ALBERTO SORDI. L’artista dell’intimità culturale italiana

ALBERTO SORDI, artista indimenticabile, è stato sindaco di Roma per un giorno, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ha ricevuto la Medaglia d’Oro ai benemeriti della Cultura e dell’Arte (alla memoria), la Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie della Comunicazione ed oltre 60 tra nomination e riconoscimenti. Affettuosamente chiamato L’Albertone nazionale si è fatto amare da tutti. Sordi ha voluto essere ed è stato specchio dell’intimità culturale cinica e servile dell’ italiano attraverso la potente arma della recitazione.
Sordi è infatti l’interprete di personaggi spesso negativi ma realistici, interessati soltanto a benefici e privilegi individuali. Ancor oggi il pubblico apprezza i suoi film, memorizza e ripete alcune sue proverbiali battute, diventate un classico della commedia all’italiana.
Alberto Sordi: biografia
Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno 1920 a Trastevere, ultimogenito di Pietro Sordi, professore di musica e strumentista, titolare della tuba contrabbassa dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma. La sua tanto amata madre si chiama Maria Righetti ed è maestra elementare.
Gli altri figli componenti della famiglia Sordi sono: la primogenita Savina (1911-1972), poi Giuseppe (1915-1990) e Aurelia (1917-2014). Alberto Sordi ha sempre vissuto con le sorelle Savina e Aurelia. Il fratello Giuseppe, ingegnere, si è preso cura degli affari di Alberto, insieme alla storica segretaria Annunziata Sgreccia.
Attore, comico, doppiatore, cantante, compositore, sceneggiatore, regista, Sordi in 50 anni di carriera ha partecipato ad oltre 200 produzioni cinematografiche. Prima ancora, da giovanissimo studia canto lirico esibendosi sulla scena operistica. Nel 1936 incide un disco di fiabe per bambini con la Fonit e con il ricavato parte per Milano e si iscrive al corso di recitazione dell’Accademia Filodrammatici. Viene però espulso dopo poche settimane a causa della sua caratteristica inflessione dialettale romanesca.

Sordi rientra a Roma nel 1937. Trova lavoro a Cinecittà, come comparsa nel film Scipione l’Africano. Vince il concorso indetto dalla MGM per doppiare la voce di Olivier Hardy, Ollio, insieme a Mauro Zambuto che presta la voce a Stan Laurel. Il direttore della MGM classifica il timbro di voce di Sordi caldo e pastoso e lo scrittura subito. Come doppiatore Sordi lavora fino al 1956, dando voce, oltre ai numerosi film di Stanlio e Ollio ad attori stranieri e agli italiani Franco Fabrizi e Marcello Mastroianni nel film Domenica d’agosto del 1950. Il suo ultimo doppiaggio è nel film I pinguini ci guardano, diretto da Guido Leoni nel 1956, nelle scene, gli animali presenti parlano con le voci di famosi attori.
Sordi debutta nella stagione 1938-1939, come ballerino di fila, nel teatro di rivista della Compagnia di Guido Riccioli e Nanda Primavera con lo spettacolo Ma in campagna è un’altra…rosa. Gli viene poi assegnato il ruolo di maggiordomo nello sketch di Benini e Gori, scritto apposta per lui.
Chiamato alle armi, nel 1940 è nella banda musicale del Regno Esercito, tuttavia prosegue nella sua carriera artistica sul palcoscenico, in riviste musicali. L’ultima sua apparizione è con Wanda Osiris.

