Fëdor Dostoevskij, il dramma del male

Fëdor Dostoevskij, il dramma del male
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Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 11/11/1821 – San Pietroburgo 9/02/1881), definito il gigante della letteratura russa, è stato scrittore e filosofo. Insieme a Tolstoj è considerato uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi. A lui è intitolato il cratere Dostoevskij sulla superficie di Mercurio.

Lo stile narrativo di Dostoevskij si allontana dal romanzo ottocentesco, egli non narra solo gli umori e gli eventi dei personaggi, ma mette a confronto fra loro e la realtà che gli circonda, le idee che li perseguitano e che vivono e rivivono con dolorosa ossessione

Dostoevskij
Fëdor Dostoevskij (archivio)

All’età di 18 anni Fedor scrive al fratello Michail: <L’uomo è un enigma che deve essere risolto, e chi va alla ricerca della soluzione per tutta la vita non può dire di aver sprecato il proprio tempo; io mi dedico a questo enigma poiché voglio essere un uomo.>

Fëdor, secondo di otto figli, nasce da Michail Andreevič Dostoevskij, un medico militare russo, figlio di un arciprete ortodosso discendente da una nobile famiglia, dal carattere stravagante e dispotico che alleva il ragazzo in un clima autoritario. La madre, Marija Fëdorovna Nečaeva, proviene da una famiglia di ricchi e prosperi commercianti russi; dal carattere allegro e semplice, ama la musica ed è molto religiosa. Lei insegna a leggere al figlio facendogli conoscere Aleksandr Sergeevič Puškin, Vasilij Andreevič Žukovskij e la Bibbia. A Fëdor succederanno altri sei figli: le quattro sorelle Varvara, Ljubov’, Vera e Aleksandra Dostoevskaja e i due fratelli Andrej e Nikolaj.  

Il 16 gennaio 1838 Fedor entra alla Scuola Superiore del genio militare di San Pietroburgo, dove studia ingegneria militare, frequentandola però controvoglia essendo i suoi interessi già orientati verso la letteratura. L’8 giugno 1839 il padre, che si era dato al bere e maltrattava i propri contadini, viene ucciso probabilmente dagli stessi. Alla notizia della morte del padre, Fëdor, all’età di 17 anni, ha il suo primo attacco di epilessia. Le crisi epilettiche lo perseguiteranno per tutta la vita.

Nell’agosto 1841 viene ammesso al corso per ufficiali e l’anno seguente viene promosso sottotenente. L’estate successiva entra in servizio effettivo presso il comando del Genio di San Pietroburgo. Sono anni d’indigenza. Per sbarcare il lunario, di notte traduce l’Eugénie Grandet di Honoré de Balzac ed il Don Carlos di Friedrich Schiller. Ma per opposte tendenze, elemosina e dissolutezza, il denaro non gli basta mai. Il 12 agosto 1843 Fëdor si diploma, ma nell’agosto 1844 dà le dimissioni, lascia il servizio militare e rinuncia alla carriera che il titolo gli offre. Scrive il suo primo libro nel 1846 Povera gente, poi Il sosia, Romanzo in nove lettere e i romanzi brevi fra cui Le notti bianche.

Fëdor Dostoevskij (archivio)

Sin dall’adolescenza Fëdor Michajlovič Dostoevskij disapprova i metodi della Russia zarista. Condannato a morte per aver fatto parte di un gruppo di intellettuali che difendevano le idee del filosofo ed economista francese Charles Fourier (1772-1837), la pena gli viene commutata davanti al patibolo in  lunghi anni di lavori forzati in Siberia. Tornato dall’esilio scrive numerosi romanzi dedicati a coloro che combattono il proprio egoismo e le proprie debolezze, cercando la felicità attraverso la sofferenza e il sacrificio.

Le opere che lo hanno reso maggiormente famoso sono Memorie dal sottosuolo, Delitto e castigo, L’idiota, I demoni e I fratelli Karamazov.  Per il loro contenuto, Dostoevskij viene considerato un esponente dell’esistenzialismo e dello psicologismo.

Memorie dal sottosuolo, tradotto anche come Ricordi dal sottosuolo, scritto nel 1864, si divide in due parti: Il sottosuolo e La neve fradicia. Il protagonista sprofonda nel fango e prova piacere nell’autodistruggersi, nel fare del male agli altri. Nulla può salvarlo se non la fede che nel buio della sua tana, a sprazzi, appare come un desiderio non razionalizzato di trovare un rimedio a tutti i suoi mali. L’uomo si scontra con se stesso, con gli altri e con la società, rivendicando l’importanza del sottosuolo. Dostoevskij affida l’indagine a un uomo senza nome, con una coscienza ipertrofica, che vive dinamiche contorte nascoste dell’anima.

