INGMAR BERGMAN, il regista della nevrosi dell’uomo moderno

INGMAR BERGMAN, il regista della nevrosi dell’uomo moderno
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INGMAR BERGMAN (Uppsala 1918 – Faro 2007), regista cinematografico e teatrale, sceneggiatore, drammaturgo, scrittore e produttore cinematografico svedese, è tra i più importanti cineasti di tutti i tempi. È stato trionfatore nei principali festival europei. Vinse quattro premi Oscar nel 1983 con Fanny och Alexander – Fanny e Alexander, il Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes nel 1957  con Det sjunde inseglet – Il settimo sigillo, il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia nel 1959 con Ansiktet – Il Volto.   

Ingmar Bergman
Ingmar Bergman (archivio)

Bergman, fortemente radicato nella cultura teatrale e letteraria svedese, raggiunse la notorietà internazionale scrivendo e dirigendo opere di profonda introspezione psicologica, con senso del dramma, devastante tensione interiore e angoscia. Un viaggio nella psiche umana, indagata attraverso il filtro della sua esistenza. Sviluppò argomenti complessi: la morte, la fede religiosa, la solitudine, interrogandosi sul loro significato profondo. In sintesi, l’irrequietezza dell’uomo contemporaneo con i suoi dubbi e angosce. I temi universali dell’esistenza umana, il conflitto generazionale, il silenzio di Dio, l’incomunicabilità tra le persone, la percezione della morte e della malattia, la crisi della famiglia e delle relazioni di coppia, le pulsioni celate dietro la maschera della persona.  

Nella sua autobiografia, pubblicata nel 1987, così descrisse se stesso: «In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l’enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà»  Scelse per le realizzazioni dei film un gruppo di fedeli attori, tra gli altri, Bibi Andersson, Liv Ullmann, Ingrid Thulin, Gunnar Bjornstrad, Erland Josephson e Max von Sydow.

Ingmar Bergman e Liv Ulman (archivio)

Ernst Ingmar Bergman nasce a Uppsala il 14 luglio 1918 da un pastore luterano, Erik, e da Karin Akerblom, proveniente da una famiglia benestante. Ingmar, secondo di tre figli, (Dag, maggiore di quattro anni, e Margareta, minore di quattro anni), trascorre l’infanzia seguendo gli spostamenti del padre nelle case parrocchiali di vari paesini e viene educato secondo i concetti luterani di peccato, confessione, punizione, perdono e grazia, temi ricorrenti nella sua filmografia.

La severa educazione di Erik influì sulla personalità di Ingmar. La madre scrive Ingmar <aveva un eccessivo carico di lavoro, era tesissima, non riusciva a dormire, faceva uso di forti sedativi, che avevano effetti collaterali quali l’irrequietezza e l’ansia>. Il disagio vissuto in famiglia comporta per Ingmar i dubbi esistenziali e l’incessante ricerca di un Dio che rappresenti l’amore vero e non soltanto dei ripetuti riti. Nei momenti di dubbio e di dolore rinnega Dio e lo offende, tuttavia non cessa di sperare che Dio, attraverso il suo amore misericordioso, conduca l’uomo alla salvezza dell’anima. In tre opere, il regista descrive la figura di suo padre: Fanny e Alexander (1982), Con le migliori intenzioni (1992) e Conversazioni private (1996).

Bergman conosceva la differenza tra sesso e amore e fu sempre diffidente verso l’amore libero, inteso come pratica ludica. Sosteneva che l’unica vita capace di regalare soddisfazione è quella improntata alla ricerca di un amore puro e completo.

Nel 1936, all’età di 18 anni, lascia la famiglia e parte per Stoccolma, per vivere in piena libertà. Frequenta gli studi superiori e, assolto il servizio militare, si iscrive all’Università di Stoccolma per frequentare un corso di storia della letteratura. Tuttavia, attratto dal teatro e dal cinema, preferisce occuparsi di teatro studentesco; scrive drammi e dirige una compagnia filodrammatica presso la stessa università. Il suo primo incarico nel 1940, come aiuto regista presso il Teatro reale dell’opera.

Ingmar Bergman (archivio)

Scrive incessantemente, producendo dodici drammi e un’opera lirica. La morte di Kasper, uno dei suoi drammi, viene messo in scena nel 1942 e ad assistere allo spettacolo vi sono il neodirettore della Svensk Filmindustri, Carl Anders Dymling, e Stina Bergman, vedova del drammaturgo Hjalmar Bergman, responsabile della sezione manoscritti che, colpita dalla rappresentazione, lo convoca il giorno seguente e lo assume con uno stipendio di cinquecento corone al mese.

Nel 1944 uno dei suoi scritti viene letto dal regista Gustaf Molander, che insiste per ricavarne un film. Viene girato Hets (Spasimo), storia di un professore severo e opprimente con i suoi allievi. Spasimo vincerà un premio nel 1946 durante il primo Festival di Cannes del Secondo Dopoguerra. Il produttore indipendente Lorens Marmsted commissiona a Bergman diversi film tratti da opere teatrali, dove prevale la tematica del disagio e la fuga dalla realtà.

