L’HOTEL DEGLI AMORI SMARRITI. La confusione della generazione X

L’HOTEL DEGLI AMORI SMARRITI. La confusione della generazione X
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L’HOTEL DEGLI AMORI SMARRITI. Sarà nelle sale cinematografiche italiane il 20 febbraio, il film che ha fatto meritare a Chiara Mastroianni il Premio Miglior Interpretazione Un Certain Regard, al 72° Festival di Cannes. L’hotel degli amori smarriti, in francese Chambre 212, si avvale della regia di Christophe Honoré. È un lungometraggio molto particolare e molto interessante per come parla di sentimenti e di condizionamenti. Con Mastroianni, protagonista con un inconscio bilancio della sua vita e soprattutto del suo matrimonio, recitano Vincente Lacoste, Benjamin Biolay e la lanciatissima Camille Cottin. Il film si avvale della partecipazione straordinaria di una grande attrice francese, Carole Bouquet.

L’hotel degli amori smarriti: trama

Dopo  vent’anni di matrimonio, Richard (Biolay), un maturo pianista cinquantenne, scopre che l’amata moglie Maria (Mastroianni) lo ha sempre tradito. Maria decide quindi di trasferirsi per una notte nell’hotel di fronte, nella stanza 212, dove riflette sul suo matrimonio, amori passati e occasioni perdute. Durante la notte riceverà visite, evocate dalla sua memoria, con le quali rivivrà situazioni del passato che le faranno prendere decisioni importanti sul suo futuro e sul suo matrimonio.

L'hotel degli amori smarriti

Generazione X libertina e confusa

L’hotel degli amori smarriti parte dall’intimità di Maria, una splendida 45enne: alcune scene di nudo mostrano Mastroianni in ottima forma e da far invidia a una ragazzina. È un film che utilizza la magia del cinema per evocare in modo realistico i ricordi della protagonista, le persone che ha amato e che ha lasciato. È un’idea interessante: nella stanza in cui si è rifugiata la protagonista, confusa ma affermata professoressa universitaria, appaiono, in carne e ossa, persone della sua vita, che aveva rimosso.

L’evocazione più importante è quella del marito Richard quando aveva 25 anni (Lacoste) nel periodo in cui l’amore e il sesso erano scoperte meravigliose. Appare anche la matura amante di Richard che nell’assenza ha condizionato il rapporto della protagonista con il marito. È una affascinante insegnante di musica, con cui l’adolescente Richard aveva intrapreso una lunga relazione. Si chiama Irène Haffner ed è interpretata da una splendida, sconfitta e ancora innamorata Cottin. Non manca la coscienza evocata in Charles Aznavour, che rimprovera Maria per tutta la sua vita di tradimenti, vissuti con naturale leggerezza da una donna figlia della generazione dell’amore libero.

Nel film colpisce il ribaltamento degli stereotipi. Maria, pur legata al marito, è la vera libertina, e del tradimento più o meno occasionale non ne fa un dramma. La tragedia è vissuta invece dal marito che oltre a esserle stato sempre fedele, nel cuore sembra nascondere quell’unico amore giovanile: la sua matura insegnante di musica. Abuso di minore, ma il giovane era affascinato e consenziente e la donna innamorata.

In me stesso celo tanta facce, ma nessuna di queste si può dire contenta

Afferma il regista: “In me stesso celo tante facce, ma nessuna di queste si può dire contenta” Scriveva Shakespeare. Maria è come una stella che attrae a sé tutti i satelliti che le gravitano intorno e continuano a moltiplicarsi. (…) Facciamo finta che una donna Maria abbia provato a trovare la sua voce tra tutte le voci che la bloccano. Più Maria vorrebbe pensare alla sua vita, più la sua vita risulta essere piena di protagonisti che vogliono parlare per lei. (…) Maria è come una prigioniera di segnali più o meno insidiosi che lei deve interpretare”. La riflessione del regista, contestualizzata alla generazione dei quarantenni, è molto acuta nella sua affollata coesistenza di confusioni. È il risultato di un passato caotico e dalla sessualità vissuta più per noia che per passione, nonostante le convenzioni sociali. Maria è disarmante nel suo tenero e leggero cinismo.

L'hotel degli amori smarriti

La vita è fatta di incontri che vanno e vengono, di cambiamenti, di sentimenti che si esauriscono senza un apparente perché, di indole caratteriali diverse e di cui ci si innamora e poi disinnamora, di dipendenze e di autonomie. La protagonista avrà finalmente capito a chi appartiene il suo cuore e quale sia la sua vera vocazione? Oppure i sentimenti di Maria sono il semplice risultato del suo vissuto?

Il film è distribuito in Italia da Officine UBU fondata nel 2001 da Franco Zuliani che nel 2004 ha ricevuto il premio F.I.C.E.  (Federazione Italiana Cinema d’Essay).

Di Lucilla Continenza

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