GIANRICO TEDESCHI, decano della recitazione, ci lascia a 100 anni

GIANRICO TEDESCHI. La notizia è arrivata ieri sera, via web. Ci lascia a 100 anni uno degli ultimi leoni della recitazione, Gianrico Tedeschi.
L’attore milanese, se ne è andato nella sua casa in provincia di Novara, sul lago d’Orta. Attore di teatro, cinema e sceneggiati televisivi degli anni d’oro della Rai, famoso e stimato doppiatore era anche noto al grande pubblico per aver girato pubblicità televisive prestando il volto espressivo e la voce calda e dalla dizione perfetta, soprattutto in Carosello sipario pre-serale della televisione pubblica.
Classe 1920, Tedeschi aveva vissuto gli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale ed aveva scoperto l’amore per la recitazione internato nei campi di concentramento di Beniaminovo, Sandbostel e Wietzendorf. Tornato dalla guerra in Grecia, si era rifiutato di aderire alla repubblica di Salò fondata da Mussolini dopo l’armistizio del 1943.
Milanese vero, di quelli di una volta, che li riconosci subito: dall’aspetto signorile, raffinato, discreto e garbato, Tedeschi ha lavorato con i più grandi. Debutta in teatro nel 1947 con Giorgio Strehler, dopo aver studiato in Accademia a Roma. Viene diretto anche da Antonello Falqui, Garinei e Giovannini, Giuseppe Patroni Griffi, Luca Ronconi. Al cinema lavora con importanti registi: Mario Monicelli, Steno, Giuliano Salce, Roberto Rossellini, Luchino Visconti, i più grandi.
Nel corso degli anni ’50 e ’60, quando la televisione si stava sempre più affermando, e la Rai ambiva a intrattenere facendo conoscere i grandi classici, e educando un popolo chiuso nella propria identità regionale e ancora semianalfabeta, Tedeschi è tra i protagonisti di grandi sceneggiati molto amati dal pubblico.
Il suo grande amore restava il teatro e Tedeschi il palco non lo ha mai abbandonato. La sua ultima apparizione risale infatti al 2016, in Dipartita finale per la regia di Franco Branciaroli. Negli anni della maturità ha lavorato, tra gli altri, anche con il premio UBU2019 Massimo Popolizio e con Sergio Rubini.
Di Lucilla Continenza