Canova Svelato dualismo tra armonia e ritmo

Canova Svelato dualismo tra armonia e ritmo
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Canova Svelato per la regia di Cristiano Fagioli, in scena al Teatro Vittoria di Roma è uno spettacolo visivo che vede un dualismo tra armonia e ritmo dei corpi e dei gesti.

Le coreografie spaziano da una figura poetica che volteggia con movimenti da farfalla ad altre alate che riportano a Dedalo e Icaro e ad Amore e Psiche; quindi un altro soggetto con corna, possibile minotauro, e una triade di donne che ricordano le tre grazie tutte agite con perfetta maestria dai ballerini della RBR Dance Company, traggono ispirazione da alcune opere del maestro neoclassico veneto Antonio Canova che tra il XVIII e XIX secolo ha ammaliato il mondo dell’arte per la potenza, l’equilibrio, la bellezza ed eleganza della sua scultura.

Non sono negli altri casi di facile riconoscimento le opere da cui la danza trasla l’immagine, se non forse ad un occhio esperto e preparato, tuttavia il pretesto di partenza è buono e nel complesso le scene trasmettono per lo più la grazia e armonia del maestro scultore e la sua laboriosità.

C’è infatti una ricerca specifica sul tema del plasmare parti del corpo, un focus anche giocato con le luci puntate sulle mani ed una manipolazione che crea e trasforma simbolicamente la materia, sempre costruita e agita soltanto con i corpi dei ballerini.

Caratteristica scenica costante è il velo rosso o bianco che viene di volta in volta sapientemente fatto volteggiare con la danza, lanciato o indossato a mo’ di abito o ancora di copertura rispetto all’occhio che guarda.

Ci sono riferimenti al mondo attuale: anche l’arte viene obnubilata e oscurata dalla guerra. Ecco così il gruppo in mimetica che marcia con ritmo marziale e determinato quasi animalesco nella scena e opprime poi una figura femminile evocando suggestioni ed emozioni opposte all’armonia creata in precedenza e stona con le colonne di templi classici proiettati su di un velo come sfondo.

Suggestivo questo velo che pende a tratti dello spettacolo attraversando in ampiezza e altezza quasi tutta la scena e oltre a nascondere parzialmente figure e crearne effetti di controluce permette con proiezioni di immagini di creare dei rimandi alla scena, al senso insito in essa. Si usa così una commistione di linguaggi a volte sperimentalee il senso viene suggerito da una voce fuoricampo:

Fissare l’attimo, imprimerlo nella materia. Un frammento di Energia. Ancora immagine, quell’attimo prima che tutto trascenda, diventi oblio, passione.”

Nell’ultima immagine, durante gli applausi i ballerini si lasciano andare ad una danza molto libera, che forse un po’ manca nel corso del viaggio scenico dello spettacolo dove il gesto è più contemporaneo, stilizzato, il movimento lanciato ma poi trattenuto e non spicca mai fino in fondo il volo.

Recensione di Demian Aprea

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