Il libro Memorie del sottosuolo è un’opera fondamentale: crea un personaggio nuovo, che domina la narrativa di Dostoevskij e degli altri scrittori. <In tutti noi – sostiene Dostoevskij – c’è un sottosuolo di cui abbiamo paura. L’uomo del sottosuolo ostenta la propria depravazione, la propria meschinità, i propri impulsi abietti.>

Dostoevskij
Fëdor Dostoevskij (archivio)

Delitto e castigo, pubblicato nel 1866, illustra il tema del conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza, una caratteristica comune nell’opera di Dostoevskij. Questa è l’idea (prevalentemente cristiana) che l’atto del soffrire ha un effetto purificatore sullo spirito umano, che gli rende accessibile la salvezza in Dio.

In Delitto e castigo il protagonista, Raskol’nikov, è un bravo ragazzo, un ex studente che non ha potuto continuare gli studi e, da questa sua situazione di indigenza e marginalità, è indotto a fare il male, con la prospettiva  di creare delle opportunità di bene, non solo per sé, ma anche per la madre e la sorella, liberate dalla povertà (la prima) e dalle attenzioni lussuriose di un ricco (la seconda); per raggiungere questi scopi il prezzo da pagare è uccidere una vecchia usuraia, un «insetto nocivo» che non serve a nessuno ed è anzi una vergogna per l’umanità.

I romanzi di Dostoevskij, e la sua stessa vita, sono stati rappresentati diverse volte in opere cinematografiche o televisive. Nel 1920 Eugenio Perego dirige il film Il Principe idiota, tratto dal romanzo L’idiota scritto nel 1869. Di notevole interesse è L’idiota di Akira Kurosawa (1951), considerato il miglior film dostoevskiano mai realizzato. L’idiota vuole rappresentare un uomo positivamente buono, un Cristo del XIX secolo. L’opera ha avuto diversi adattamenti teatrali, cinematografici e televisivi. Nel corso del romanzo è più volte citato e discusso dai personaggi il quadro Il corpo di Cristo morto nella tomba di Hans Holbein il Giovane.

Dostoevskij aveva visto il dipinto nel 1867 a Basilea e ne era rimasto fortemente impressionato. I demoni, pubblicato nel 1873, racconta le storie di uomini spregevoli, che commettono delle bassezze, e di rivoluzionari, illuministi che hanno perso ogni percezione del bene e del male perché vedono e giudicano tutto alla luce del loro scopo ideologico, puramente ideologico.

Di particolare interesse sono anche Quattro notti di un sognatore(1971) di Robert Bresson, ispirato a Le notti bianche, opera dal forte carattere sentimentale e romantico e 40.000 dollari per non morire (The Gambler, 1974), diretto da Karel Reisz, scritto dall’esordiente James Toback e liberamente ispirato a Il giocatore. Anche il cinema indiano di Bollywood ne ha tratto ispirazione con Saawariya – La voce del destino

Fëdor Dostoevskij (archivio)

Nel 1957 Luchino Visconti dirige Le notti bianche, romanzo scritto nel 1848. Nel romanzo sono quattro notti colme di vita per un sognatore e una giovane fanciulla.

Un libro sulla solitudine, sulla necessità di comunicare, sulla voglia e il bisogno di amare, ma anche sulle proprie paure, sul timore di lasciare le proprie abitudini per quanto banali e odiose possano essere. Dopo L’adolescente del 1875, Dostoevskij scrive il suo ultimo romanzo I fratelli Karamazov, pubblicato a puntate su Il messaggero russo dal gennaio 1879 al novembre 1880.  I fratelli Karamazov è la storia di un parricidio, ma anche di un mondo in cui la giustizia e la coscienza vengono storpiate dalla corruzione, dalla superficialità e dalla bramosia.

Fëdor Dostoevskij (archivio)

Nel 1867 Dostoevskij sposa Anna Grigor’evna Snitkina e nel 1868 nasce la prima figlia Sonja che vive solo tre mesi. Nel 1869 nasce la seconda figlia, Ljubov’ (in russo, “amore”, da adulta nota anche come Aimée e pubblica il romanzo breve L’eterno marito. Nel 1871 nasce il terzo figlio, Fedor. Nel 1875 nasce il figlio Aleksej, che morirà prematuramente il 16 maggio 1878 in seguito a un attacco di epilessia, la stessa malattia di cui soffriva il padre.

Sempre nel 1878 è eletto membro dell’Accademia delle Scienze di Russia nella sezione lingua e letteratura. Nel 1879 a Dostoevskij viene diagnosticato un enfisema polmonare. Nello stesso anno inizia sulla rivista «Russkij vestnik» la pubblicazione de I fratelli Karamazov, la sua opera più drammatica e di profonda moralità. Il romanzo fu accolto con enorme favore.

Muore improvvisamente, in seguito a un repentino aggravarsi del suo enfisema, il 28 gennaio 1881 a San Pietroburgo, nello stesso appartamento dove ora si trova il museo di San Pietroburgo a lui dedicato. 

Di Judith Maffeis Sala

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