Non ci mentiremo mai. Il conflitto di coppia in chiave esilarante

Non ci mentiremo mai. Il conflitto di coppia in chiave esilarante
Reading Time: 2 minutes

Lo spettacolo Non ci mentiremo mai con la regia di Antonia Di Francesco e Alessandro Moser è andato in scena il 14.10.22 al teatro Pegaso – sala Troisi di Ostia Lido (RM).

La storia parte subito veloce con il racconto di un fatto quasi casuale da parte di una donna, interpretata da Antonia Di Francesco, ad un uomo, interpretato da Alessandro Moser, che solo dopo diversi minuti lo spettatore individuerà come suo marito. L’attenzione poi si sposta sull’aitante Sofia, un terzo personaggio invisibile solo evocato e sarcasticamente commentato più volte nel corso della storia dai due, fulcro del loro contrasto e conflitto per un presunto tradimento.

La vicenda è agile e a tratti esilarante, la vena comica di Antonia Di Francesco conduce lo spettatore spesso alla risata e Alessandro Moser gli fa da perfetto partner sagace ed ironico. Il gioco tra i due è molto riuscito e partendo da note tragicomiche affronta di rimando riflessioni sulle relazioni, su sentimenti umani, delusioni d’amore, e fiducia che incarnano l’universalità del conflitto di coppia.

Si contrappongono così in modo evidente le classiche visioni dei fatti opposte tra uomo e donna, ovvero tra concretezza e psicologia, e in secondo luogo il differente comportamento dell’uno e dell’altro nella vicenda di fronte alle avances del sesso opposto.

La fragilità dei personaggi è molto umana, la scrittura di Eric Assousscende nei dettagli della vicenda e dei fatti con stile, sapienza ed umorismo, creando un intreccio efficace basato sulla verità o meno dei pensieri e delle parole, ribaltata poi da rivelazioni e colpi di scena.

Interessante la scenografia semplice ma significativa, l’uso di un finto muro che si trasforma in tavolo e poi in letto scandendo il tempo della narrazionenei tre atti. Nella prima parte esso da un lato evoca nel dialogo tra i due personaggi quasi un interrogatorio da tribunale con separè, dall’altro rappresenta una metafora dello stato emotivo dei personaggi.

L’atteggiamento da “tribunale” si rincontra nel finale quando la donna gira con fare indagatorio, questuo e felino attorno al letto, tana dove l’uomo si barcamena con giustificazioni.

Il linguaggio ancor più quando è ricercato e astruso trova negli interpreti la capacità di essere comico ed in altri casi non risparmia il suo “lirismo”: “l’onestà di un uomo è incartare merda”. Il finale è una cruda verità.

Recensione di Demian Aprea

www.ildogville.it

ildogville.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *