HOLLYWOOD. La nascita del “carrozzone” dello Star System

HOLLYWOOD. Parliamo del tempio del cinema in assoluto, la grande Hollywood. Non ci sono fonti precise che datano la sua nascita, che si può ricondurre a più di 100 anni fa. A causa di diversi motivi (legge sulla censura, alti costi dei terreni e dei teatri di posa, il clima) il cinema muto americano si trasferisce, da Chicago e dal New Jersey, in California. Si tratta di un processo relativamente veloce che vede la creazione di un colosso da milioni di dollari che trasforma il cinema in vera e propria industria razionalizzata; e la nascita dello Star System (divismo).
La grande insegna bianca con scritto HOLLYWOOD installata sul Mount Lee, è uno dei simboli degli States. Rappresenta il sogno di tutti gli attori che si dedicano alla recitazione cinematografica. Hollywood resta ancora sinonimo di uno stile di vita sfarzoso e molto ricco.

Hollywood: il bosco di agrifoglio
Di Hollywood si parla già dal 1886 quando una coppia di investitori immobiliari, decide di chiamare così una grande tenuta alla periferia di Los Angeles. La scelta cade sulla parola Hollywood (bosco di agrifoglio) grazie alla musicalità del suono e non per la vegetazione. Durante gli anni ‘90 dell’800 i due coniugi vendono parte del grande terreno, che nel 1903 conta già 500 abitanti. Il borgo diventa quartiere di Los Angeles nel 1910. Nel frattempo le case di produzione di Chicago e New Jesey trasferiscono, come già accennato, gli studi in California.
Da questa tenuta parte il sogno americano. Già alla fine degli anno ’20, l’industria cinematografica è ben consolidata e strutturata, con la nascita dello Star System, ovvero un approccio al cinema come vera industria per fare soldi e non come ricerca e divulgazione artistica trasformando gli attori in Star.
L’importanza del Western
In questi anni un genere molto in voga (siamo sempre nel muto) è il Western. Il messaggio è la storia della grande America dei pionieri che attraverso il cinema giustifica la strage dei nativi americani relegati nelle riserve. Nei film l’indiano selvaggio è da combattere, o ritenuto inferiore per diffondere i valori della cultura occidentale.
Un regista pioniere del genere, tra i primi a costruire la fortuna di Hollywood, è Cecil B. DeMille, che gira The squaw man (1914). Il corto ha un tale successo da portare molte case di produzione in California. Hollywood nel 1920 ospita infatti 50 studi cinematografici.

I pionieri di Hollywood: William Fox e Carl Laemmle
W. Fox e la Fox Corporation
È da menzionare William Fox, un emigrato ebreo di origine ungherese che fonda la Fox Corporation nel 1915, controllando tutti i settori dell’industria cinematografica: produzione, distribuzione, esercizio. Diventa questo il modello classico dell’industria di Hollywood.
Questa fase che si concretizza con l’arrivo del sonoro nel 1927 e si fonda su una concezione che gli Stati Uniti sono esportatori di sana democrazia e ricchezza. Hollywood si caratterizza per budget milionari, grandi produzioni, e un vero e proprio studio di marketing basato su una grande rete internazionale. Basti pensare all’immensa importazione di film americani da parte del Commonwealth, grazie al fatto che i film non avevano bisogno di doppiaggio. Hollywood esporta i valori della democrazia americana: come il self man made, l’individualismo, la libertà sessuale e la ricchezza.
C. Lammie e l’Universal City
Carl Laemmie, sempre un immigrato (dalla Germania) di origini ebree, fonda la grande Independent Motion Picture Company (in seguito Universal City nel 1915) e inventa lo Star System, ovvero dà un ruolo anche d’immagine agli attori che erano semplici addetti ai lavori dei film. Laemmie capisce che pubblicizzare l’immagine degli attori fa aumentare gli incassi al botteghino. Il mito dell’attore del cinema americano nasce quindi per scopi commerciali.
Gli attori non vengono più messi semplicemente sotto contratto, ma si crea attorno a loro anche un vero marketing di studio dell’immagine considerando il target a cui il film si rivolge.

Verso il 1920, nonostante la Grande Guerra di trincea in Europa, a cui pone fine la vittoria americana, l’Universal City di Laemmie è una piccola città con un quartiere residenziale per le star che così abitano a un passo dagli studi in cui girano.
Il lungometraggio
Laemmie introduce anche un nuovo modo di fare il cinema statunitense, che ne cambia la storia: il lungometraggio, già nato in Europa (Italia e Germania). Finanzia infatti Traffic in souls (1913), film diretto da George Loane Tucker. È un film che tratta un tema sociale come la prostituzione. Si compone di 6 rulli. Costa 5000 dollari, ma incassa mezzo milione di dollari (un successo strepitoso). Il lungometraggio diventa immediatamente la norma a Hollywood, e in tutto mondo. Questo porta a una maggiore analisi dei gusti, del marketing e alla nascita dei cosiddetti generi cinematografici.
All’epoca del muto, i generi in cui Hollywood si specializza oltre al western, per il quale il paesaggio californiano è particolarmente adatto, sono: il melodramma (di cui DeMille è maestro), il film spettacolare in costume, il film d’avventura (star è lo “sceicco” Rodolfo Valentino). Altri generi sono: Il gangster con Le notti di Chicago, The dragnet, e La retata del 1928; e infine la commedia con Charlie Chaplin e Buster Keaton.