Sordi lavora anche in radio e nel 1946 acquisisce notorietà con la satira dei personaggi de I compagnucci della parrocchietta. Piace a Vittorio De Sica che gli propone la trasposizione cinematografica in Mamma mia, che impressione del 1951, con la regia di Roberto Savarese. Il soggetto è a cura di Sordi che scrive la sceneggiatura sotto la supervisione di Cesare Zavattini.
Sordi partecipa ad alcuni programmi radiofonici presentati da Corrado Mantoni, dove ottiene successo. Crea personaggi: il signor Dice, il Conte Claro e Mario Pio. Alla radio Sordi, nel 1947, dedica un omaggio con il film Il vento m’ha cantato una canzone, diretto da Camillo Mastrocinque. L’ultima esperienza radiofonica è Il teatrino di Alberto Sordi, in onda tra il 1952 e il 1953.
Gli anni ’50 e la grande popolarità
Alberto Sordi raggiunge la polarità sul grande schermo con Lo sceicco bianco, diretto da Federico Fellini nel 1952. Maggior successo Sordi ottiene poi impersonando l’infantile Alberto ne I Vitelloni diretto ancora da Fellini nel 1953. Si tratta di uno dei capolavori indiscussi del cinema italiano. Nella provincia sonnolenta, vengono chiamati vitelloni quei giovani uomini, oziosi, irresponsabili, figli di mamma, dediti a piccoli divertimenti, ma divorati da una grande noia. La sceneggiatura è firmata da un nome come Ennio Flaiano e Tullio Pinelli.

Il successo di Sordi prosegue poi con film diretti da Steno: Un giorno in pretura (1953), Un americano a Roma (1954), Piccola posta (1955). In queste pellicole Sordi impersona il ruolo del giovane vigliacco, scansafatiche, indolente che è una grottesca caricatura al contempo realistica del peggio dell’italiano medio. Un americano a Roma è il primo film degli anni cinquanta in cui Sordi è protagonista, con un rilevante incasso di spettatori. Nando Mericoni, indimenticabile protagonista, è “romano de Roma” e in quanto tale parla in romanesco, ma dopo la seconda guerra mondiale e l’arrivo della cultura di massa americana ha il mito degli USA. Il film ironizza sul potere consumistico dei modelli americani italiani facendone una divertente parodia. Resta ancora famosa la scena in cui Sordi vestito da americano si tuffa su un piatto di italianissimi spaghetti: “Maccarone, m’hai provocato! e mò me te magno!“

Sordi non trascura le sue origini musicali e nel 1956 realizza la commedia Mi permette, babbo!, narrante le vicende di uno studente di canto, viziato e presuntuoso, mantenuto dal suocero (Aldo Fabrizi) che aspira a diventare cantante lirico. Prendono parte al film noti cantanti lirici dell’epoca.
Alberto Sordi e la Commedia all’italiana
E’ con la Commedia all’italiana che Sordi conquista il pubblico. Propone personaggi negativi, molto realistici, esclusivamente interessati a benefici e privilegi individuali, prepotenti con i deboli e servili con i potenti. Spesso Sordi collabora al soggetto e alla sceneggiatura dei film interpretati, 190 circa e a quelli da lui diretti. Esempio significativo è l’interpretazione del maestro Ubaldo Impallato nel film Bravissimo, diretto da Luigi Filippo D’Amico, nel 1955, in cui l’insegnante scoprendo che un suo allievo è prodigioso nel canto lirico, lo sfrutta per ottenere riconoscimenti e ricchezze.
Sordi diventa Bepi il tipico maschio italiano piacione in Venezia la luna e tu, diretto da Dino Risi nel 1958. Il gondoliere scapolo, impenitente che continuerà, anche dopo il matrimonio con la bellissima e contesa da Toni, (Nino Manfredi) Nina (Marisa Allasio) a voler sedurre le belle turiste straniere.

