GABRIELLA FERRI. Il Clown graffiante e di razza di Roma “bella”

L’antidiva Gabriella Ferri (Roma 1942- Corchiano, VT, 2004) è stata una donna intensa, irrequieta, indomita, con una grande personalità e forse troppa sensibilità. Dotata di invidiabile presenza scenica e potenza interpretativa, ha espresso il suo grande talento con canzoni popolari, sketch brillanti, giochi teatrali e spettacoli d’improvvisazione. Provocatorio, amaro, esuberante, è ad esempio l’interpretazione dell’artista romana, nel brano Dove sta Zazà?, che nel dopoguerra è stato il simbolo dell’Italia dissolta: “Dove sta Zazà / Uh Madonna mia!“
Fellini l’ha definiva: “Un pagliaccio di razza“. Con i suoi travestimenti, Gabriella Ferri ha reso qualsiasi vecchio brano un capolavoro, e lo ha inserito in una dimensione teatrale, come Io cerco la Titina, proposto con intensità e drammaticità.
L’artista romana, attratta da più generi musicali, (stornelli, jazz, tango, flamenco), è stata anche una brava attrice di teatro, soprattutto di Cabaret. Parliamo di un’artista completa che attraverso la sua arte ha portato in scena una comicità amara da pagliaccio triste e potente: dallo stornello romano, a Remedios o a Grazie alla vita (capolavoro di Violeta Parra, cantato da Joan Baez, Mecedes Sosa e in italiano proprio da Gabriella Ferri)
Gabriella Ferri, dal Testaccio ai grandi palchi
Ferri è nata e cresciuta nel rione romano di Testaccio da cui è stata artisticamente forgiata: “Il dialetto è la mia lingua“: ha spesso affermato. La giovane Gabriella scopre le canzoni popolari grazie al padre Vittorio, al quale resta profondamente legata da un amore incodizionato.

Vittorio Ferri, un commerciante ambulante di dolci, ha la passione per gli stornelli e il ballo. È definito nel quartiere: “Er meglio tacco de Roma“. Ammiratore della canzone in dialetto romanesco, trasmette alla figlia gran parte del repertorio tradizionale romano. Da ragazzina Gabriella Ferri trova lavoro in un negozio nei pressi di piazza del Popolo, dove nel ’63 incontra Luisa De Santis, figlia di Giuseppe (regista divenuto celebre con il film Riso Amaro). Fra le due nasce subito una grande amicizia. Si spostano a Milano, ospitate da Camilla Cederna che le presenta al maestro Intra che le fa cantare/interpretare nei locali di Brera. Le due amiche insieme danno vita al Duo Luisa e Gabriella per riscoprire e proporre il folk romano e napoletano.

Gabriella Ferri e Luisa De Santis: Le romanine
Nel ’64, Enzo Iannacci riesce a far esibire Le romanine, il nome dato alle duo, all’Intra’s Derby Club (il famoso Derby di Milano) dove vengono notate da Walter Guertler che le mette sotto contratto e pubblica il loro primo 45 giri con la Jolly. Invitate poi da Mike Bongiorno al suo programma televisivo La Fiera dei Sogni, ottengono un grande successo. Conquistano il pubblico, in particolare con la canzone La società dei magnaccioni. Questa canzone popolare è incisa da Armando Bosco nel ’62 e viene resa nota al pubblico e portata al successo grazie all’interpretazione del duo. Successivamente, verrà incisa da altri artisti. Nei giorni seguenti all’apparizione televisiva il 45 giri del brano vende un milione e settecentomila copie.
Il sodalizio con Pippo Franco, Oreste Lionello e il Bagaglino di Roma
Le romanine conquistano l’amicizia di famosi artisti, in particolare di Pippo Franco e Oreste Lionello. Nel ’65 esce nelle sale cinematografiche italiane ed estere il loro filmato musicale, contenuto nel film 008 Operazione Ritmo del regista e produttore Tullio Piacentini. Il film è una parodia di quelli dell’agente 007, interpretato da Sean Connery e anticipa il videoclip. Si tratta di canzoni sceneggiate intervallate da vignette umoristiche. Il film è a colori e Ferri appare nella sua smagliante bellezza, con la pelle bianca, i capelli biondi, gli occhi chiari.

La Jolly mette sul mercato un nuovo singolo delle artiste, un folk siciliano, una versione personale di Ciuri Ciuri e Vitti ‘na crozza, ottenendo un discreto successo. Le artiste incidono poi un terzo 45 giri composto da La povera Cecilia e nel lato B E’ tutta robba mia, tratta dallo spettacolo La Manfrina, musicato da Morricone. Luisa De Santis aveva cominciato a cantare più per divertimento e non per lavoro, perciò si ritira lasciando la compagna che continua da solista. Gabriella Ferri verrà in seguito consacrata come La Voce di Roma, così come Anna Magnani era il Volto di Roma.
Il Bagaglino
Nel 1965 Ferri debutta al Bagaglino, dove diventa la “cantantattrice” ufficiale. Conosce Pietro Pintucci che diventerà un suo collaboratore musicale abituale e incide nel ’68 E’ scesa ormai la sera. Il lato B di questo singolo, Ti regalo gli occhi miei, ottiene successo in Sudamerica, perciò l’artista lo incide anche in lingua spagnola col titolo Te regalo mis ojos e intraprende un tour nei paesi sudamericani. Il brano vende in pochi mesi un milione di copie fra Argentina, Venezuela e Cile.
Rientrata in Italia, prosegue a Roma sempre al Bagaglino con Enrico Montesano, con cui lavorerà spesso come comica.

