L’importanza di chiamarsi Ernest, amori e equivoci con formalità e leggerezza.

L’importanza di chiamarsi Ernest, amori e equivoci con formalità e leggerezza.
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L’importanza di chiamarsi Ernest o “onesto” di Oscar Wilde, viene portato in scena al Teatro Pegaso di Ostia Lido, con la Regia di Antonia Di Francesco. E’ la commedia degli equivoci in cui i due protagonisti per superare le convenzioni e gli schemi sociali si inventano dei fratelli fittizi che gli permettano di fuggire dal proprio ambiente.

E’ il gioco dell’opposto, il dire una cosa per significare in modo provocatorio e ironico il contrario, il gioco dell’apparenza e del mascheramento della realtà che finisce per ingarbugliarsi fino a quando nel finale, alla maniera di Plauto nei “Menecmi”, una scoperta risolve la matassa della narrazione. La commedia risulta piacevole, giocata in modo fresco e leggero e con buon ritmo.

L’ilarità delle situazioni riesce sempre agli attori, in particolare alla regista e attrice Di Francesco statuaria e veemente come sempre nel suo sarcasmo e comicitàe al mattatore Moser che con solidità sguazza tra le scene mostrando anche una moltitudine di colori ed emozioni.

I sotterfugi dei personaggi e la sottolineatura nelle scelte degli attori evidenziano la schematicità sociale marcata dell’epoca vittoriana, in cui la scelta coniugale spetta alla famiglia e alla capacità economica dei potenziali sposi, alla dote, alle origini, all’ipocrisia dei personaggi, indifferentemente dal sentimento.

L’epoca è inoltre sottolineata anche dalla formalità dei toni e atteggiamenti dei personaggi, resi però con gradevole leggerezza che diverte, quasi appare un commento sottile e ironico dell’attore a quel mondo affettato.

Recensione di Demian Aprea

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