BUIO. Donne forti e volitive che sopravvivono

Buio è una storia che parla di sopravvivenza e di forza; parla di donne che sopravvivono
Realizzato con il contributo del POR FESR Piemonte 2014-2020 e con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte, Buio è prodotto dalla Courier Film, con la produzione esecutiva della Redibis Film. Il film è stato presentato al Roma Film Festival e al Tallinn Black Nights Film Festival a fine 2019. Ha vinto il Premio Raffaella Fioretta per il Cinema Italiano ad Alice nella Città 2019. Nel 2020 è stato presentato in concorso al Festival Univercinè Italien di Nantes, dove ha vinto il Prix des Lycéens. Ora è disponibile in streaming a noleggio sul sito di Mymovies.
Tre Sorelle
Buio, opera prima di Emanuela Rossi, segue le vicende delle tre sorelle Stella (Denise Tantucci), Luce (Gaia Bocci) e Aria (Olimpia Tosatto). Le giovani, che hanno perso la madre, vivono segregate e barricate in casa al buio. Questo perché fuori, a causa di un’eruzione solare, che ha ucciso quasi tutta la popolazione, il mondo è contaminato e pericoloso. Il padre (Valerio Binasco), coperto di tuta termica e munito di maschera antigas, è l’unico ad uscire durante il giorno, per procacciarsi il cibo con cui sfamare le figlie. Al rientro, ogni sera, racconta loro della situazione apocalittica che impervia per le strade. All’interno della casa, invece, le ragazze sono costrette a vivere un’esistenza claustrofobica e misera, tra umori altalenanti e periodi di crescita. Una sera, tuttavia, il padre non torna e Stella, completa di protezioni ed elmo, per far sopravvivere le sorelline, decide di uscire nel mondo a cercare il cibo.
Buio è un thriller apocalittico dai risvolti psicologici e introspettivi. La maggior parte della storia è ambientata tra le mura della casa delle ragazze. Questa abitazione è soffocante, ricorda il luogo di un delitto, cosparsa di teli di plastica, ma anche un rifugio post-apocalittico con le sue finestre sbarrate da assi di legno. La luce, sotto ogni sua forma, è un miraggio, un ricordo. Il buio è il padrone delle stanze e le poche, piccole lampade al neon riecheggiano queste sensazioni asfissianti e drammatiche. Le giovani, che vivono di privazioni, sono sciupate, magre, pallide. Ricordano i soggetti rappresentati nelle fotografie di Diane Arbus. Eppure hanno una grande forza, dettata dalla speranza. Vogliono vivere, conoscere il mondo e ricordare chi erano prima dell’Apocalisse.

Una storia sulla via della guarigione
La pellicola procede per capitoli correlati da titoli e illustrazioni emblematiche dell’artista Nicoletta Ceccoli. Procede a piccoli passi, come un bimbo che impara a camminare, per uscire dall’oscurità che permane sullo schermo e nella vita delle giovani, fino ad incontrare la luce.
Il ritmo è lento, così come lo sono le giornate delle protagoniste. La storia, vista soprattutto dal punto di vista della sorella maggiore Stella, alterna momenti di lucidità a momenti onirici. Il tutto concorre alla comprensione della vicenda, soprattutto per quanto riguarda il loro passato. Nonostante questo incedere calmo, la pellicola presenta momenti di suspense e di tensione. Questo soprattutto nel rapporto col padre che è un uomo burbero e violento.
Il rapporto padre-figlie è uno dei temi del film. Si tratta del rapporto vittima-carnefice. L’uomo ha segregato le figlie e le fa vivere in un costante stato di terrore verso la vita. Le denigra, ne abusa e le mette sempre in situazioni d’inferiorità così da sentirsi più potente. La situazione cambia quando la vittima prende coscienza della propria forza e si ribella, come fa Stella. Messa nella situazione di dover proteggere le sorelline più piccole, diventa disposta a tutto pur di riuscirci. Da qui nasce il cambiamento, la rottura sia psicologica che filmica. Il buio si trasforma in luce e così cambia anche il mondo.
Buio affronta anche un altro tema attraverso la questione dell’Apocalisse. Mostra un paesaggio distrutto, desolato, scialbo, desaturato e ci mette in guardia. Non serve un’eruzione solare per distruggerci, bastiamo noi stessi. Tuttavia, la salvezza del Pianeta dipende sempre da noi distruttori/salvatori.
Per concludere
Buio è un’opera prima che non ha paura di rischiare. Il film non è privo di difetti: in alcuni punti si dilata troppo, in altri è fin troppo onirico; eppure tormenta lo spettatore, così come afflitte sono le tre protagoniste.
Emanuela Rossi affronta temi pesanti e lo fa con mano ferma, con un preciso obiettivo e una forte lucidità filmica e narrativa. Ci parla della forza femminile di lottare, ci parla della volontà di uscire da situazioni di sottomissione e ci mette in guardia da noi stessi. La protagonista Denise Tantucci dona un’interpretazione intensa. Il suo sguardo penetra l’occhio della macchina da presa fino allo spettatore e lo coinvolge.
Di Teresa Gallo