MACARIO: innocente, candida e surreale comicità del ‘900

ERMINIO MACARIO (Torino, 27 maggio 1902 – Torino, 26 marzo 1980) tra i grandi comici italiani, attore, autore, regista, produttore, è fra i maggiori protagonisti dello spettacolo italiano del 900, nel teatro, nel cinema e per la televisione.
Erminio Macario, una maschera clownesca, un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati, la camminata ciondolante, le battute in dialetto torinese, è l’interprete di una comicità dal candore surreale. Petrolini nel 1934 gli suggerisce di togliersi il naso finto e il parrucchino, evidenziando il famoso ricciolo sulla fronte e lo rassicura: <<Hai un viso che vale un milione.>> La formula vincente di Macario è quella di circondarsi di un sipario di ballerine. Le sue “donnine”, sono donne belle, con lunghe gambe, che lo affiancano sulla ribalta seminude, in una nuvola di cipria.

Molte di loro diventeranno attrici famose: Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate.
Erminio Macario nasce in una modesta soffitta a Torino il 27 maggio 1902 da Giovanni e da Albertina Berti, ultimo figlio dopo Ester, Maria e Felicina. Erminio trascorre infanzia e adolescenza nel popolare quartiere torinese di Porta Palazzo. Il padre emigra negli Stati Uniti per fornire all’umile famiglia maggiore sostentamento economico, ma dopo poco tempo muore. Tutti i componenti della famiglia lavorano per contribuire al necessario.
Erminio fin da ragazzino ama il teatro, partecipa e si esibisce nella filodrammatica dell’oratorio salesiano. All’età di sedici anni, dopo aver provato ad applicarsi e ad abbandonare diversi mestieri, consegue un anno di apprendistato alla FIAT, spostandosi nei diversi settori, ma il richiamo della recitazione è forte e a 18 anni entra in una compagnia Scavalcamontagne, così definite nel piemontese le piccole formazioni che davano spettacolo durante le fiere di paese.
In un contesto avventuroso affronta ogni genere teatrale: il dramma popolare, l’opera in versi, la farsa. Vuole diventare attore drammatico. Con la Compagnia Balli e Pantomine, a Belgioioso in provincia di Pavia, Macario recita nel 1921 nel teatro di prosa e nel 1924 in quello del varietà. Poi si esibisce al Teatro Romano di Torino con le riviste Sei solo stasera e Senza complimenti. Nel 1924 è a Milano con Il Pupo giallo e Vengo con questa mia, poi Tam-tam e Arcobaleno.
Nel 1925 Macario viene notato da Isa Bluette, nome d’arte di Teresa Ferrero (1898-1939) che lo scrittura nella sua compagnia come comico grottesco. Si attribuisce a Macario per la Bluette l’introduzione della “passerella”, un corridoio che dal palco scende verso il pubblico per suscitare negli spettatori emozione ed entusiasmo. Macario con Isa Bluette si esibisce a Torino con la sua prima rivista La valigia delle Indie di Ripp & Bel Ami (pseudonimi rispettivamente di Luigi Miaglia e di Francini Anacleto). Rimane con Isa Bluette per quattro anni e nel 1929 firma come autore la sua prima rivista, Paese che vai, in collaborazione con Enrico M.Chiappa.

E’ un periodo felice per Macario; conosce Maria Giuliano, ballerina del Teatro Regio, che diventa presto sua moglie e sarà coreografa di un gran numero di riviste da lui allestite. Un matrimonio di breve durata, ma una collaborazione professionale durata oltre vent’anni. Sono per Macario anni di maturazione professionale, fino alla grande crisi del 1929 che investe anche il mondo dello spettacolo. Macario nella sua città natale si dedica al teatro dialettale. Nel 1930 fonda la sua Compagnia, con sede al Teatro Maffei, portando in scena Pelle di ricambio, Follie d’America, Piroscafo giallo e tanti altri. Nel 1935 Macario produce Mondo allegro di Ripp & Bel Ami con la soubrette Hilda Springher e venti bellissime ballerine austriache. Fino al 1965 compie dei tour in tutta Italia, con la sua compagnia, è attento ad evitare facili volgarità, rivolgendosi ad un pubblico variegato, inclusi i bambini.
Dal 1937 presenta ogni anno una nuova rivista, con nuove attrici bellissime, in sostituzione delle ballerine, rinnovando il genere. Nel ventennio ’50 -’70 propone spettacoli di prosa, fra i più ricordati, Il coniglio di Novelli, Ditegli sempre di sì di Eduardo e le indimenticabili Pautasso Antonio, esperto di matrimonio, Carlin Cerutti il sarto per tutti e Due sul pianerottolo di Amendola e Corbucci, portate in scena tra il ’73 e il ’76.
Nel 1938, quando Macario ha 36 anni si innamora della sedicenne Giulia Dardanelli. Vorrebbe sposarla, ma non può ancora, in quanto la legge sullo scioglimento del matrimonio in Italia viene approvata il 1 dicembre 1970. I due convoleranno a nozze a Parigi nel 1951, e prima di questa data nascono Alberto, il primogenito nel 1943, che diventerà pittore, artista visivo, attore e scrittore e Mauro, nel 1947, che diventerà regista, poeta, scrittore, nonché biografo del padre.
Nel 1937 Macario scrittura Wanda Osiris (1905-1994, Anna Menzio) e insieme creano un binomio leggendario, un sodalizio sino al 1942. Per lei Macario nel 1938 con lo spettacolo Follie d’America inventa la famosissima discesa dalle scale cosparsa di petali di rosa.

