Peter Brook, ci lascia l’immortale leggenda del teatro

Peter Brook ci lascia sabato 2 luglio 2022, all’età di 97 anni compiuti il 21 marzo. La notizia della scomparsa del leggendario drammaturgo giunge da fonti a lui vicine, riprese dal quotidiano Le Monde. Peter Brook muore a Parigi, dove si era stabilito nel 1974, prendendo in mano la direzione artistica del Théatre des Bouffes du Nord, e dopo una memorabile avventura di oltre 35 anni, lascia la gestione nel 2010, pur continuando a dirigere la scena, fino a poco tempo fa.
Pioniere del teatro sperimentale, prima in Inghilterra e poi in Francia, Peter Brook è stato un uomo di spettacolo completo, un riformatore teatrale della seconda metà del Novecento, regista che ha firmato messinscene memorabili, talvolta trasferendole sullo schermo in piena autonomia espressiva.
Il suo lavoro più noto è lo spettacolo teatrale Il Mahabharata, ispirato al più vasto poema epico in sanscrito della letteratura indiana del poeta indiano Viasa. Diciotto libri per 106.000 distici. Peter Brook, Jean-Claude Carrière e Marie-Hélène Estienne trassero uno spettacolo teatrale di nove ore che fu messo in scena al Festival di Avignone nel 1985, e fece il giro del mondo per quattro anni.
Allestito in una cava di pietra, racconta l’origine del mondo, nella sua confusione e incertezza, in una babele di lingue e di razze, ma ne restituisce una verità profonda, pur conservando il senso di favola. Ne fu tratta una edizione TV nel 1989 di quasi sei ore e una cinematografica, sempre nel 1989, della durata di cinque ore e 18 minuti.
Il tema di fondo è abolire i legami che uniscono gli eroi umani al mondo degli dei, trapiantarli sulla terra, metterli di fronte alle loro responsabilità di individui e poi di cittadini. Un’opera girata interamente in interni, in studio, che coniuga il grande teatro con il cinema.
Peter Brook era nato a Londra da genitori ebrei immigrati dalla Lettonia, che allora faceva parte dell’Impero russo. Suo padre, Simon, apparteneva al partito menscevico e dovette andare in esilio nel 1907, accompagnato da Ida Janson che divenne sua moglie. La coppia studiò a Parigi e Liegi, poi fuggirono dal Belgio per l’Inghilterra nel 1914, con l’arrivo dell’esercito tedesco.
Il nome russo della famiglia, che si pronunciava Bryck, fu distorto in Brouck nella sua trascrizione dall’amministrazione francese, prima di diventare Brook all’arrivo in Inghilterra. La cultura russa, ricorda il quotidiano francese Le Monde, è rimasta impressa fortemente nella sua famiglia. Questo legame con la Russia fu dunque al centro del suo incontro, nel 1950, con la moglie, l’attrice Natasha Parry (1930-2015), anche lei di origini russe.
Hanno avuto due figli: Simon e Irina. La figlia è stata chiamata Irina in omaggio alla più giovane delle eroine di Tre Sorelle, il dramma teatrale composto da Anton Cechov. Irina Brook è stata direttore del Teatro Nazionale di Nizza dal 2014 al 2019. Entrambi, Irina e Simon sono registi e sceneggiatori.
Peter Brook ha viaggiato in tutto il mondo portando i suoi spettacoli ironici, giocosi e malinconici. Il suo Flauto magico mozartiano è andato in scena nel 2011 al Piccolo di Milano. Si avvaleva di un solo pianoforte, fiaba simbolica, lieve e profonda, considerata la summa esemplare delle teorie e del teatro di Brook, del suo spazio scenico vuoto. E’ lo spettatore a intuire il senso dell’opera attraverso il corpo e la voce degli attori di tutte le culture.
Come con La Tempesta (l’ultima tragedia di William Shakespeare), in scena nel novembre 2021 al Teatro Cucinelli di Solomeo in Umbria, con una regia invisibile ma accuratissima nei particolari in coppia con Marie-Hélène Estienne. Sul palco due panche, qualche tronco di legno, un bastone più chiaro che sarà lo scettro e la bacchetta magica di Prospero, e un drappo a colori. I sei giovani interpreti sono di varia nazionalità e recitano in francese.
Peter Brook affermava: < Se pensiamo in termini di luoghi comuni e decidiamo che Shakespeare ha scritto l’opera solo come un testo sul colonialismo, allora ci rifiutiamo di vedere che quello che porta all’ultima parola, free (libero), riguarda la libertà in tutte le sue dimensioni ed in tutte le sue implicazioni.>
Indimenticabile, tra i maggiori interpreti di William Shakespeare nelle rappresentazioni del Sogno di una notte di mezza estate , e il Flauto Magico.
Di Lucrezia Palma