SKIANTO. Timi porta un colorato flusso di coscienza al Parenti di Milano

SKIANTO. Filippo Timi fa tappa al Franco Parenti di Milano, fino ad oggi 2 febbraio con il suo Skianto, un tripudio di colori, ricordi e sorrisi, anche beffardi, verso una vita da diverso, ma anche di orgoglio gay. Lo spettacolo scritto e diretto da Timi è interpretato interamente dall’artista, accompagnato dal musicista Salvatore Langella. Si tratta di una produzione del Franco Parenti, del 2014, in coproduzione con il Teatro Stabile dell’Umbria. È uno spettacolo che Timi rappresenta sempre con notevole successo.
La sala Grande del teatro meneghino era infatti gremita di pubblico in adorazione dell’attore che se un tempo al cinema e in TV interpretava ruoli da maschio alfa, oggi è considerato un’icona gay, e Timi lo sottolinea spesso nello sfarzo e con i glitter di Skianto.
Skianto: inno alla vita nonostante l’handicap e la “diversità“
Lo spettacolo dell’attore umbro, (lingua umbra che lui usa nella rappresentazione), che sul palco è sgargiante e con lo stesso caschetto di quando era pattinatore sul ghiaccio nei primi anni ’90, esplora il mondo interiore del suo protagonista, un ragazzino affetto da “handicappitudine” (come afferma lo stesso Timi). È un disabile, gay, con l’anima che straripa di fantasia e curiosità, che rivive i suoi riferimenti culturali, la sua infanzia che sa tanto di anni ’80, come i travestimenti, le pajets, i ricordi dei cartoon. “Chi non ha pianto per la morte di Anthony il primo amore di Candy, Candy?”. La storia si ispira a quella vera di sua cugina disabile, ma nello spettacolo c’è molto di Timi.

L’artista si trasforma, solo nell’evocazione in un ragazzo confinato dalla malattia e dai genitori nella sua stanza, ma sul palco mostra la sua tenera e fiera interiorità che diventa un inno alla vita e alla voglia di vivere. È quasi un flusso di coscienza, che spazia nel tempo della memoria e che si sofferma con ironia ai primi impulsi sessuali. La storia del giovane si confonde con quella dello stesso Timi, che prima di essere un attore amava pattinare sul ghiaccio. Ed eccolo che, mentre un vecchio video mostra lui giovane che fa piroette, si presenta sul palco con pattini a rotelle, evidenziando la sua abilità, mentre recita. I confini sono solo mentali, la fantasia è molto più colorata, più luminosa e questo tripudio di colori, ce lo vuole dire. “Life is now”, frase che l’artista continua a urlare con il suo timbro particolare e possente (a tratti alla Carmelo Bene) che è pura melodia visto che l’attore da sempre lotta con la balbuzie.

Tanti linguaggi in chiave pop. La fantasia arriva ovunque
La parola schianto può avere diversi significati. Schianto vuol dire che si è bellissimi, o schianto inteso come un accaduto distruttivo. La vita può essere comunque uno schianto anche se ti sei schiantato, utilizzato un gioco di parole. Timi comunica quindi un messaggio, che forse può essere un po’ retorico, ma che nella rappresentazione drammaturgica supera la frase fatta, proprio attraverso il nostro modo interiore di guardare alla vita.

L’attore utilizza i tanti linguaggi che possono fluire nella mente di chiunque, tanti pensieri, tanti mondi, tanti ricordi che anche se insignificanti hanno in parte forgiato un carattere. Timi sul palco è un istrione e con il caschetto ricorda Carmelo Bene, cosa voluta, a quanto pare, come quando recita Majakovski, da Bene tanto amato. Lo spettacolo è intercalato dalle canzoni riproposte e riscritte dallo stesso Timi e da Langella, che hanno un ruolo fondamentale. Sono canzoni famose storpiate, o cantate con un ritmo che le rende irriconoscibili, secondo il piacere del cuore di chi le vuole cantare.
Non manca l’usignolo di Francia (Edith Piaf con la Vie en rose e Non, Je ne regrette rien). Skianto è uno spettacolo complesso, ricco, eccentrico, un’esplosione di vitalità, un carnevale e una favola incantata quando Timi si trasforma in colorato unicorno a pois.

Un viaggio nell’intimità sessuale
È un viaggio nell’intimità anche attraverso la studiata volgarità di alcune espressioni che poi fanno parte del quotidiano. L’unica stonatura è continuare a evidenziare la sua sessualità, una sorta di orgoglio gay, forse non necessario o pensato per il pubblico che lo ama. Cosa coraggiosa per un attore, che comunque è attore, e quindi credibile in tutti ruoli che propone. In un periodo di xenofobia e di ritorno al medioevo la scelta è comprensibile, ma forse ridimensionare la sessualità per quello che è, (un darsi piacere a vicenda e a volte un sentimento se si è fortunati), renderebbe lo spettacolo ancora più provocatorio e efficace. Come recita la canzone: “Hit me baby one more time!”.
Lucilla Continenza
Lo spettacolo sarà in tour dopo il Parenti: http://www.filippotimi.com/skianto2019.htm
Stagione Franco Parenti: www.teatrofrancoparenti.it