ALIDA VALLI. Lo sguardo intenso del cinema italiano

ALIDA VALLI (31 maggio 1921-Pola, 22 aprile 2006 -Roma), pseudonimo di Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg è stata una delle più famose e affascinanti attrici del cinema italiano, dal viso angelico e lo sguardo che bucava lo schermo. È ricordata come attrice storica del cinema dei Telefoni Bianchi.
Con una voce dal timbro invitante, bassa e musicale, canta la canzone più trasmessa negli anni 1942-1945 dall’EIAR (la Rai di allora) << Ma l’amore no, l’amore mio non può…>>. Il testo della canzone, divenuta celeberrima, è di Giovanni D’Anzi e Michele Galdieri, composta nel 1942 per il film Stasera niente di nuovo, diretto da Mario Mattoli (1898-1980), in cui Alida Valli la canta ed è bellissima protagonista. Nel corso di una carriera durata sessant’anni, Alida Valli era definita <<la fidanzata d’Italia>>.
Claudio Carabba nel suo <<Il cinema nel ventennio nero>> la descrive <<dolce Alida, giovinetta languida. I capelli lisci e spioventi sulla guancia destra, rialzati sopra l’orecchio sinistro con o senza fiore.>> Così le donne copiano Alida, per essere belle e affascinanti.

Giuseppe Bertolucci la vuole nel suo primo film Berlinguer ti voglio bene, mentre Bernardo la sceglie anche per il film Novecento e afferma che Alida <<è sguardo perforante, uno dei tre/quattro sguardi più belli del mondo.>>
Il film che la rende sublime è però Senso (1954) di Luchino Visconti, in cui si rivela una grandissima attrice nei panni della contessa Livia Serpieri, perdutamente innamorata del tenente austriaco Franz Mahler. Per questo amore la contessa, pur favorevole alla causa italiana (Venezia, 1866, terza guerra d’indipendenza) tradisce il marito, il cugino e la patria. Il finale è amaro e doloroso.
Alida Valli: dai Telefoni Bianchi a Bertolucci
Alida Maria Laura von Altenburger baronessa di Marckenstein e Frauenberg nasce a Pola il 31 maggio 1921 (a quel periodo Pola nell’Istria è italiana) da madre istriana, la pianista Silvia Obrekar e da padre trentino, professore di filosofia e critico musicale, il barone Gino Altemburger von Marckenstein und Frauenberg, appartenente ad una nobile famiglia di origini tirolesi. Da Pola la famiglia si trasferisce a Como. In seguito si trasferiscono a Roma dove Alida completa i suoi studi.
Alida Valli è il volto sognante che interpreta commedie e musicals che raccontano un’Italia ricca e felice. Debutta nel 1935 nel film di Mario Camerini Il cappello a tre punte. Poi, a quindici anni, nel 1936, recita nel film I due sergenti, con la regia di Enrico Guazzoni, regista e pittore italiano. In quel periodo frequenta i corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia e il regista affida a lei e alle sue compagne di corso i ruoli delle sei commesse dell’emporio.
In quell’anno il cognome di Alida è quello registrato all’anagrafe. Dal 1935 al 1940 gira quindici film, interpretando ruoli da protagonista (Il feroce Saladino, 1937 di Mario Bonnard, dove per la priva volta usa il suo nome d’arte. Sono stato io!, 1937 di Raffaello Matarazzo. L’amor mio non muore..,1938 di Peppino Amato. Mille lire al mese, 1938 di Max Neufeuld. Con Neufeuld la Valli raggiunge la popolarità, la dirige in sei film in cui interpreta il ruolo della giovane dinamica e sbarazzina. (La casa del peccato, 1938, Ballo al castello e Assenza ingiustificata nel 1939. Taverna rossa e La prima donna che passa nel 1940). Ancora nel 1940, interpreta Manon Lescaut di Carmine Gallone. Ore 9: lezione di chimica, nel 1941 di Mario Mattoli).
Nel 1941, Mario Soldati le affida un intenso ruolo drammatico nella parte di Luisa in Piccolo mondo antico, tratto dal romanzo di Fogazzaro. Per la sua interpretazione, Alida Valli riceve al Festival di Venezia un premio speciale, concesso dal conte Giuseppe Volpi, come migliore attrice italiana dell’anno.

