STALIN. Il Cinema del Realismo Socialista degli anni ’30

STALIN e il Realismo Socialista. Dopo la morte di Lenin nel 1924, Stalin (1878-1953) è il nuovo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Mantiene la linea politica di Lenin fino agli inizi degli anni ’30, quando l’esigenza di accentrare il potere si fa sempre più pressante. Nel mondo occidentale e soprattutto nella Germania nazista, lo spettro di Marx deve essere infatti annientato per salvare i poteri borghesi diventati imperialismi o dittature.
Stalin trasforma il suo potere in una vera e propria dittatura comunista consapevole che tra gli obiettivi principali dell’occidente imperialista e soprattutto nazista c’è proprio quello di sopprimere i valori del comunismo. A metà degli anni ’30 iniziano le purghe, con cui Stalin argina e elimina tutti i possibili contestatori al regime. Nasce il vero culto del dittatore comunista con tutti i mezzi di propaganda possibili. Di questi, il cinema è il più importante e innovativo. Non a caso la prima scuola del cinema al mondo nasce proprio in URSS in questi anni.

Il Cinema di Stalin: il contesto storico
Il cinema per Stalin è un metodo di propaganda molto potente per educare e indirizzare le masse ai valori del socialismo. Stalin è tra i primi a capire il potere del cinema sonoro, che nasce nel 1927, ma che in URSS arriva nei primi anni ’30.
Stalin che adora il cinema ricopre quindi il ruolo di grande produttore. Assume e manda via in base alle sue esigenze i cineasti. Controlla personalmente il processo di produzione delle pellicole più significative, legge i copioni e supervisiona tutti i film.
In questi anni il dissenso viene represso, anche con i Gulag, campi di lavoro in regioni desolate. Stalin fa uccidere gran parte dei dirigenti, oppositori, comunisti e intellettuali che lui vede come avversari e oppositori, decimando membri del partito e dell’Armata Rossa.
Il realismo socialista
Con Stalin si diffonde nelle arti, la corrente chiamata Realismo Socialista. Lo scopo è quello di avvicinare l’espressione artistica alla cultura delle classi proletarie e celebrare il progresso socialista. Per Lenin il cinema è l’arte più importante, mentre per Stalin è l’arte più di massa. Nel Realismo Socialista si parla soprattutto di lotta di classe, di storia del movimento operaio, e della vita quotidiana dei lavoratori. I nemici da combattere, anche con l’arte e il cinema, sono l’individualismo e i valori della borghesia europea capitalista e razzista.
Negli anni ’30 le avanguardie (astrattismo, futurismo, simbolismo) vengono sostituite a favore di espressioni che mirano alla semplicità e alla essenzialità del messaggio. Se inizialmente nel realismo socialista si cerca di evidenziare anche le criticità del comunismo, col tempo Stalin, sull’onda degli eventi storici del periodo, tende sempre più a rendere il Realismo Socialista uno strumento di mera propaganda politica.
La società migliore
Il film manifesto di questo periodo è Čapaev (1934), dei “fratelli” Vasil’ev indicato da Stalin come guida al Congresso dei cineasti del 1935. Si rivolge a modelli storici del passato, in questo caso la guerra civile, evitando l’analisi della società sovietica contemporanea, come tutta la produzione di maggior rilievo, che va a cercare i modelli comunisti anche in periodi storici lontani.