Nel 1953, Bergman dirige Monica e il desiderio, che verrà considerato un film-scandalo, a causa della insolente sensualità dell’attrice Harriet Andersson. L’attrice era appena ventenne e Bergman le si legherà sentimentalmente e la vorrà in nove film. La Andersson diventerà una delle sue attrici preferite. Nel 1955 realizza una commedia Sogni di donna, ma anche il film che lo rende famoso in tutta Europa, Sorrisi di una notte d’estate, opera raffinata tra la commedia e il dramma che venne premiato a Cannes per il suo “umorismo poetico”.

Tra il 1956 e il 1959 avviene la sua consacrazione internazionale. Nel 1956 Bergman termina il suo film più conosciuto Il settimo sigillo e così lo definirà: <è un film disuguale cui tengo molto perché girato con mezzi poverissimi, facendo appello alla vitalità e all’amore. Nel bosco notturno dove viene bruciata la strega si intravedono tra gli alberi le finestre delle case di Råsunda>.

Il settimo sigillo (archivio)

Nella sua autobiografia A magic Lantern, pubblicata in Svezia nel 1987 e in Italia da Garzanti con la traduzione di Fulvio Ferrari, Bergman scrive: <A poco a poco, invecchiando mi sono accorto di una semplice verità: io continuo a vivere la mia infanzia>. Nella biografia Ingmar si descrive bambino sensibile, di carattere difficile, che si ribella alle regole, dotato di una particolarissima fantasia. Racconta ad un suo compagno di scuola una grossa bugia. Dice d’essere stato venduto dai suoi genitori a un circo.

Ricorda le severe punizioni anche corporali inflitte da suo padre. Un ruolo importante è quello della nonna materna, Anna Akerblom che vive in una casa di campagna, dove avvengono le feste natalizie con i parenti, in particolare ricorda lo zio Carl e soprattutto il magnifico regalo di un proiettore cinematografico, in realtà destinato a suo fratello Dag e che lui baratterà con un esercito di soldatini di stagno. Ingmar Bergman racconta di vicende private e professionali.

Tra gli episodi, la grave accusa di evasione fiscale, che lo ferì moltissimo, per cui si trasferì in Germania, dove continuò a svolgere il suo lavoro, finché, prosciolto dall’accusa, rivelatasi del tutto infondata, rientrò in Svezia.

Sono le donne e la loro psicologia ad attrarre particolarmente il regista. Racconta degli incontri con le celebrità: Greta Garbo, Ingrid Bergam, e soprattutto le sue compagne di vita. Liv Ullmann,Eva Dahlbeck, Harriet Andersson, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, fra le più famose. Bergman ebbe una vita sentimentale intensa, si sposò cinque volte ed ebbe nove figli. Nel 1943 sposò Else Fischer, ballerina e coreografa che gli darà una figlia, la futura scrittrice Lena. Conobbe Ellen Lundström, anche lei ballerina e coreografa, con la quale avviò una relazione; quando lei rimase incinta, decise di divorziare per sposarla. Da Ellen ebbe quattro figli. Nel 1946 Bergman ed Ellen andarono a vivere a Göteborg.

Ingmar Bergman
Ingmar Bergman (archivio)

Durante l’estate del 1949, mentre stava girando gli esterni a Helsingborg di Verso la gioia, il regista conobbe la giornalista Gun Hagberg, con la quale iniziò una relazione che continuò al ritorno in sede. Nel 1950 ottenne il divorzio da Ellen; nel frattempo Gun era rimasta incinta ed era andata ad abitare da lui. Bergman si trovò così a dover mantenere due mogli e cinque figli.

Nel 1951 sposò Gun Grut, che diventò così la sua terza moglie. Verso la fine degli anni cinquanta conobbe la pianista Käbi Laretei, che nel 1959 divenne la sua quarta moglie. Nel 1964 si innamorò dell’attrice Liv Ullmann: dalla loro relazione nacque nel 1966 una figlia, Linn Ullmann. Bergman lasciò la moglie e andò a vivere con Liv e la figlia, finché nel 1969 divorziò da Käbi Laretei.

Il regista nel 1971 sposò Ingrid Karlebo von Rosen. Nel 1995 la moglie Ingrid morì: fu per Bergman un duro colpo. Il dolore per la perdita lo fece cadere in uno stato di depressione; il regista, che nel frattempo era tornato a vivere in patria, si ritirò nell’isoletta di Fårö, nel Mar Baltico, dove condusse una vita solitaria fino alla morte. Trovò parziale conforto dal fatto che tutti i suoi figli erano diventati attori, quasi tutti teatrali.

Eva, una delle sue figlie, che gli è rimasta accanto fino alla morte, afferma  che < il 30 luglio 2007, nell’isola di Faro, nel mar Baltico, Ingmar Bergman è morto in pace, lui che ha convissuto sempre con tante paure e preoccupazioni>. L’ultimo lavoro di Bergman è Scene da un matrimonio (Scener ur ett äktenskap), una miniserie televisiva svedese trasmessa nel 1973, fu successivamente ridotta per il cinema.

Di Judith Maffeis Sala

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