Le grandi case di produzione di Hollywood e l’egemonia mondiale
Nello stesso periodo un altro pioniere del cinema è Adolph Zukor che fonda un’altra grande società di produzione, ovvero la Paramount. Nasce poi anche la famosissima Metro Goldwyn Mayer (MGM), dall’idea di Marcus Loewe, immigrato ebreo di origini austriache proprietario di diverse sale cinematografiche. MGM, Paramount, Universal Picture, United Artists e Fox diventano quindi le prime grandi case di produzione del cinema statunitense. A queste se ne affiancano altre tre inizialmente minori: RKO, Warner Bros e Columbia Pictures. Negli anni successivi MGM, Paramount, Fox, RKO e Warner Bros diventano le “Big five”. Tutte queste società costituiscono la più grande e attiva industria cinematografica del mondo. Nonostante gli studi si trovino in California, le sedi centrali sono tutte a New York.

la razionalizzazione della produzione
Dopo aver ricevuto istruzioni da NY sul numero e il tipo di film necessari per riempire le sale, a Hollywood si fa invece sviluppare una sceneggiatura da cui trarre le sceneggiature tecniche, diverse inquadrature in un unico set, (altra innovazione di Hollywood) che evita di trasferire continuamente l’attrezzatura e il personale da un set all’altro. La sceneggiatura tecnica valuta poi il costo totale del film e il metraggio esatto di pellicola per singola scena. La sceneggiatura, con l’indicazione del genere del film, dei personaggi, e con una sintesi della storia e delle singole scene, viene infine sottoposta all’approvazione del produttore.
Hollywood: le tecniche innovative
Per quanto riguarda le tecniche, Hollywood introduce più cineprese. Un altro elemento importante è poi il continuity clerk (supervisore di sceneggiatura), che verifica la coerenza delle scene della storia. Infine nasce la figura del montatore: che monta il materiale in una sequenza (un insieme di inquadrature che completa un episodio narrativo: l’evento è narrato senza una rigida continuità spazio-temporale).
La grandezza dello Star System
Col tempo lo Star System statunitense diventa sempre più produttivo, gestito da abili professionisti. I media statunitensi possono raggiungere milioni di persone sia in patria che all’estero, e diventa quindi necessario alimentare il fascino dei divi attraverso campagne pubblicitarie, articoli sui giornali, riviste dedicate ai fan e scandali inventati.
Durante gli anni ’30 le case di produzione finanziano anche quotidiani ad ampia diffusione specializzati sul mondo dello spettacolo. Molti attori famosi stranieri vengono poi chiamati da Hollywood per ingigantire il mercato e renderlo monopoliscono, cosa che raggiunge l’apice nel 1929, con la geniale invenzione dei premi Oscar. È ancora oggi il premio più prestigioso del cinema mondiale.

Hollywood e il business della cinematografia
Il grande carrozzone di Hollywood trova anche spiegazione nel fatto che i proprietari degli studi possiedono intere catene di sale cinematografiche. L’obiettivo è garantire una produzione continua, mirata da un genere collaudato in cui far brillare gli attori come veri divi, che rappresentano dei miti costruiti a tavolino. Viene anche introdotta dalle Major la “vendita in blocco” (block-booking), costringendo gli esercenti ad acquistare annualmente un intero pacchetto di film, dove recitano sia i divi che attori minori. Le sale indipendenti vengono infine spazzate via dall’acquisto delle Major di altre sale o costruendone di nuove. Durante gli anni ’20 la superiorità di Hollywood è indubbia come il relativo condizionamento sulla cultura americana e occidentale.
Dallo splendore alla decadenza dopo la Seconda Guerra Mondiale
Fino alla fine della Seconda guerra mondiale Hollywood vive quindi il suo momento di grande gloria. Nel 1939 i due terzi dei film usciti nelle sale di tutto il mondo sono infatti prodotti in California.
Ricordiamo film pietre miliari come: Via col vento e Il mago di Oz di Victor Fleming, Ombre rosse di John Ford, La voce nella tempesta di William Wyler, Mister Smith va a Washington di Frank Capra, solo per citare i più noti.

Il declino
Dopo la Seconda Guerra Mondiale inizia l’inarrestabile declino di Hollywood che segna la fine del divismo. Causa principale è una legge antitrust che impedisce l’oligopolio delle grandi Major e favorisce la nascita di produzioni in altri luoghi come New York. La nascita e il diffondersi della televisione è un ulteriore scacco matto per il cinema californiano. Si aggiunge infine anche il cambiamento dei gusti delle nuove generazioni che nel vecchio cinema non si riconoscono più andando a costituire quella cultura di massa basata più sull’uguaglianza che sul divismo irraggiungibile.
Di Olimpia Tarquini