NOUVELLE VAGUE. I registi che inventarono il cinema d’autore

NOUVELLE VAGUE. I registi che inventarono il cinema d’autore
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La Nouvelle Vague (Nuova Ondata) è un importante movimento cinematografico francese nato alla fine degli anni cinquanta, che dura pochi anni, ma che influenzerà il modo di fare cinema. In quel periodo una serie di autori indipendenti vogliono sperimentare tecniche nuove, avvicinandosi a un pubblico più giovane e “catturare lo splendore del vero” (Jean-Luc Godard).

François Truffaut che insieme ad amici e colleghi ne è stato il fondatore così afferma: <<La Nouvelle Vague non è né un movimento né un gruppo, ma un concetto di quantità. E’ una denominazione collettiva inventata dalla stampa per indicare i nomi dei cinquanta nuovi registi emersi in soli due anni in un campo professionale in cui in precedenza non si accettavano più di tre o quattro nuovi nomi all’anno >> (in Cahiers du Cinéma, décembre 1962, 138).

Nouvelle Vague
François Truffaut

La generazione post-bellica esige un cinema in grado di rispecchiare quel periodo, pertanto i giovani cineasti, condividendo gli stessi valori, si trovano in sincronia con loro. I temi diventato intimisti e sono trattati con audacia e introspezione e con profonde rivoluzioni tecniche e narrative. Il cinema non è più solo semplice intrattenimento, ma deve esprimere la personalità del regista che lo gira.

Questi giovani registi hanno in comune d’essere stati collaboratori della prestigiosa rivista cinematografica Cahiers du cinéma, fondata nell’aprile 1951. Nel 1954, François Truffaut firma un articolo intitolato <<Una certa tendenza del cinema francese>> citando appunto l’esigenza di cambiare modo di fare il cinema. Questo articolo è considerato il manifesto del movimento cinematografico originato dagli ex-redattori dei Cahiers passati alla regia, detto appunto Nouvelle Vague.

Dalle pagine dei Cahiers, Truffaut ed i suoi colleghi, si erano fatti difensori e promotori della così detta politica degli autori: il regista è il solo autore del film e l’unico responsabile della sua riuscita. I film sono quindi le diverse tappe della creatività del regista, e ne svelano lo stile e la poetica. La critica virava dal “cosa” il film racconta al “come” lo racconta. Questo dibattito che infiammerà le pagine dei Cahiers, fu inaugurato da un articolo di François Truffaut: Ali Babà e la politica degli autoriTruffaut scelse di proposito un film ritenuto minore, Ali Babà  et les Quarantes voleurs (1954) di Jaques Becker, proprio per dimostrare che lo stile di un regista va considerato al di là del singolo film: “Non ci sono opere, ci sono solo autori”, afferma Truffaut citando Giraudoux.

Il parere del regista francese contemporaneo Olivier Assayas anch’egli collaboratore di Cahiers du Cinéma: <<La Nouvelle Vague non ha inventato, ma ha teorizzato e propagato la libertà artistica dei registi, definendo la possibilità per un cineasta di essere libero, quanto uno scrittore, aggirando l’industria, facendo film con meno soldi, ma più respiro e reinventando l’arte cinematografica. Questo ha lasciato un’eredità  a livello internazionale. E i registi di tutto il mondo si sono sentiti tenuti a prendere una posizione, e a fare un cinema diverso. Cosa rimane oggi della Nouvelle Vague? Tutto, direi. Io non farei film o farei film molto diversi se la Nouvelle Vague non ci fosse stata.>> (intervista di Eugenio De Bartolis, pubblicata il 25 ottobre 2019 su L’Opinione delle libertà).