Lo sguardo ironico, sornione e distaccato di Risi dirige Alberto Sordi ne Il vedovo nel 1959. Sordi diventa Alberto, un parvenu romano, spiantato, privo di senso negli affari. Indimenticabile è l’interpretazione di Franca Valeri, Elvira, sua moglie, una ricca affarista milanese, fredda e cinica. Il finale noir che prende spunto da un fatto di cronaca dell’epoca è reso grottesco da Risi.
Sordi diventa poi Agostino, l’irreprensibile, ottuso e cavilloso segretario generale dell’Organizzazione per la Moralità Pubblica, che si rileva un losco individuo coinvolto nella tratta delle bianche, nel cult del cinema italiano Il moralista diretto da Vittorio Bianchi nel 1959.
Dalla Commedia all’italiana a ruoli di amara ironia
Nel film La grande guerra di Mario Monicelli nel 1959, l’artista dimostra le sue capacità d’interprete di ruoli drammatici. Oreste Jacovacci (Sordi) romano e Giovanni Busacca (Vittorio Gassman) milanese, due scansafatiche furbetti vengono reclutati al fronte, tentano di vivere da opportunisti ma alla fine moriranno da eroi. Questo film, definito un brillante affresco della condizione sociale durante quegli anni, è considerato uno dei capolavori della storia del cinema. Vincitore del Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia e nominato all’Oscar quale miglior pellicola straniera, si aggiudica tre David di Donatello e due Nastri d’argento. Resta fra i 100 film italiani da salvare.

Gli anni ’60 e la consapevolezza del nuovo italiano medio
In una commedia che fonde l’ironia al dramma, Alberto Sordi è il sottotenente Alberto Innocenzi nel film Tutti a casa, un altro capolavoro diretto da Luigi Comencini nel 1960. Il regista parte dal giorno 8 settembre 1943, quello dell’armistizio chiesto dal maresciallo d’Italia Badoglio, fino alla vigilia delle quattro giornate che liberano Napoli dai tedeschi. La guerra è finita, tutti a casa, risuona ovunque, ma in realtà gli alleati tedeschi sono diventati nemici, il Re e Badoglio sono fuggiti, le truppe senza ordini precisi sono allo sbando.
Il personaggio interpretato da Sordi ha dei principi che esplodono soltanto quando si rende conto d’essere rimasto solo. Reagisce unendosi ai partigiani, s’impadronisce di una mitragliatrice e inizia a sparare. Anche Tutti a casa è stato inserito, come opera simbolica, nei 100 film da salvare.

Diretto da Luigi Zampa nel 1960, Sordi interpreta, nel campione di incassi Il vigile, Otello Citelli, disoccupato con moglie e figlio che ottiene in modo opportunistico dal sindaco l’incarico di vigile motociclista. Questo film, ancora un’altra volta, è la rappresentazione di un malcostume politico e morale, di speculazioni, di ricatti. Sordi si conferma grande attore soprattutto nelle sequenze drammatiche.
Una vita difficile è poi una travolgente storia d’amore e non solo, diretta da Dino Risi nel 1961, in cui Sordi interpreta Silvio Magnozzi, romano, ex-partigiano, giornalista, inserito nella borghesia reazionaria. Coadiuvato dal genio scenografo Sonego, Risi assegna a Sordi, in un ritratto dell’Italia di quegli anni, un ruolo che dimostra la sua straordinaria capacità d’esprimere emozioni. Molto apprezzata è l’interpretazione di Lea Massari nel ruolo di Elena Pavinato, moglie di Magnozzi, angosciata ma innamorata.