Nello stesso anno, il tenente pilota Carlo Cugnasca, del 155° Gruppo Caccia, fidanzato di Alida Valli, muore in combattimento a Tobruk in Libia (1940-1943, Campagna del Nordafrica, durante la seconda guerra mondiale). Malgrado il grave lutto, nel 1942 Alida Valli con Rossano Brazzi e Fosco Giachetti interpreta il film Noi vivi, diretto da Goffredo Alessandrini, prima parte dell’adattamento dell’omonimo romanzo scritto da Ayn Rand. Presentato alla mostra del cinema di Venezia nel 1942, il film ottiene il Premio della Biennale. A causa della sua durata di circa quattro ore, viene poi commercializzato dalla Scalera in due film separati: Noi vivi e Addio Kira!
Entrambe le pellicole vengono osteggiate e contrastate. Il personaggio maschile che risulta umano, onesto e generoso è quello del commissario del popolo comunista. Pertanto, il Regime fascista decide il blocco del film, impone il ritiro della distribuzione e la distruzione delle copie. Nonostante ciò, i due film riscuotono un notevole successo di pubblico e commerciale, superando l’incasso di venti milioni di lire. Nel 1943 la Valli rifiuta di recitare nei film di propaganda fascista.
Nel 1944, Alida Valli sposa negli Stati Uniti l’artista e compositore triestino Oscar De Mejo (1911-1992), autore di musiche per il cinema, con il quale avrà due figli, Carlo, anch’egli attore e Larry che diventerà musicista di jazz. La coppia divorzia dopo otto anni. L’attrice vince nel 1947 il Nastro d’argento come miglior attrice protagonista per il film Eugenia Grandet, tratto dall’omonimo romanzo di Honoré de Balzac e diretto da Mario Soldati.
Ancora nel 1947, firma un contratto con Hollywood e partecipa ad alcuni film negli Stati Uniti. Tra i più noti, The Paradine case (1947, Il caso Paradine) di Alfred Hitchcock e The third man (1949, Il terzo uomo, Gran Prix al 3° Festival di Cannes) con Orson Welles e Joseph Cotten di Carol Reed, pellicole in cui l’affascinante attrice italiana impersona donne sentimentalmente tormentate. Accanto a Frank Sinatra la Valli recita nel film The miracle of the bells (1948, Il miracolo delle campane, con la regia di Irving Pichel), tratto dal romanzo di Russel Janney. Nel 1951 rientra in Italia e nel 1954 Luchino Visconti la sceglie come interprete del capolavoro Senso.

Nello stesso anno scoppia il caso Montesi. L’attrice è sentimentalmente legata al musicista Piero Piccioni, figlio del ministro degli esteri Attilio Piccioni. L’11 aprile del 1953 il cadavere di Wilma Montesi, 21 anni, una bella ragazza romana, viene trovato sulla spiaggia di Torvajanica, vicino Roma. I giornali scandalistici scrivono che la ragazza potrebbe essere morta per overdose, dopo una festa in una villa nella quale aveva preso parte anche il musicista Piccioni. Il caso diventa un affare politico, scatenando una grande faida mediatico-politica per la conquista del potere interno alla DC.
Il caso si trascinerà per quattro anni, fino al 27 maggio 1957, quando il Tribunale di Venezia manderà assolti con formula piena gli imputati tra cui Piccioni. Il caso resta ancora un mistero.
Alida Valli, in questo periodo rimane assente dagli impegni cinematografici fino al 1957, richiesta da Michelangelo Antonioni per il film Il grido. Cupo melodramma, viene selezionato fra i 100 film italiani da salvare. Vince il Nastro d’argento per la migliore fotografia, il Gran Premio della Critica al decimo Festival di Locarno 1957, il Premio della Critica di Bruxelles.
La fama della Valli come grande attrice drammatica si consolida definitivamente sotto la direzione di grandi registi: Gillo Pontecorvo (La grande strada azzurra, 1957), Franco Brusati (Il disordine, 1962), Pier Paolo Pasolini (Edipo Re, 1967), Valerio Zurlini (La prima notte di quiete, 1972, accanto ad Alain Delon), Mario Bava (Lisa e il diavolo, 1972), Bernardo Bertolucci (Strategia del ragno, 1970 e nel colossal Novecento del 1976).
Con Giuseppe Bertolucci (1947-2012) fratello minore di Bernardo, nel 1977 partecipa al primo film interpretato da Roberto Benigni, Berlinguer ti voglio bene. Con Dario Argento, interpreta l’insegnate Miss Tanner, dell’Accademia di danza classica di Friburgo, nel film Suspiria (1977). In Inferno sempre di Argento, del 1980, Alida è Carol, la portinaia del palazzo newyorchese di proprietà di Mater Tenebrarum. Tra gli ultimi film Il lungo silenzio di Margarethe von Trotta (1993) e nel 1999 Il dolce rumore della vita di G. Bertolucci.

Negli anni della maturità nel 1980 è protagonista nello sceneggiato televisivo L’eredità della priora di Anton Giulio Majano. Riceve il Gamajun International Award nel 1990, il David di Donatello alla carriera nel 1991, (precedentemente, nel 1982, riceve il David per La caduta degli angeli ribelli di M.T.Giordana) e il Leone d’oro alla carriera nel 1997 al Festival di Venezia. Nel 2008 le viene anche intitolata una sala cinematografica a Pola sua città natale.
Alida Valli aveva già esordito a teatro nel 1956 e negli ultimi anni interpreta fra l’altro Lulu di F. Wedekind, La venexiana, Improvvisamente l’estate scorsa di T. Williams, Così è (se vi pare) e Questa sera si recita a soggetto di L. Pirandello. La sua ultima apparizione sul palcoscenico è del 1988 in Città morta di G. D’Annunzio con la regia di Aldo Trionfo.

L’attrice muore a Roma, il 22 aprile 2006, sostenuta soltanto dalla pensione della Legge Bacchelli. Il sindaco di Roma, Veltroni, le riconosce il suo pubblico e personale cordoglio, facendo celebrare in Campidoglio i funerali solenni e la commemorazione con le alte cariche dello stato. Viene tumulata nel cimitero del Verano.
Nel 2020 il regista Mimmo Verdesca realizza un film documentario sulla sua vita, Alida, il primo realizzato su di lei, prodotto da Kublai Film e Venice Film, in associazione con Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Cinema. Attraverso le lettere e i diari di Alida, le fotografie, le riprese private di famiglia, le interviste ai figli, il regista racconta la storia di Alida e viene presentato alla Festa del Cinema di Roma, il 23 ottobre. La voce narrante nel film è quella di Giovanna Mezzogiorno.
Di Judith Maffeis Sala