I primi registi a riconoscersi nel movimento della Nouvelle Vague sono, con François Truffaut (1932-1984), Jean-Luc Godard (1930), Jacques Rivette (1928-2016), Claude Chabrol (1930-2010), Eric Rohmer (1920-2010). Si tratta di un gruppo di amici che avevano in comune una conoscenza profonda di centinaia di film, la stesura di molti articoli, i dibattiti nella Cinémathèque Française (fondata nel 1936 da Henri Langlois e George Franju). Nella sede della Cinémathèque Française vengono proiettati film di grandi cineasti europei allora incompresi. Per i giovani cinefili della Nouvelle Vague l’apprendistato alla regia è recensire i film degli altri, come fossero propri e collaborare nei Cahiers du Cinéma. Nel periodo di collaborazione con i Cahiers, i registi fondatori della Nouvelle Vague  girano i primi cortometraggi, successivamente realizzeranno i lungometraggi ritenuti ancora oggi innovativi e capolavori.

Nouvelle Vague
Jean-Luc Godar

Il cinema d’autore: introspettivo con pochi mezzi, canovaccio, esterni, amici e camera a mano

I film dei registi che si riconoscono in questa Nuova ondata vengono girati alla luce naturale del giorno, con canovacci, il fermo immagine, per strada o negli appartamenti degli stessi registi, con attori poco noti, spesso amici. Le riprese son realizzate con una camera a mano, accompagnata da una troupe tecnica essenziale. Molte delle opere produssero guadagni notevoli e portarono alla fama attori quali:  Jean-Paul BelmondoJean-Claude BrialyAnna KarinaJeanne Moreau e molti altri.

Citiamo alcune opere che riscuotono attenzione e successo di pubblico e critica. Claude Chabrol fonda nel 1958, insieme a Jacques Rivette una casa di produzione cinematografica, nello stesso anno partecipa alla nascita della Nouvelle Vague ed esordisce con il film Le beau Serge. È il primo dei film della Nouvelle Vague premiato ad un Festival internazionale (Locarno 1958). Segue I cugini (1959) che vince l’Orso d’oro a Berlino. il 1960 è il periodo d’oro della Nuova Ondata: Truffaut gira l’iconico I 400 colpi  (premio miglior regista al Festival di Cannes). Il film, molto autobiografico, racconta di Antoine Doinel, le sue disavventure scolastiche, una vita infelice e il riformatorio. Proprio come Doinel anche Truffaut, nato da padre sconosciuto, è stato curato da un infermiere, finché la madre non si è sposata e il marito ha registrato il bimbo come suo.

I 400 colpi

Seguono altri cult dei diversi registi: Hiroshima mon amour (1959) di Alain Resnais e Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle, 1960) di Jean-Luc Godard considerato il film manifesto. È il ritratto di un giovane delinquente, cinico e romantico. Il successo del film e il suo basso costo spronano il regista a proseguire con la realizzazione di nuovi film. Godart che prosegue la tradizione della Nuova Ondata affronta il tema politico dell’indipendenza algerina dalla Francia, la guerra terroristica, la libertà individuale, avvicinandosi al marxismo verso la metà degli anni ’60.

Nouvelle Vague
Fino all’ultimo respiro

Jacques Rivette inizia nel 1958 le riprese del film Parigi ci appartiene che ultima due anni dopo. È il suo primo lungometraggio a basso costo e di riflessione esistenziale. Eric Rohmer (pseudonimo di Maurice Schérer), nelle sue opere sottolinea l’introspezione del sentimento ed in particolar modo analizza la psiche dei protagonisti: La fornaia di Monceau (1962), La carriera di Suzanne (1963).

Nei primi anni ’60 la Nouvelle Vague diventata fin troppo popolare. Vede quindi diminuire il successo del pubblico che l’accusa di essere diventata commerciale. Da ciò consegue che durante tutto il decennio del 1960 il cinema francese ritorna alle vecchie produzioni. I registi della Nuova Ondata proseguono per strade diverse continuando a firmare il cinema d’autore, focalizzandosi sulle proprie e diverse esigenze personali.

Di Lucilla Continenza e Judith Maffeis Sala

ildogville.it

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