Clamorosa è la infine la sequenza finale in cui Magnozzi, vendutosi al potere per denaro, ha uno scatto di dignità e si ribella all’umiliante condizione servile. Anche questo film, divertente, drammatico, profondo è inserito fra i 100 film italiani da salvare. Dino De Laurentis vince il David di Donatello come miglior produttore.
Nel film Il Boom, diretto da Vittorio De Sica con sceneggiatura di Zavattini, del 1963, Sordi è Giovanni Alberti che finge d’essere partecipe al miracolo economico, simulando benessere alla moglie Silvia (Gianna Maria Canale) e al suocero, unici ignari della verità che trasforma in tragedia la vita di Alberti. L’uomo è costretto a vendere illegalmente una cornea per pagare i debiti e riavere la moglie che lo aveva lasciato poiché non più benestante.
Il 1966 è l’anno d’ esordio alla regia di Sordi con Fumo di Londra, che però non riscuote una buona critica anche se l’artista vince il David come migliore attore. Dante Fontana, modesto antiquario di Perugia giunge in visita d’affari a Londra. L’antiquario è molto affascinato dagli inglesi e cerca di camuffare l’italianità vestendosi con bombetta, ombrello, fiore all’occhiello e taglio del vestito che però non sono sufficienti a trasformarlo. Fontana entra in contatto prima con la nobiltà inglese e poi con la gioventù fin troppo anticonformista.
Il medico della mutua è un commedia satirica di successo del 1968, diretto da Luigi Zampa ed interpretato da Sordi che collabora anche in questo caso alla sceneggiatura. Alla sua uscita il film suscita scalpore in quanto risulta essere un forte atto di Denuncia nei confronti di un Sistema Sanitario corrotto che incentiva furti, sprechi di denaro pubblico e clientelismi. Sordi guadagna il David di Donatello e il Globo d’Oro miglior attore protagonista. Pupella Maggio vince il Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista. Anche Il medico della mutua è selezionato tra i 100 film italiani da salvare.

Il seguito esce nelle sale nel 1969 col titolo Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue, diretto da Luciano Salce. Gradita al pubblico è la colonna sonora Samba fortuna di Piero Piccioni, ripresa nella Marcia di Esculapio nel seguito.
Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? È il titolo del film, diretto da Ettore Scola nel 1968, con sceneggiatura Scola e Age & Scarpelli, una commedia che con testo ironico e scanzonato si ispira liberamente al romanzo Cuore di Tenebra di Joseph Conrad. Di Salvio parte per l’Angola, nel periodo in cui imperversa la guerriglia, per ritrovare il cognato Oreste Sabatini, detto Titino, che da tre anni non fornisce sue notizie. Titino non ne fornisce perché in Angola si è ricostruito un’esistenza. È infatti diventato uno stregone di successo fra gli indigeni. Alla fine decide di rimanere in Angola. Il film è stato girato a Roma e in Angola, un territorio variegato con spiagge dell’Atlantico tropicale e il deserto sub-sahariano.
Alberto Sordi gli anni ’70 e la maturità artistica del disincantato
In una delle sue rare interpretazioni drammatiche, Alberto Sordi è Giuseppe Di Noi nel capolavoro Detenuto in attesa di giudizio, diretto da Nanni Loy nel 1971. Giuseppe Di Noi, geometra romano, dopo tanti anni di permanenza in Svezia per lavoro, decide di regalarsi una breve vacanza nella natia Italia, ma viene incarcerato senza motivo per un banale controllo alla frontiera.
Per la prima volta un’opera cinematografica svela l’arretratezza e la drammatica inadeguatezza dei sistemi giudiziario e carcerario dell’epoca. Sordi per questo indimenticabile ruolo viene premiato con l’Orso d’argento al Festival di Berlino.
Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata è un altro cult della cinematografia di Sordi che affronta con la solita verve comica la disperazione della migrazione italiana in Australia. Il film diretto sempre nel 1971, da Luigi Zampa, ha quale protagonista la splendida e tenebrosa Claudia Cardinale, prostituta analfabeta che si sposa per procura, spacciandosi per illibata, con Amedeo (Sordi) avendolo visto in foto bello alto e moro. Durante un lungo viaggio nella meravigliosa Australia con il vero Amedeo che Carmela crede essere l’amico di chi ha sposato, gli inganni dei due protagonisti vengono a galla. Il finale è a lieto fine.

