Cinema Muto Tedesco, angoscia come fallimento esistenziale

Il Cinema Muto Tedesco rispecchia e documenta lo stato della nazione. In Germania, dopo la sconfitta militare subita nella prima guerra mondiale, c’è infatti una profonda crisi politica, sociale ed economica. L’imperatore Guglielmo II abdica e viene instaurata la Repubblica di Weimar (1918-1933), ma le agitazioni non si placano.
Il Cinema Muto Tedesco si contraddistingue per la nascita di nuovi movimenti e il fiorire di personalità importanti nella letteratura (Alfred Doblin, Georg Trakl), nel teatro (Berolt Brecht, Erwin Piscator), nella pittura (Otto Dix, George Grosz), nel design (Scuola Bauhaus) e nel cinema (Ernst Lubitsch e Fritz Lang). I principali siti di produzione sono in quei tempi Babelsberg (vicino a Berlino) e Geiselgasteig (Monaco).
Le correnti più influenti per il cinema in questo periodo sono l’Espressionismo, il Kammerspiel e la Nuova Oggettività. La cinematografia tedesca si evidenzia per dimensioni, innovazioni e influenza sul mercato internazionale. Inoltre, i film esportati all’estero risultano a prezzi competitivi rispetto a quelli degli altri Paesi.

Nel dicembre 1917, nasce l’UFA (Universum Film-Aktiengesellschaft), la più grande officina artistica europea e per molto tempo l’unica vera concorrente delle majors hollywoodiane. Considerata uno strumento di propaganda sia civile, sia militare grazie al Ministero della Guerra, a quello del Tesoro e soprattutto alla Deutsche Bank, nonostante il periodo di grave crisi, vengono acquisite società come la Nordisk e quelle di Messter e Davidson, i cui componenti ingaggiati in qualità di consiglieri tecnici e artistici.
La serie di Homunculus (1916), per la regia di Otto Rippert, appare un compendio del satanismo neoromantico del periodo, in quanto anticipa molti temi successivamente trattati dall’Espressionismo. Contemporaneamente, Edmund Edel in Doktor Satansohn (1916), film interpretato da uno scatenato e digrignante E. Lubitsch, preferisce la parodia nel demoniaco.

Molti i cortometraggi tedeschi dall’assetto spettacolare: film storici di impatto epico.
In Germania la corrente dell’Espressionismo è interprete dello stato d’angoscia e di frustrazione. Nel cinema abbiamo scenografie stilizzate e recitazione esasperata.
Trama e interpreti delle pellicole con malati di mente che ostentano una propria insana visione del mondo. I personaggi principali sono inventori pazzi, stregoni che agiscono con magie e ipnotismo. Grande importanza per le ombre, luce e buio sono carichi di simbolismi per l’eterna lotta tra il bene e il male.
Ernst Lubitsch (Berlino, 1892 – Los Angeles 1947) viene considerato fra i registi il più importante di questo filone. Attore, sceneggiatore, regista e produttore cinematografico tedesco, inizia la sua carriera come attore nel cinema dal 1913. Studente di Max Reinhardt, recita dapprima nei cabaret, poi come attore teatrale e dal 1913 inizia a recitare nel cinema.

