VOLONTÉ. L’artista che voleva risvegliare la coscienza sociale

VOLONTÉ. L’artista che voleva risvegliare la coscienza sociale
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Gian Maria VOLONTÉ, (1933-1994), sguardo malinconico, camaleontico sulla scena, testardo, idealista, dotato di talento eccelso, sempre coerente con le sue idee, è attore per vocazione. Parliamo di uno degli artisti più grandi, amati e apprezzati, soprattutto di cinema. Tutta la sua vita è stata una missione antropologica per risvegliare le coscienze. Uomo, attore di teatro e di cinema sempre contro il conformismo, fermo sostenitore dei veri valori della sinistra, è stato militante sul campo con i lavoratori. Agli invisibili ha dato un volto e soprattutto una grande voce con la sua magnifica recitazione.

Coerente nella vita privata e artistica

Volontè nasce a Milano il 9 aprile 1933, cresce però a Torino. Il padre Mario, militante fascista, originario di Saronno, è stato comandante della Brigata Nera di Chivasso. La madre, Carolina Bianchi appartiene ad una benestante famiglia di industriali milanesi. Ha un fratello minore Claudio, che diventerà anch’egli attore, col nome d’arte di Claudio Camaso.

Il futuro grande attore, voce degli ultimi, cresce fra molte ristrettezze economiche e difficoltà. Si trova nella scomoda situazione di essere figlio di un milite fascista, condannato a 30 anni di carcere per l’uccisione di diversi partigiani durante la seconda guerra mondiale. Volonté diventa quindi il capo della sua famiglia. Il padre verrà in seguito liberato, per motivi di salute, morendo nel ’61.

Il teatro di strada

A causa della difficile situazione famigliare, Volontè interrompe gli studi per aiutare la madre, svolgendo diverse occupazioni e non solo in Italia. Appassionato di letteratura, assiduo lettore di Camus e Sartre, a 17 anni, si divide tra i tanti e precari lavori e il teatro, la sua grande passione. Frequenta infatti a Torino lo Studio Drammatica Internazionale I Nomadi di Edoardo Maltese, poi si unisce alla compagnia teatrale itinerante I Carri di Tespi. A partire dal tardo ‘800 i denominati  teatri di Tespi sono infatti strutture teatrali viaggianti, facili da montare e smontare. Installati su piazza, rimangono allestiti per 40/50 giorni, durante i quali gli attori recitano ogni giorno uno spettacolo diverso.

Tra teatro e sceneggiati impegnati della Rai

Nel ’54, a 21 anni, Volontè frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica a Roma. Suo insegnate è Orazio Costa. Nella stagione ’58/59, è nella Compagnia del Teatro Stabile di Trieste. La formazione culturale-teatrale dell’artista, dotato di grande talento, avviene con registi quali Guido Salvini e Franco Enriquez.

Con la regia di Enriquez, ha infatti la sua prima esperienza nello sceneggiato televisivo: La Foresta Pietrificata, tratto da un dramma teatrale di Robert E. Sherwood e successivamente, viene diretto da Corrado Pavolini in Fedra. Giorgio Albertazzi lo nota e lo propone nel ruolo di Rogozin, L’idiota di Dostoevskij, nelle sei puntate trasmesse dalla Rai dirette da Giacomo Vaccari, nel ’59. Grazie alla sua interpretazione lo sceneggiato ottiene un grande successo di pubblico e Volonté riceve moltissime proposte cinematografiche.

Nel ’60 è ancora a teatro, a Verona,  in Romeo e Giulietta di Shakespeare e qui conosce Carla Gravina, diciannovenne.  I due si innamorano e l’anno dopo hanno la figlia Giovanna. Volontè è però già sposato con Tiziana Mischi. La giovane e bellissima attrice subisce la disapprovazione non solo dei suoi genitori, ma le vengono annullate le scritture lavorative, a causa dello scandalo suscitato.

