A Catherine Deneuve e Paul Schrader il premio alla Carriera a Venezia 79

A Catherine Deneuve e il regista americano Paul Schrader va il premio alla Carriera a Venezia 79.
Catherine Deneuve, nome d’arte di Catherine Dorléac (Deneuve è il cognome della madre) ha ricevuto Il Leone d’Oro alla Carriera mercoledì 31 agosto 2022, nel corso della Cerimonia di apertura della 79ma mostra internazionale del cinema di Venezia.
Catherine, in abito lungo rosso è salita sul palco per ricevere il premio e tutti si sono alzati in piedi per lei che ha poi chiarito: <Non è un premio alla carriera, non ho smesso di andare avanti – ed ha proseguito – è una gioia ricevere questo premio prestigioso alla Mostra di Venezia, che amo e conosco da molto tempo, da quando Bella di giorno di Luis Buñuel ha ricevuto a suo tempo il Leone d’Oro. È un onore inoltre essere stata scelta per questo omaggio dalla Mostra, perché mi ha accompagnato molto spesso per tanti film. Grazie. Con amicizia.>
Catherine Deneuve è stata premiata come migliore attrice nel 1981 con il César e il David di Donatello per Le dernier métro (1980, L’ultimo metrò) di Truffaut. Nel 1993 con il César e una nomination all’Oscar per Indochine (1992, Indocina) di Régis Wargnier. Nel 1998 con la Coppa Volpi al Festival di Venezia per Place Vendome di Nicole Garcia.
Figlia di due attori e sorella minore di Françoise Dorélac, debuttò a tredici anni in Les collégiennes (1956) di André Hunebelle. Il primo ruolo importante fu con Le vice et la vertu (1963, Il vizio e la virtù) di Vadim.
Inimitabile, sofisticata, è passata a incarnare l’essenza della diva universalmente riconosciuta, affermandosi tra le più grandi interpreti della storia del cinema. Il successo internazionale giunge con Les parapluies de Cherbourg (1964) di Demy, nel ruolo dell’innamorata di un soldato, ma infelice per un matrimonio senza amore per un altro uomo. Catherine ha pubblicato le sue memorie nel 2004, firmando l’autobiografia <A l’ombre de moi-meme>
Dopo Brigitte Bardot, le sue fattezze vengono prese a modello per l’iconica figura di Marianne, simbolo femminile della Repubblica Francese.
Ambasciatrice dell’UNESCO, la Deneuve ha avuto due figli, entrambi attori: Christian Vadim, nato nel 1963 dalla sua relazione con il regista Roger Vadim e Chiara Mastroianni, nata nel 1972 dalla sua relazione con Marcello Mastroianni. E stata sposata soltanto con il fotografo britannico David Bailey dal 1965 al 1972.
La motivazione del premio alla carriera è stata formulata con una laudatio letta dal regista e sceneggiatore francese Arnaud Desplechin che l’ha elogiata e ringraziata a nome di tutti gli spettatori.
Desplechin ha tra l’altro precisato: <Accanto a Truffaut, lei ha scelto la vita e ha inventato il cinema di prosa. Della prosa moderna. Tutto il cinema si è nutrito dello stile della Deneuve, veloce come una mitragliatrice e addormentato come un sogno. L’amore per il romanzo è in tutti i suoi film. Con Téchiné, Wargnier o Bercot, ha saputo reinventare il cinema del romanzo. Voglio ricordare Kore Eda, o Le vent de la nuit, o Place Vendôme che l’hanno già incoronata. Catherine, stasera voglio dirle che conosco un unico artista orgoglioso e libero come lei. È Bob Dylan. Lui ha ricevuto il Nobel, lei il Leone d’Oro. Mademoiselle, lei ha reso la mia vita un incanto. La sua libertà è ciò che desidero.>
Al regista e sceneggiatore statunitense Paul Schrader viene consegnato il Leone d’Oro alla carriera sabato 3 settembre. <Sono profondamente onorato – ha dichiarato Paul Schrader, nell’accettare la proposta– Venezia è il mio Leone del cuore. – poi ha proseguito ironicamente – Me lo sono meritato, anche solo per il fatto che, oltre a scrivere e dirigere i film, li ho spesso prodotti, un modo, quest’ultimo per realizzare questi piccoli miracoli che sono appunto i film.>
Dopo la laurea al Calvin College, Schrader consegue un master alla UCLA Film School di Los Angeles e si iscrive all’American Film Institute. Collabora con varie riviste di settore e nel 1972 viene pubblicata la sua tesi di laurea Transcendental Style in Film: Ozu, Bresson, Dreyer, ancora oggi considerata lettura fondamentale per l’analisi dello stile trascendentale.
L’esordio è Tuta blu, ’78. Scritto con il fratello Leonard, racconta i tentativi di un gruppo di operai di emanciparsi da una precaria condizione economica.
Nel 1998 esce nelle sale Affliction, parabola di un poliziotto ossessionato dalla risoluzione di un mistero e dilaniato da tormenti personali nati dall’alcolismo del padre. L’alcol e le droghe sono una delle presenze più ricorrenti nei film di Schrader, impegnato per anni contro le sue personali lotte contro depressioni e dipendenze.
Tra il 2014 e il 2016 lavora due volte con Nicolas Cage, protagonista di Nemico invisibile e Cane mangia cane. Nel 2019 viene nominato per la prima volta agli Oscar per la sceneggiatura del thriller First Reformed, presentato sempre a Venezia due anni prima. Nel 2021 è ancora una volta alla Mostra del Cinema per lanciare Il collezionista di carte.
Alberto Barbera ha sottolineato che Schrader è una figura centrale della New Hollywood, che ha rivoluzionato l’immaginario, l’estetica e il linguaggio del cinema americano a partire dai tardi anni Sessanta. Un cineasta profondamente influenzato dal cinema e dalla cultura europea, uno sceneggiatore ostinatamente indipendente, ma capace di lavorare su committenza e di muoversi con disinvoltura nel sistema hollywoodiano.
Di Lucrezia Palma