Il duello (1892), La mia vita (1895), I contadini (1897), La signora con il cagnolino (1899), Nel burrone (1900). Interessanti quattro quaderni di appunti biografici, I quaderni del dottor Cechov.

Anton Cechov (web)

Cechov, Anton Pavlovic Guido Carpi (1860-1904) nacque a Taganrog da una famiglia modesta ed economicamente disagiata (il nonno era servo della gleba). Il padre, Pavel Egorovic, fervente religioso ma violento, picchiava la moglie e i figli.

Concluso il liceo, Anton si trasferì a Mosca e si laureò in medicina, ma esercitò saltuariamente e solo in situazioni di emergenza (come durante la carestia del 1892-1904), e si dedicò interamente alla letteratura e al teatro.

Nel 1890 Cechov visita l’isola di Sachalin, nell’Oceano Pacifico, che il governo zarista usava come campo di detenzione. Cechov denuncerà in un libro le inumane condizioni di vita dei galeotti e soprattutto dei loro bambini.

Nel 1895, si trasferisce nella tenuta di Melichovo, nei pressi di Mosca, dove scrive molte delle sue opere più importanti. In quel periodo, Cechov e Tolstoj avevano stretto amicizia.

Lev Tolstoj era vecchio e malato ed aveva deciso di soggiornare a Gaspra, nel lussuoso castello messogli a disposizione dalla contessa Panina.

Alle porte di Jalta, in una piccola casa bianca, era arrivato Anton Cechov. Si era recato lì per curare la tubercolosi, che lo aveva colpito dal 1897.

Tolstoj soggiornava nello sfarzo mentre Cechov era in una casa umile che lui amava molto perché era vicina ad un vecchissimo cimitero tartaro, silenzioso e deserto.

Entrambi amavano le ostriche, il caviale, i crauti e il cognac. Tolstoj aveva vissuto nel lusso e aveva deciso di abbandonare tutto per un tenore di vita semplice. Cechov invece continuava a desiderare le feste, i banchetti e la vita mondana nei grandi saloni dei palazzi di Mosca e di San Pietroburgo.

Negli ultimi dieci anni della sua vita Cechov scrive opere teatrali e racconti in cui i personaggi constatano il fallimento dei propri ideali.

Crollano la fede nella scienza, nel progresso, nell’arte, nell’amore terreno, nel successo e nel denaro. Il simbolo di questa condizione è il gabbiano dell’omonimo dramma che viene ucciso da un cacciatore annoiato. Nel racconto Il reparto n.6 la società è rappresentata da un manicomio che gradatamente risucchia anche i sani.

Dal 1899, Cechov è costretto dalla tubercolosi a risiedere al Sud, in Crimea, solo con la madre, lontano dagli amici e da Olga Knipper, l’attrice che sposa poi nel 1901, geniale interprete delle principali figure del teatro cechoviano.

Anton Cechov  e Olga Knipper (web)

Quando Cechov muore, nel 1904, a soli quarantaquattro anni, è pianto da tutta la Russia. Amato dagli indifesi, dagli umili, da coloro che non pretendono di dominare gli altri e di cambiare il mondo a proprio vantaggio.

Di Judith Maffeis Sala

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