Lo scopone scientifico di Comencini, del 1972, interpretato da Sordi e Silvana Mangano, con la partecipazione straordinaria di Bette Davis vorrebbe apparire un film apolitico, invece è un’effettiva critica politica, in quanto descrive la lotta di classe tra ricchi e poveri. Il David di Donatello va a Sordi, quale miglior attore protagonista e a Silvana Mangano, migliore attrice protagonista. Il Nastro d’Argento a Mario Carotenuto, miglior attore non protagonista.
Nel 1973 arriva uno dei film più famosi dell’artista romano, di cui è anche regista e sceneggiatore, Polvere di stelle con Monica Vitti al massimo della sua verve comica. Roma 1943, seconda guerra mondiale. La soubrette Dea Dani e il comico Mimmo Adami (coniugi), Sordi e Vitti, sono a capo di una compagnia d’avanspettacolo che sbarca il lunario alla meno peggio. Ottengono una scrittura e si recano per una tournèe in Abruzzo soltanto perché nessun altra compagnia vuole mettere a repentaglio la vita, in quei luoghi distrutti dalla guerra.
Dopo l’armistizio, gli uomini della compagnia vengono imprigionati dai fascisti, ma Dea, concedendosi a un federale, ne ottiene la liberazione. La nave che doveva portare la compagnia a Venezia, per esibirsi davanti ai fascisti viene dirottata da partigiani a Bari. In puglia ci sono gli americani che sempliciotti permettono alla compagnia di presentare il loro spettacolo Polvere di Stelle al famoso teatro Petruzzelli. Dea si innamora appassionatamente del soldato John. Con l’occupazione di Roma, è però permesso a grosse compagnie di varietà di raggiungere Bari.
L’innamorato americano di Dea non si fa più trovare. I due sono così costretti a tornarsene a Roma a elemosinare scritture vista la difficoltà di farsi apprezzare con l’avanspettacolo. Vivranno di rimpianti.
Sordi rileva Il vertice delle sue capacità interpretative in un altro capolavoro italiano Un borghese piccolo piccolo di Monicelli, del 1977, tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami. Nel film vince una lenta e feroce vendetta personale del protagonista, colpito dalla tragica e violenta morte del figlio, sulla giustizia e le istituzioni corrotte. Il film si aggiudica tra gli altri il David di Donatello al miglior attore e il David di Donatello al miglior regista. Sordi si distingue per la versatilità della recitazione. Da uomo servile diventa spietato e sofferto vendicatore solitario.
Alberto Sordi e i personaggi di Molière
Chi più di Sordi poteva rappresentare i personaggi così cinicamente umani di Molière come Alberto Sordi? Molière riveduto e corretto a misura di Sordi, nello scenario della Roma papalina, è il film del 1979 Il Malato immaginario diretto da Tonino Cervi. Con Sordi recita Laura Antonelli nel ruolo di Tonina, la moglie desiderosa di vederlo morto per ereditarne l’eredità. Ancora ispirato all’omonima opera di Molière del 1668, è poi il film L’avaro, diretto da Tonino Cervi nel 1989, con protagonista l’artista nei panni dello strozzino Arpagone. Antonelli è sempre protagonista nel ruolo di Frosina, la tenutaria del bordello che infine riuscirà a farsi sposare da Arpagone.

Dal Marchese del Grillo all’ultimo saluto
Il film che i critici hanno valutato come il raggiungimento della piena maturità artistica di Sordi è Il Marchese del Grillo del 1981 di Monicelli.
È un ritratto del cinismo in chiave ironica, cinica e farsesca del potere dell’aristocrazia romana. Nel 1809, nella Roma papalina il marchese Onofrio del Grillo, nobile romano alla corte di papa Pio VII, trascorre le sue giornate nell’ozio più completo. Il suo principale passatempo è fatto di scherzi e beffe a cui non risparmia nessuno. Il Sor Marchese ne esce sempre senza colpa e giudizio di chi predica bene e razzola male.

