Il delitto della via Orsina al Franco Parenti di Milano

Dal 17 novembre al 4 dicembre il Franco Parenti di Milano presenta uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah, IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA, di Eugène-Marin Labiche
Traduzione Andrée Ruth Shammah e Giorgio Melazzi, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah, con Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Susanna Marcomeni e con Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi, musiche Alessandro Nidi
scene Margherita Palli, costumi Nicoletta Ceccolini, luci Camilla Piccioni, sagome tratte dalle opere di Paolo Ventura. Produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana.
Dopo il successo della scorsa stagione, torna al Teatro Parenti uno degli atti unici più conosciuti di un gigante della drammaturgia come Eugène Labiche, padre nobile del vaudeville, talento prolifico e sopraffino capace di svelare, con indiavolate geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i tappeti della buona borghesia.
Uno spettacolo leggero e divertente, una riflessione sull’insensatezza e l’assurdità della vita, commedia nera fatta di trovate, energia e divertimento.
Due uomini, un ricco nobile ed elegante, Massimo Dapporto, e un proletario rozzo e volgare, Antonello Fassari, si risvegliano nello stesso letto, hanno le mani sporche, le tasche piene di carbone e non ricordano nulla di quanto accaduto la notte precedente. Quando dal giornale apprendono della morte di una giovane carbonaia si convincono di essere stati loro a commettere l’omicidio. Per i due protagonisti, disposti a tutto pur di sfuggire alla colpa e mantenere le apparenze, non resta che far sparire ogni prova.
Andrée Ruth Shammah che firma la regia e, assieme a Giorgio Melazzi, l’adattamento, mantiene intatta la struttura della pochade e del gioco indiavolato degli equivoci, ma vira al noir seminando inquietudini all’ombra di qualcosa che incombe.
La Francia perbenista e ottocentesca di Labiche diventa l’Italia del primo dopoguerra, pre-fascista e conformista. Alcune battute e personaggi sono “rubati” da altri lavori del drammaturgo francese per dare più spessore alle sottotrame e rendere più stratificata la vita che c’è dentro. Un sottile turbamento, fatto di piccole sospensioni, guida gli attori. Clownerie e astrazione beckettiana, il ritmo del vaudeville e la tradizione del teatro brillante italiano.
Eugène Labiche (Parigi 1815-1888) ha firmato in quarant’anni ben 174 copioni fra commedie e atti unici, scritti da solo o in collaborazione con altri autori. Una frenetica attività drammaturgica che ha prodotto alcuni capolavori come Il cappello di paglia di Firenze, ed è culminata con due messinscene alla ComédieFrançaise e la chiamata all’Académie Française.
Fu consacrato anche come il “re del teatro da boulevard”, genere di teatro leggero e comico allestito in teatri parigini a gestione privata, come il Palais-Royal, dove il drammaturgo mise in scena anche L’Affaire de la rue de Lourcine nel 1857, e 29 degrés à l’ombre nel 1873. Nelle due pièce, pubblicate da Liberilibri nella collana «il Circo» del 2014, Labiche sbeffeggia la sua classe sociale, la borghesia, cogliendone la profonda contraddizione tra l’essere e l’apparire.
Presentazione
DURATA: 1 e 15 minuti
Presentazione