Volonté
Carla Gravina: immagine giovanile

Volonté e la recitazione come denuncia sociale

Dopo alcuni esordi di carattere prevalentemente commerciale, nel ’62, l’artista recita per la prima volta in un film di denuncia sociale: Un uomo da bruciare di Luigi Orsini e dei Fratelli Taviani. Ottiene anche un ottimo successo a teatro recitando in La buona moglie di Goldoni l’anno successivo. Sempre nel ’64 recita nel film televisivo Il taglio del bosco, tratto dall’omonimo racconto di Carlo Cassola.

Il cinema civile

Il suo esordio nel cinema avviene nel ’60 nel film Sotto dieci bandiere di Duilio Coletti. Nel ’62, è protagonista in Un uomo da bruciare di Valentino Orsini e dei fratelli Taviani. L’anno successivo interpreta invece Il terrorista, mentre nel ’64 diventa Michelangelo Buonarroti nell’omonimo sceneggiato Rai di Silverio Blasi. Nello stesso anno Sergio Leone lo vuole per il ruolo di Ramon Rojo nel cult Per un pugno di dollari. Successivamente recita, sempre con Leone, in Per qualche dollaro in più.

Volonté
Volonté. Per un pungno di dollari

Ancora nel ’64 Mario Monicelli lo richiede per L’armata Brancaleone, con Vittorio Gassman. Resta memorabile la sua interpretazione di Caravaggio del ’68 nell’omonimo sceneggiato televisivo.

Le opere di impegno politico

Dal ’67, l’artista si dedica ad opere di impegno politico e stringe un importante e proficuo sodalizio con grandi registi. Ricordiamo il capolavoro I sette fratelli Cervi di Gianni Puccini del ’68, che gira con Carla Gravina. È la storia dei 7 fratelli partigiani uccisi dai fascisti nel dicembre del 1943.

Carla Gravina e Volonté I sette fratelli Cervi

Il sodalizio con Elio Petri

Volontè stringe un forte sodalizio con il regista Elio Petri. Con Petri l’artista realizza diversi film con l’obiettivo di comunicare un messaggio sociale in un periodo di grandi cambiamenti e contestazioni. Sono gli anni epocali di rivolta operaia e di denuncia delle insostenibili condizioni di lavoro.

Interpreta per Petri, inizialmente, il ruolo del prof. Laurana, nel film A ciascuno il suo. Volonté cura anche la sceneggiatura con Ugo Pirro. È un film liberamente ispirato all’omonimo romanzo di  Leonardo Sciascia.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Nel ’70 è il protagonista di uno dei più celebri film italiani a sfondo politico-giudiziario, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto sempre di Petri. Interpreta il difficile ruolo di un capo della polizia che uccide l’amante, ma depista le forze dell’ordine.

Volonté e Florinda Bolkan: Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Realizzato con la tecnica del flashback, il film guadagna tantissimi premi nazionali e internazionali: l’Oscar al Migliore Film in lingua straniera (’71), Oscar per Migliore Sceneggiatura Originale (’72), Golden Globe Migliore Film straniero (’71). Al Festival di Cannes (’70), Grand Prix speciale della giuria a Elio Petri, Premio FIPRESCI e Candidatura Palma d’Oro sempre a Petri. Nel ’72, si aggiudica il Kansas City Film Critics Circle Award per Miglior Film Straniero. In Italia il film vince: Il David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Globo d’Oro.

La trilogia con Petri e il riconoscimento come grande attore

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il primo film della trilogia che prosegue con La classe operaia va in paradiso del ’71 e La proprietà non è più un furto del ’73. In questi film vengono messi in scena i motivi centrali della vita politica. Petri diventa un bersaglio nello scontro critico e politico interno alla Sinistra negli anni ’70. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è considerato tra i 100 film italiani da salvare.

Volonté e Elio Petri

Il film è oggetto di confronto politico. Il periodico Lotta Continua lo elogia, riconoscendo nel personaggio interpretato da Volontè il commissario Calabresi, accusato dal movimento extraparlamentare d’essere responsabile della morte dell’anarchico Pinelli. La colonna sonora composta da Ennio Morricone risulta perfettamente funzionale all’evocazione della psiche disturbata del protagonista.

Questo cult evidenzia la maturazione artistica di Volontè, dimostrandone la capacità di dare il meglio anche in personaggi immorali, ma realistici. All’attore viene riconosciuta grande abilità di mimesi e di recitazione, attitudine alla narrazione del racconto intimo della personalità del personaggio studiato.