Gabriella Ferri incide un altro album nel ’66. Si trasferisce poi per un breve periodo in Canada per la tournée di uno spettacolo teatrale di musica popolare con la regia di Aldo Trionfo, insieme a Caterina Bueno, Otello Profazio e Lino Toffolo. L’artista ritorna a Roma e frequenta il Bar Rosati, a Piazza del Popolo, dove conosce Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Renzo Arbore con il suo ammaliante repertorio napoletano.
Gabriella Ferri. Il trasferimento in Congo e il ritorno a Sanremo con Stevie Wonder
L’artista si innamora del giovane diplomatico Giancarlo Riccio che sposa nel ’67 e si trasferisce con lui a Kinshasa, la capitale del Congo, dove il diplomatico è destinato a prestare servizio. La donna soffre però la forzata inattività e questo fa naufragare presto il suo matrimonio, che termina definitivamente nel ’70. Lavora poi anche al Piper di Roma nel ’69, dove stringe una bella amicizia con Patty Pravo.

Dopo aver firmato un contratto discografico con la RCA italiana, sempre nel ’69, Ferri partecipa al Festival di Sanremo con Se tu ragazzo mio, in coppia con Stevie Wonder. È una bella canzone con sonorità beat e rhythm’n’blues, scritta dall’artista insieme al padre Vittorio e a Piero Pintucci. A suonare l’armonica a bocca, dietro le quinte, c’è proprio Wonder che poi sale sul palco per interpretare la sua versione del brano in lingua italiana. L’artista viene eliminata al primo turno e non parteciperà più a Sanremo. Il disco ottiene comunque successo soprattutto con la reinterpretazione di altri interpreti, come i Camaleonti e Nada.
Gli anni del successo in televisione e il grande amore di una vita con Seva Borzak
Negli anni ’70 Ferri appare spesso in televisione. Nel ’71 le viene dedicata una serata speciale Questa sera…Gabriella Ferri. Diventa anche conduttrice televisiva ed è interprete di due famosi varietà: Dove sta Zazà (’73) e Mazzabubù (’75) entrambi diretti da Antonello Falqui e scritti da Pier Francesco Pingitore. L’artista dimostra anche grandi doti di intrattenitrice a fianco sempre di Montesano e Pippo Franco.

Nel ’72 Gabriella Ferri si reca in Venezuela, a Caracas dove conosce, il grande amopre della sua vita, l’imprenditore statunitense di origine russa Seva Borzak, amministratore di una società venezuelana, che sposerà e dal quale avrà l’unico figlio, Seva junior. Nel ’73 incide l’album Sempre, con la canzone Sempre, la sua interpretazione più famosa, dove lei clown triste parla con amaro disincanto dell’amore.
Ferri è anche attrice in diversi film. Nel ’76, ricordiamo, partecipa al film brillante Remo e Romolo – Storia di due figli e una lupa. Con la morte del padre, che avviene nel ’75, l’artista cade in depressione. Chiede addirittura di annullare due date al Sistina di Roma, in quanto non si sente di salire sul palco. Prende quindi un periodo di pausa dal mondo dello spettacolo.
Il ritorno del Clown triste
Tornata a lavorare Gabriella Ferri nell’80 partecipa al programma Giochiamo al varieté, diretto da Antonello Falqui, autore, in collaborazione con Michele Guardì . È trasmesso da RAI 1 in prima serata e viene condotto da più attori comici che ripercorrono per quattro puntate la storia del varietà e della rivista italiana, dal dopoguerra agli anni ’70. È ambientato in diverse città con attori e cantanti rappresentativi della cultura locale.
Si trasferisce poi in America. Nel periodo in cui vive in America Latina interpreta brani classici del luogo (album Remedios), ottenendo successo. Traduce anche le sue canzoni in spagnolo: Ti regalo gli occhi miei, Notte serena e Se tu ragazzo mio, premiati con tre dischi d’oro in quanto vendono più di un milione e mezzo di dischi in Venezuela, quasi tre milioni in Argentina e due milioni in Messico. Rientra in Italia nel ’87, quando esce Nostargia. Il grande cantante Paolo Conte scrive alcune canzoni per lei. Gabriella incide anche la sigla del varietà televisivo Biberon, in cui appare accanto agli amici del Bagaglino.
Nel ’96, si esibisce al Premio Tenco di Sanremo, accompagnata dal chitarrista Fausto Mesolella della Piccola Orchestra Avion Travel e al Premio Tenco di Bordighera, nel ’97, con un concerto a Villa Celimontagna, a Roma, dinnanzi a 7.000 spettatori. Se ne aspettavano circa un migliaio.
Il ritiro e il tragico epilogo di un clown di razza
Prima del ritiro definitivo dalle scene, l’artista nel ’97 presenta l’ultimo album Ritorno al futuro, mentre nel 2002 appare nel programma TV Cominciamo bene e a Buona Domenica di Maurizio Costanzo (prima aveva partecipato ad alcune puntate del Maurizio Costanzo Show). La donna da anni soffre di una forte depressione, un malessere che si era aggravato col tempo, nonostante l’amore del marito e del figlio. Il 3 aprile 2004, l’artista muore a seguito di una caduta dalla finestra della sua casa di Corchiano. Per volontà del Sindaco di Roma, Walter Veltroni, la camera ardente viene allestita in Campidoglio, dove migliaia di romani le rendono omaggio. È sepolta nel cimitero del Verano a Roma. Sulla lapide il marito ha fatto incidere una dedica toccante: “Di notte i tuoi occhi brillavano più forte della luce di giorno, il tuo amore riscaldava più del sole“.
Ciao artista e grazie ancora!
Di Lucilla Continenza e Judith Maffeis Sala