RaiPlay ricorda MONICELLI a 10 anni dalla scomparsa

MONICELLI viene ricordato a dieci anni dalla scomparsa da RaiPay con sette film, un’opera e un documentario. Vengono trasmessi capolavori della Commedia all’Italiana: I soliti ignoti, L’armata Brancaleone, Un eroe dei nostri tempi, Signore e signori, buonanotte, I nuovi mostri, Risate di Gioia, Le due vite di Mattia Pascal, episodio 1 e episodio 2, Gianni Schicchi, Maestro di che!
Monicelli a dieci anni dalla morte suscita ancora sconcerto e al contempo ammirazione per come ha deciso di andarsene. Si trovava a Roma, ricoverato per una brutta malattia all’ospedale San Giovanni dell’Addolorata. Affermava: <<Così, piano, piano, questo vecchio non fa più niente, rimane in poltrona, non si muove più e diventa vecchio e rincoglionito.>> Goliardico e cinico, non avrebbe accettato di spegnersi lentamente nella necessità. Nel silenzio e nel buio della sera spalanca la finestra e si getta nel vuoto. Monicelli se n’è andato a 95 anni; qualche mese prima affermava:<<Non essendo credente non ho paura di morire.>>
Mario Monicelli: toscano lucido, burbero, arguto e socialista
Mario Monicelli aveva iniziato la sua carriera insieme a Steno (Stefano Vanzina) con i film di Totò. Monicelli ribadiva la sua matrice creativa comica. Aveva scelto un giovane Nicola Piovani per la colonna sonora de Il Marchese del Grillo, pur disponendo di giganti come Rota, Morricone, Rustichelli. A lavorazioni ultimate, Monicelli disse a Piovani: <<Non sei contento di esserti scrollato di dosso la fama di musicista mortaccino?>>. A Monicelli piacevano le battute come quella di Petrolini: <<Arriva l’olio santo? Allora sono fritto.>> Pretendeva che nei titoli fosse scritto “regia di” e non “un film di”.
Gli avevano chiesto un giudizio su Ingmar Bergman e aveva risposto: <<Un grande regista di pellicole odiose. Racconta in maniera magistrale una società miserabile, depravata. Si specchia nell’alta borghesia del Nord Europa ed è del tutto priva di pietà sociale.>> Monicelli, che di Mussolini “pensava tutto il male possibile”, ammise: <<E’ stato l’inventore del cinema italiano, aveva imparato dai sovietici l’importanza della propaganda per immagini>>.
Duro, burbero, ateo e socialista, Monicelli ottiene numerosi premi e riconoscimenti europei. Il regista, nato a Roma il 16 maggio 1915, si era trasferito a Viareggio durante l’adolescenza e si riconosceva nello spirito goliardico del toscanaccio, che poi esternò in Amici miei, uno dei suoi film più iconici. Simbolo della grande commedia all’italiana, Monicelli ci ha donato autentici capolavori: I compagni, Guardie e ladri, Il Marchese del Grillo, I soliti ignoti, La grande guerra, L’armata Brancaleone, La ragazza con la pistola, Grandi e piccole guerre, Risate amare, Cari fottutissimi amici (del 1994 con Paolo Villaggio, Oscar d’argento al Festival di Berlino). Questi quattro film ricevono il David di Donatello: Amici miei, Un borghese piccolo piccolo, Speriamo che sia femmina, Il male oscuro.
Negli ultimi anni di vita Monicelli si esprime con malinconia e disaffezione verso l’Italia: << Si parla sempre di classe politica, ma non è la classe politica che va spazzata via: è la classedirigente, ovvero i grandi dell’istruzione, della medicina, dell’editoria, i giornalisti, i padroni dei giornali. È quella che ha portato l’Italia dove ci troviamo. La generazione è bacata, morta, vuole solo divertirsi, non lavorare. Ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo e non è una cosa semplice.>>
Di Judith Maffeis Sala