Dirige film muti nei quali recitava anche come protagonista. Nel 1916 Lubitsch interpreta in Quando ero morto la parte di un marito, impenitente giocatore d’azzardo cacciato da casa dalla suocera e dalla moglie che riesce poi a farsi assumere come domestico per vendicarsi.
Questo film – commedia in tre atti – ricorda Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Notevole successo riscuotono La Bambola di carne (1919), una fiaba scanzonata, bizzarra, surreale e La principessa delle ostriche (1919), dove vengono schernite la grossolanità e l’ostentazione dei miliardari americani e delle figlie viziate a caccia di marito.
Ernst Lubitsch viene pertanto indicato come uno dei padri della commedia, manifestando la propria genialità nel realizzare opere leggere con garbo e intelligenza.
Im Lebenswirel, diretto da Heinz Schall nel 1918 è di genere drammatico; una storia di amori, gelosia, tradimenti e vendetta. La sceneggiatura è di Louis Levy e gli interpreti sono: Asta Nielsen (Margit Lind), Walter Wolffgram (Erik Lind, suo marito) Bruno Eichgrun (Arvid Sun). Della pellicola si è salvata una sola copia nella versione olandese.
Gefangene Seele è del 1918, diretto da Rudolf Biebrach della durata 73 minuti. Il crudele e senza scrupoli barone van Groot ipnotizza la povera Violetta che non riesce a sottrarsi alla volontà dell’uomo che la costringe a compiere delle frodi al posto suo.
Anders als die Andern (in italiano Diversi dagli altri), diretto nel 1919 da Richard Oswald tratta i temi dell’omosessualità, dell’omofobia e delle persecuzioni causate dal paragrafo 175, un articolo del codice penale tedesco che puniva come crimine l’omosessualità maschile. E’ in B/N, muto, durata 50 minuti.

Anders als die Andern è ricordato come uno dei primi esempi di film a tematica omosessuale. Le leggi di censura reintrodotte nel 1920 dalla Repubblica di Weimar per contrastare film come Anders als die Andern, considerati «immorali», ne limita, all’epoca, la diffusione ai soli ambienti di ricerca medica.
Le copie originali del film, insieme a molti altri lavori considerati “decadenti”, vengono bruciate dai nazisti dopo l’ascesa al potere di Adolf Hitler nel gennaio del 1933. Alcune parti del film sopravvissute e, restaurate, sono oggi considerate un importante esempio di storia del cinema e storia omosessuale.
Die Ratte è poliziesco, diretto nel 1918 da Harry Piel (con la supervisione di Joe May). Fa parte della serie delle avventure del detective Joe Deebs Gräfin Küchenfee, scritto e diretto da Robert Wiene è una commedia del 1918 della durata di 48 minuti che ha come protagonista Henny Porten, impegnata in due ruoli: quello di una contessa e quello di una cuoca.
Harakiri o Madame Butterfly, è diretto nel 1919 dal grande regista Fritz Lang, è in B/N, drammatico e in linea al periodo imperialista tratta temi esotici molto in voga in quel periodo.

La protagonista O-Take-San rifiuta di diventare una geisa del tempio, come vorrebbe il bonzo che amministra il culto. Suo padre Tokugawa, ambasciatore del Giappone in Occidente dovrà per questo suicidarsi con harakiri La giovane fugge e si rifugia presso un ufficiale di marina danese del quale si innamora e da cui avrà un figlio. Purtroppo l’ufficiale la dimentica e si sposa con un’altra donna. O-Take-San si suiciderà seguendo, come il proprio padre, il costume giapponese. Il soggetto del film fu tratto dalla commedia Madame Butterfly di John Luther Long e David Belasco.
I ragni: Il lago d’oro (Die Spinnen, 1. Teil: Der Goldene See), anche noto come I ragni: Il lago dorato è un film muto diretto sempre da Fritz Lang e realizzato in due parti. Racconta la storia del vecchio ricercatore britannico di Harvard, Fred Johnson, che è tenuto prigioniero in una giungla da una tribù inca.
Riesce ad arrivare ad una scogliera sul mare, a scrivere un messaggio su un pezzo di tela, infilarlo in una bottiglia di terracotta che fa in tempo a gettare tra le onde, prima di essere ucciso da un inca armato. Fritz Lang racconta che a quei tempi è di moda fare film che richiedono una programmazione in più serate.
Con l’arrivo del cinema sonoro (1927) viene girato un altro capolavoro del patrimonio cinematografico mondiale: Der Blau Engel (L’angelo azzurro, di Josef von Sternberg, 1930), con Marlene Dietrich. Il film segna la fine dell’epoca d’oro del cinema tedesco. Con l’arrivo del partito nazista molti cineasti emigrano negli Stati Uniti.
Di Judith Maffeis Sala