Per tutto il periodo degli anni Quaranta Macario ottiene successo in teatro: Amleto che ne dici? (1944), Febbre azzurra (1944-1945), Follie d’Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Oklabama (1949) e La bisbetica domata (1950). Nel 1951 è in Francia a rappresentare Votate per Venere, con protagonista Nory Morgan (1921-2006, Aldina Tasso). Dopo il record di incassi raggiunto nel 1953 con Made in Italy, al Teatro Alfieri in coppia con Wanda Osiris e Tutte donne meno io (1955, Macario unico maschio circondato da quaranta donne), si dedica alla commedia musicale. Mette in scena L’uomo si conquista la domenica (1955), Non sparate alla cicogna (1957) di Ruggero Maccari e Mario Amendola, E tu biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958) di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi.
Dalla Commedia Musicale ai film
Precisiamo che Erminio Macario è l’interprete del film comico Aria di paese, girato nel 1933 con la regia di Eugenio De Liguoro, autore anche della sceneggiatura scritta a quattro mani con Macario. In pieno periodo fascista, la pellicola racconta di disoccupati, sconfitti e antieroi, atto coraggioso per il comico torinese.
Nel 1939, Macario è il protagonista del film comico Imputato alzatevi, diretto da Mario Mattoli. Macario veste i panni dello sventurato Cipriano Duval, un italiano che lavora a Parigi in una clinica pediatrica. Viene accusato di omicidio e il suo avvocato lo rende così popolare che, dopo l’assoluzione, viene scritturato da un teatro per rappresentare il dramma da lui vissuto. Nella carriera fatta di televisione e cinema, ricordiamo l’unica interpretazione drammatica di Macario nel 1957 con Nino Taranto ed Enzo Tortora in Italia piccola con la regia di Mario Soldati.
Dal 1959 al 1963, Macario recita con il Principe della risata Totò in sei film, La cambiale (1959), Totò di notte n.1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963), Totò sexy (1963). Totò soffre di problemi di vista e esprime il desiderio di avere come “spalla” il fidato amico Macario.

Ritorno al teatro e la trasposizione televisiva
Negli anni settanta Macario riscuote grande successo con una rivisitazione del famoso testo piemontese Le miserie ‘d Monssù Travet di Vittorio Bersezio messo in scena allo Stabile di Torino.
Si dedica alla trasposizione televisiva di alcune sue commedie di successo: Achille Ciabotto medico condotto (1971-1972), Carlin Ceruti sarto per tutti (1974), il film Il piatto piange (1974 di Paolo Nuzzi) e Due sul pianerottolo (1975-1976), diretto da Mario Amendola, tratto dall’omonimo spettacolo teatrale, sempre interpretato da Macario e con la torinese Rita Pavone.
Con gli Show televisivi del sabato sera su Rai1: Macario Uno, Due e Macario Più, diretti da Vito Molinari e realizzati per festeggiare i cinquanta anni di spettacolo di Macario, all’età di 76 anni, si registrano 22 milioni di audience e un gradimento fra l’80 e il 90 per cento.
L’addio del grande Macario
Macario vorrebbe un suo teatro a Torino e denominarlo La Bomboniera. Pensa di inaugurarlo nel 1977 con una rivisitazione della commedia Il medico per forza di Molière, ma le lungaggini burocratiche glielo impediscono. Anziano, durante l’ultima replica della sua ultima opera Oplà, giochiamo insieme viene colto da un malessere sintomo di un tumore. Macario muore in una clinica torinese il 26 marzo 1980, all’età di 77 anni, assistito fino all’ultimo dalla moglie Giulia Dardanelli. Riposa al cimitero monumentale di Torino.
Di Judith Maffeis Sala