VIA COL VENTO. L’epopea di un film “sconveniente” e fin troppo popolare

VIA COL VENTO (Gone with the Wind), diretto da Victor Fleming nel 1939, interpretato da stelle di Hollywood quali Vivien Leigh, Leslie Howard, Olivia de Havilland e Clark Gable, viene prima provvisoriamente tolto dal Catalogo della nuova società di streaming HBO Max, fondata il 27 maggio, in quanto considerato un film razzista verso gli americani di colore. Ora sarà invece riproposto, viste le numerose polemiche, con la prefazione e l’analisi di uno studioso afroamericano.

Il film, ambientato negli Stati Uniti meridionali, durante la guerra di secessione e la successiva epoca di ricostruzione, è un adattamento cinematografico del romanzo di Margaret Mitchell. A David O. Selznich, produttore e sceneggiatore, va il merito che il film sia considerato un capolavoro per i tempi in cui venne girato. Nel 1936 Selznich con la Selznich National Pictures produsse Via col Vento, il kolossal in technicolor che gli costò circa 4 milioni di dollari, ma ne incassò più di 3 miliardi.
Il lungometraggio a colori venne accolto bene dalla maggior parte della critica cinematografica, per le ricostruzioni storiche e per le ambientazioni. Parte della critica invece accusò il film d’appoggiare esplicitamente la causa sudista. La vera polemica che sta impazzando sui social arriva però qualche giorno fa dopo l’uccisione di George Floyd, afroamericano, da parte della violenta e condannabile azione di un poliziotto bianco. Un omicidio che ha scoperchiato i pregiudizi razziali dei bianchi americani.
Via col vento e l’America della discriminazione razziale
Il film è di fatto espressione della cultura segregazionista americana della prima metà del Novecento, ai tempi culturalmente accettata negli States del Sud. Il biglietto della Prima, al Loew’s Grand di Atlanta, il 15 dicembre 1939, costò addirittura 10 dollari, anziché i 50 cent dell’epoca. La serata ottenne un grande successo e una risonanza mediatica immensa. Nella città arrivarono circa un milione di persone per assistere al film. Via col Vento si aggiudicò 8 premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura non originale, miglior attrice (Leigh) e migliore attrice non protagonista (Hattie McDaniel, prima afroamericana premiata con un Oscar che non però non partecipò alla premiazione, ma ritirò solo il premio, a causa delle leggi di segregazione razziale che in alcune zone d’america non permettevano ai neri di stare in luoghi pubblici con i caucasici).

Nel film, Mami (McDaniel), la serva domestica nera, considera i suoi padroni persone buone e nobili che reagiscono all’aggressione degli Stati del Nord e diffida delle altre persone di colore, alle quali si rivolge con espressioni razziste.
Il ripensamento di HBO Max
Il portavoce della HBO Max ha prima evidenziato che Via col vento costituisce un prodotto del suo tempo e raffigura alcuni dei pregiudizi etnici e razziali che purtroppo sono ancora vivi nella società americana, per poi raddrizzare il tiro. La decisione della HBO Max di togliere Via col Vento dal loro catalogo era stata presa dopo che il Los Angeles Times aveva pubblicato un editoriale di John Ridley, scrittore, attore, regista e sceneggiatore, che ha sollecitato la HBO Max a mettere al bando la storica pellicola colpevole di perpetuare stereotipi razziali e di glorificare una società fondata sull’orrore della schiavitù.
John Ridley è il premiato sceneggiatore di 12 anni schiavo. Il film narra il vero dramma del talentuoso e apprezzato violinista di colore Solomon Northup che visse libero a New York, ma che nel 1841, prima della guerra di secessione, venne drogato, imprigionato, frustato, privato dei documenti che certificavano la sua libertà per essere trasportato in Louisiana e messo in schiavitù per 12 anni.
Libri, film ed altre espressioni d’arte sono sempre da contestualizzare al periodo in cui sono nati e Via col vento non fa eccezione, ricostruendo la storia americana secondo il termometro politico e sociale del 1939. Sta poi al singolo individuo essere in grado di muoversi nel tempo e nello spazio con la consapevolezza che si è figli dell’epoca in cui si vive.
Di Lucrezia Palma