Nel 1983, durante il periodo di una crisi di creatività del cinema, Sordi gira e dirige uno dei suoi film ancora tra più famosi al grande pubblico, Il tassinaro, anche se poco amato dalla critica. Pietro Marchetti, un tassista romano, fa numerosi e interessanti incontri mentre è in servizio con la sua vettura “Zara 87”. Tra i tanti incontra Silvana Pampanini che egli ferisce scambiandola per Sylva Koscina, Giulio Andreotti e Federico Fellini, tutti recitano la parte di loro stessi nel film
Nel 1994 l’artista scrive, dirige e interpreta Nestore l’ultima corsa . È un film intimista, malinconico e commovente, non amato però particolarmente dalla critica. L’attore racconta dell’amore incondizionato tra un vetturino in pensione e il suo cavallo, che spera di salvare dalla mattanza. Sordi è il vecchio Gaetano che porterà prima il cavallo al mattatoio e poi andrà in casa di riposo. Quando il cavallo si ferma e punta i piedi per non entrare al mattatoio, Gaetano fugge portandosi via il suo compagno di lavoro e vita, ma non riuscirà comunque a salvarlo dalla mattanza finale.

Romanzo di un giovane povero è fra gli ultimi film girati da Scola. È il penultimo di Alberto Sordi e l’ultimo a cui ha preso parte l’attore romano Mario Carotenuto (1915-1995). Il dramma inizia coi toni di una commedia grottesca, prosegue come un noir e termina come un giallo atipico. Sordi, nel ruolo di un’anziano signore vessato dalla moglie che vuole assassinare, vince la Grolla d’Oro come migliore attore protagonista. Isabella Ferrari si aggiudica la Coppa Volpi a Venezia. Rolando Ravello interpreta il ruolo di un modesto professore disoccupato, accusato ingiustamente della morte della moglie dell’anziano signore.
L’ultimo film di Sordi è Incontri proibiti del 1998, con Valeria Marini e Franca Faldini, di cui è regista co-sceneggiatore e interprete. La commedia vorrebbe rappresentare un amore senile, movimentato, ma alla fine deludente. Presentato alla 55ma Mostra del Cinema di Venezia è stato riproposto nel 2002, con montaggio diverso, al Festival del Cinema ritrovato di Bologna e nelle sale cinematografiche con il titolo Sposami papà, revisione Ministero, ottobre 1998.
Ultime apparizioni televisive
Le ultime apparizioni televisive di Sordi sono: il 18 dicembre 2001 nel programma Porta a Porta a lui interamente dedicato, condotto da Bruno Vespa. Nel 2002 è ospite a Italiani nel mondo, condotto da Pippo Baudo. Al contrario della sua immagine pubblica estroversa, Sordi difende il riserbo sul suo privato. Non ha avuto figli, non si è mai sposato. Ha vissuto sempre a Roma e dal 1958, sino alla sua morte, in una villa a via Druso, all’interno del Parco Archeologico delle Terme di Caracalla.
L’artista è stato anche un benefattore per la costruzione dell’Università Campus Bio-Medico e del Centro Salute dell’Anziano. Questa e altre iniziative filantropiche sono tuttora amministrate dalla Fondazione Alberto Sordi.
Sordi muore la sera del 24 febbraio 2003 a 82 anni, nella sua casa. La salma viene esposta nella Sala delle Armi del Campidoglio, dove per due giorni accorre un’immensa folla. L’Albertone nazionale riposa nella tomba di famiglia presso il cimitero monumentale del Verano. Sulla lapide l’epitaffio “Sor Marchese, è l’ora” battuta ripresa dall’amato Il Marchese del Grillo.
La Rai gli ha dedicato un film, andato in onda qualche settimana fa, dal titolo Permette? Alberto Sordi, con Edoardo Pesce e per la regia di Luca Manfredi. Il film racconta degli inizi della gavetta di Sordi come attore ed è disponibile su RaiPlay.
Di Lucilla Continenza e Judith Maffeis Sala