L’attore è solito scegliere la sceneggiatura da interpretare ed anche chi la realizza, collaborando spesso alla stesura. Lavora anche in Francia, recitando in I senza nome di Jean-Pierre Melville con Alain Delon.

Sacco e Vanzetti e la riabilitazione dei due anarchici

La sua interpretazione di Bartolomeo Vanzetti nel film Sacco e Vanzetti di Mino Roli e Luciano Vincenzoni del ’71 resta ancora un esempio di grande recitazione “civile”, al punto che ha il potere di riabilitare negli States, l’immagine dei due famosi anarchici italiani, giustiziati ingiustamente nel 1927 per un delitto che non avevano commesso, ma solo perchè italiani e anarchici. Un vero inno è ancora la canzone di chiusura del film catanta da Joan Baez, Here’s to You,

Volonté: Sacco e Vanzetti

La grande stagione del cinema civile italiano

Volontè è definito il maggiore rappresentante della stagione del grande cinema civile italiano. Il regista Francesco Rosi, che lo dirige in diversi film impegnati, dice di lui: “Ruba l’anima ai suoi personaggi”. Grazie alla direzione di registi prestigiosi, come Petri, Rosi, Montaldo, Maselli, Lizzani, Bellocchio, Taviani, Amelio ed altri ancora, l’attore denuncia l’ingiustizia e la lotta di classe, il disagio esistenziale e politico, lo sfruttamento e la ribellione, rappresentando personaggi indimenticabili.

Uomini contro (’70), Il caso Mattei (’72), Sbatti il mostro in prima pagina di Bellocchio, (’72), Lucky Luciano (’73), Giordano Bruno di Montaldo (’73), Il sospetto di Maselli (’75) e Ogro di Pontecorvo (1979) sono alcune pietre miliari che hanno fatto la storia del cinema di denuncia. Sono film che inducono lo spettatore ad approfondire la realtà che lo circonda.

Numerosi i film in cui Volonté ha recitato. Citiamo tra i tanti (tutti notevoli) il film, trasmesso in 4 puntate sulla Rai, Cristo si è fermato ad Eboli del 1979, di Rosi, in cui si narra la vicenda dello scrittore antifascista Carlo Levi e Il caso di Moro sempre di Rosi nel 1986.

Volonté
Volonté: Il caso Moro

Attore per impegno e non per denaro

Fra i grandi attori suoi contemporanei, Volontè è quello che ha lavorato in meno film, rinunciando alla possibilità di ottenere più denaro.

L’attore è stato iscritto al PCI e diventa ne ’75 consigliere regionale del Lazio, ma 6 mesi dopo si dimette per conflittualità con il partito. Ritorna alla politica nel ’92, candidato alle politiche nel PDS, nella circoscrizione Roma-Viterbo-Latina-Frosinone, dove risulta secondo dei non eletti. Come già accennato l’artista è stato sposato con Tiziana Mischi e dall’agosto del ’83 con Armenia Balducci, sceneggiatrice e regista cinematografica, con cui viveva dal ’68. Oltre alla famosa relazione con Carla Gravina, ha avuto un importante storia d’amore con Mireille Darc famosa attrice francese e ex compagna di Delon. Ha vissuto dal ’79 fino alla scomparsa con Angelica Ippolito, figlioccia di Eduardo De Filippo, e conosciuta sul set di Io ho paura di Damiano Damiani.

Volonté
Volontè e Angelica Ippolito: Io ho paura

Volonté muore sul set, d’infarto, il luogo della sua vita, a soli 61 anni, in Grecia, mentre gira Lo sguardo di Ulisse. Prima aveva girato a Cuba Il tiranno Banderas di Josè Luis Garcia Sanchez. L’ultimo film italiano è Una storia semplice, di Emidio Greco, tratto dall’ultimo romanzo di Sciascia.

Ci lascia, così, senza avvisare, un attore coerente e impegnato e che avrebbe ancora avuto molto da dire e soprattutto da dare.

Di Lucilla Continenza e Judith Maffeis Sala

Scuola d’Arte Cinema Volontè

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