IL LADRO DI GIORNI. Scamarcio “balordo”, ma padre amorevole

Il LADRO DI GIORNI è un film drammatico e che tocca il cuore, diretto da Guido Lombardi e interpretato da Riccardo Scamarcio, con Massimo Popolizio (premio UBU 2019) e il giovanissimo Augusto Zazzaro. Si tratta di un’ interpretazione matura e intensa di Scamarcio che abbandona definitivamente i panni del bello, per mettere quelli di un “balordo”, ma amorevole padre e che indirizza il figlio al coraggio.
Il soggetto del film ha vinto il Premio Solinas nel 2007, mentre il romanzo che narra questa vicenda è stato pubblicato da Feltrinelli nel 2019. Il film è un po’ in italiano e un po’ in pugliese. È stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019, e candidato al Premio Caligari 2019. Al Noir in Festival è stato finalista come miglior Noir dell’anno.
Il film è distribuito da Vision Distribution, prodotto da Indigo Film, Bronx Film e Rai Cinema. Esce nelle sale italiane domani, 6 febbraio 2020.
Il ladro di giorni: trama
La storia racconta il rapporto tra un padre e il figlio, appena adolescente, il sentimento reciproco che li lega, malgrado debbano affrontare e superare situazioni complesse, soprattutto per il padre, un malavitoso, dal cuore buono.
Salvo (Zazzaro) e suo padre Vincenzo (Scamarcio) vengono separati quando Salvo ha quattro anni. Sono insieme al mare. Vincenzo descrive al figlio l’emozione dei tuffi nell’acqua e il piccolo Salvo ne è affascinato. Vincenzo se ne va con due uomini e il piccolo Salvo non lo rivedrà più per molto tempo.
Trascorrono sette anni da quel giorno, Salvo non abita più nella casa in Puglia, la mamma è morta e “il padre” – dicono – “è stato portato in una scuola speciale, dove non può tornare a casa la sera”. Salvo viene accolto dalla zia Anna (Vanessa Scalera) e vive serenamente, in un’altra città, con un padre adottivo tedesco, frequentando con profitto la scuola e continuando ad allenarsi nel nuoto per arrivare a compiere i tuffi dalla piattaforma, in memoria del padre, che amava tuffarsi. Vincenzo riappare all’improvviso. È brutto, sporco, stanco e appena uscito dal carcere, ottenendo un permesso di pochi giorni per stare con il figlio e recuperare il rapporto, almeno così dice.

L’amore incondizionato tra padre e figlio
Salvo sale malvolentieri in auto con il padre per un misterioso viaggio verso Bari. Per il ragazzino questo viaggio fino in Puglia non è comprensibile. Salvo serve al padre come protezione, un gesto di egoismo, ma che per Vincenzo è anche un modo per ricostruire un legame con il figlio. Cosa che nel corso del film avverrà attraverso la capacità di Salvo di comprendere il padre nella sua imperfezione, ma di stimarne l’intelligenza e la coerenza morale.

Vincenzo è ancora un criminale, anzi, vuole anche vendicarsi di chi, a parer suo, fece in modo che la Polizia trovasse le prove per arrestare lui e i suoi amici complici. Vincenzo in Puglia ha infatti un vecchio amico (Popolizio) che lo aiuta in una situazione imprevista e che potrebbe costare al protagonista la vita. È lo stesso amico, con cui anni prima era finito in galera, a causa del tradimento di un conoscente e di cui Vincenzo si vuole appunto vendicare, dopo aver consegnato un carico di cocaina.

Durante questo viaggio, iniziato con riluttanza da Salvo e con rancore da Vincenzo, padre e figlio ritrovano i loro ricordi comuni e l’affetto di un tempo. Salvo ha ricevuto dagli zii buoni insegnamenti per un comportamento irreprensibile. Vincenzo ha dei trascorsi di delinquenza ma nei fatti dimostra di essere migliore di chi pecca di imprevedibilità, che è legata alla stupidità, (per stupida leggerezza un “ladro di giorni”).
Il ladro di giorni. Film che smuove molte corde rimosse
Il ladro di giorni è un film da vedere, nonostante si tratti principalmente di un viaggio di un padre e un figlio che si ritrovano. La sceneggiatura non è particolarmente complessa, nessun effetto speciale, ma il messaggio è molto toccante e interessante, e smuove corde che spesso vengono rimosse.
È un’ottima prova d’attore di Scamarcio, nel ruolo del balordo ma con intelligenza. Sorprendente è poi la recitazione del giovanissimo Zazzaro. Non esistono i buoni e i cattivi e il film ce lo mostra. La vita è fatta di vicende umane e scelte spesso determinate dall’ambiente, ma questo non è indice di mancanza di sensibilità. La moralità non sempre ha a che fare con la legalità, e l’amore non si rifà necessariamente ai valori borghesi, dove spesso si commettono gli abusi peggiori.

Salvo ritrova il padre nel momento in cui scopre che Vincenzo ha il suo nome e quello della madre morta, tatuati. Il nome di Salvo è dietro al collo, perché per il padre il figlio lo proteggerà sempre. Cosa questa che tocca profondamente il cuore del ragazzino.
Vincenzo insegna a Salvo a diventare un piccolo uomo. “Un uomo non è cattivo; è coraggioso”: spiega il padre al figlio.
Di Lucilla Continenza e Judith Maffeis Sala