Con il trascorrere degli anni quando il secondo conflitto mondiale si sta sempre più avvicinando e il comunismo deve essere difeso a qualsiasi prezzo, contro il grande nemico nazifascista, l‘unico eroe possibile diventa Stalin e anche sullo schermo. L’ideale diventa la dicotomia, non più semplicemente tra il bene e il male, ma tra il bene e il meglio e il meglio è l’URSS di Stalin.
Il cinema è tra i primi, in quanto potente mezzo di comunicazione, a subire il regime. Vengono colpiti i registi dell’avanguardia colpevoli di realizzare opere troppo complesse per le masse.
Il regime impone infatti film che non facciano riflettere, con protagonisti eroi positivi che descrivono in maniera ottimista la vita del popolo russo. Sono film con un linguaggio vicino a quello di Hollywood. In America le sceneggiature passano attraverso la censura delle Major, in URSS invece attraverso la censura stalinista.
Nel 1930 viene infatti creata la Soyuzkino per supervisionare tutto il cinema, anche la distribuzione e l’esercizio dei film, con a capo Boris Sumjatskij. Dal 1932 nuove fabbriche producono il cinema sovietico, mentre viene ostacolato l’ingresso di film stranieri. Sumjatskij, prima di venire a sua volta arrestato e giustiziato, deve rispondere direttamente a Stalin, che possiede una sala di proiezione privata.
Nel cinema di Stalin nel corso degli anni ’30, i registi più interessanti sono Boris Barnet (Okraina, 1933) e soprattutto Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.
Ejzenstein e il cinema di Stalin degli anni ’30
Ejzenstejn può realizzare esclusivamente film riconducibili all’estetica dominante. Un esempio è Aleksandr Nevskij (1938) di propaganda antinazista, storia di un condottiero del passato in cui anche Stalin poteva identificarsi.
Ėjzenštejn in particolare usa la profondità di campo, che esalta al massimo i contrasti dentro la singola inquadratura che enfatizzano i significati simbolici. Ad esempio trasforma l’immagine popolare dello zar, che oscura Stalin stesso, e le sue idee rivoluzionarie, creando un forte contrasto tra il contenuto celebrativo della pellicola e le inquadrature, ottenendo una figura negativa, sola e crudele e minacciosa.
Il cinema di Aleksandrov
Ejzenstein viene affiancato e poi sostituito da Grigorij Aleksandrov, quando Stalin comincia a sostenere l’idea che il popolo preferisca un tipo di arte più allegra e non amata dal regista. Durante un viaggio di lavoro a Hollywood, per Stalin e con Ejzenstein, Aleksandrov aveva visto moltissimi musical e commedie, e aveva portato con sé in patria molte delle tecniche americane.
L’ordine diventa quello di “creare commedie per far sentir bene il popolo” e di promuovere la crescita dell’industria sovietica. Nel 1934 arriva infatti sul grande schermo il film Vesyolye Rebyata (Allegri ragazzi), incentrato sul vivere, almeno in apparenza, spensierato della classe operaia dell’URSS. È un film apprezzato anche all’estero, soprattutto da Chaplin.

La colonna sonora del film diventa anche una hit conosciuta e cantata in tutta l’Unione Sovietica. Cominciano quindi a diffondersi i musical, in cui le immagini comunicano allegria e felicità di essere sovietici.
Cirk (1936), di Aleksandrov, è una delle commedie musicali più famose dell’epoca. Il film parla della fratellanza di tutti i popoli riuniti nell’Unione Sovietica, che combattono il razzismo (caratteristica tipica della società americana). Nel film i sovietici accolgono fra le loro braccia una povera ragazza americana, interpretata dalla famosa attrice Ljubov’ Orlova, e si riuniscono alla fine in un coro di amicizia e di uguaglianza.

Un altro film stalinista famoso è Lenin in ottobre del 1937, diretto da Michail Romm e Dmitrij Vasil’ev che narra l’attività politica di Lenin durante la rivoluzione d’ottobre del 1917. Nella pellicola Stalin viene rappresentato come fedele e scrupoloso prosecutore dell’operato di Lenin, cosa non vera, in contrapposizione ad altri dirigenti bolscevichi, Trockij tra tutti.
I film con attori che interpretano Stalin quale protagonista
Nella Russia di Stalin vengono anche girati diversi film proprio su Stalin e sulla sua persona, con attori molto somiglianti, anche nella mimica al dittatore. Cosa che non accade al contrario nel nazismo e nel fascismo. Nel 1938, Michael Gelovani interpreta infatti per la prima volta Stalin nel film Velikoe zarevo di Michail Čiaureli, e diventa l’interprete ufficiale di Stalin sul grande schermo, continuando a rappresentarlo fino alla sua morte. Gelovani interpreterà Stalin nella maggior parte dei film dove è importante mitizzare attraverso il racconto storico gli anni della rivoluzione comunista “giusta e liberatrice e che agisce per il bene del popolo“.
Di Lucilla Continenza
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