Il mio Rembrandt, passione sfrenata per i capolavori del pittore fiammingo

Il mio Rembrandt, il documentario della regista olandese Oeke Hoogendijk, ultimo evento de La Grande Arte al Cinema, giunge nelle nostre sale solo il 6, 7 e 8 giugno 2022, distribuito da Nexo Digital in collaborazione con Pice of Magic.
Protagonista de Il mio Rembrandt è la passione sfrenata per le opere che continua ancora dopo 350 anni dalla sua scomparsa. Docufilm acclamato dalla stampa internazionale in quanto molto avvincente e in grado di trasmettere bene l’amore verso la bellezza che l’arte rappresenta, al punto che un quadro più che per il valore economico viene amato per quello affettivo, diventando membro a tutti gli effetti della famglia che lo ha acquistato. Il film non a caso si intitola Il mio Rembradt per sottolineare il rapporto intimo e quasi umano che si instaura con il personaggio dipinto nel quadro che diventa immortale.
Rembrandt Harmenszoon van Rijn, meglio noto semplicemente come Rembrandt (Leida, 15 luglio 1606 – Amsterdam,4 ottobre 1669), pittore e incisore olandese, è fra i più grandi artisti della storia d’arte europea ed è il più importante di quella olandese.
Così come affascinava allora, ancor oggi gli aristocratici adorano Rembrandt, gli esperti ne discutono, i collezionisti ne ricercano le opere e i musei combattono per averlo.
Storici dell’arte ed esperti sono dediti per accertare l’autenticità delle opere attribuite a Rembrandt, servendosi di tutti i metodi disponibili. Molte opere vengono considerate lavori degli allievi del grande Maestro. Difficile raggiungere un generale consenso, ma il desiderio di possedere e coccolarsi un Rembrandt aumenta sempre più la vivacità del mercato.
Pertanto, la regista Oeke Hoogendijk propone al pubblico Il mio Rembrandt come una sorta di thriller per conoscere i retroscena del mondo dei collezionisti. Racconta storie avvincenti, sviluppi drammatici e colpi di scena. Ci sono i collezionisti d’arte Eijk e Rose-Marie De Mol van Otterloo, l’americano Thomas Kaplan e lo scozzese Duca di Buccleuch che mostrano il legame speciale che hanno con i Rembrandt che possiedono.
Nessuno aveva scoperto un nuovo dipinto del Maestro olandese per oltre quattro decenni, finché Jan Six, erede di una leggendaria famiglia di Amsterdam, ne scoprì uno, nel 2016. Six è un mercante d’arte quarantenne con sede ad Amsterdam.
Sfogliando un catalogo di Christie’s per una vendita all’asta a Londra, Six scorse il ritratto di un giovane gentiluomo dall’aria perplessa con un collare di pizzo e un caschetto da antenato dei Led Zeppelin. Six notò in quel dipinto tutti i segni rivelatori di un Rembrandt giovanile: l’umanità dello sguardo, la rotondità del colpo di pennello e una disponibilità a utilizzare differenti stili di pittura all’interno dell’opera stessa. Il dipinto, era datato 1633-1635 e il collare di pizzo era al culmine della moda in quel periodo.
Six, emozionatissimo, con la foto del dipinto pedalò in bici fino all’abitazione di Ernst van de Wetering, universalmente riconosciuto autorità su Rembrandt per conoscere il suo parere. Van de Wetering reagì con riserbo, ma ne fu incuriosito. Six acquistò un biglietto d’aereo per volare a Londra, vedere l’opera, e ancor più convinto, l’acquistò a basso prezzo. Six ne trovò altri due, ancora sconosciuti e per questo volle compiere uno snervante viaggio realizzando uno dei suoi più grandi sogni di infanzia.
Anche il banchiere Eric de Rothschild mette due Rembrandt in vendita, e per le contrattazioni si innesca una dura battaglia politica tra il Rijksmuseum e il Louvre.
Nei suoi ultimi ritratti, Rembrandt pare rassegnato. <Accettami come sono> sembra voler dire. Il suo modo di dipingere ti fa capire che la vita non è perfetta e che ognuno ha i suoi difetti e che questo è ciò che ci rende umani.
Recensione di Judith Maffeis Sala