ANNA KARINA. Ci lascia uno dei volti più belli della Nouvelle Vague

ANNA KARINA, uno dei volti-simbolo, leggendaria musa della Nouvelle Vague, (interprete dei primi otto film, 1960-67) ci ha lasciato, il 14 dicembre, all’età di 79 anni.
Commovente il commmento del ministro della cultura francese Franck Riester che ha dichiarato su Twitter: “Oggi il cinema francese è rimasto orfano. Perde una delle sue leggende. Il suo sguardo era lo sguardo della Nouvelle Vague. Resterà per sempre“.

Karina una vita per il Cinema
Nel 1996, il regista italiano Armando Ceste le dedica un film, girando su di lei un documentario-intervista intitolato Anna Karina. Il volto della Nouvelle Vague.
Hanna Karin Blarke Bayer nasce a Solbjerk, in Danimarca il 22 settembre 1940. È attrice, sceneggiatrice, regista, compositrice e produttrice cinematografica.
Suo padre, un capitano marittimo, abbandona la famiglia poco dopo la nascita della figlia e la piccola viene affidata ai nonni, sino all’età di 8 anni. Karina descrive la sua infanzia ricordando “una terribile volontà d’essere amata” e, inquieta, tenta diverse volte la fuga da casa e dalla tristezza.
Studia danza e pittura e comincia a guadagnare denaro vendendo alcuni dei suoi quadri. La sua carriera nello spettacolo inizia nel cabaret in Danimarca. Grazie alla sua bellezza prosegue come modella nella pubblicità.

La modella viene scritturata a 14 anni per una piccola parte nel cortometraggio di Ib Schmedes che vince un premio a Cannes. Nel 1958 si trasferisce a Parigi, dove incontra Pierre Cardin e Coco Chanel che le suggeriscono di cambiare il suo nome in Anna Karina.
Anna Karina e l’incontro con Godard
Jean- Luc Godard, simbolo della N.V., in quegli anni critico cinematografico per i Cahiers du Cinéma la nota in uno spot della Palmolive, in cui è immersa in bolle di sapone. Ne rimane così affascinato da proporle di recitare in un suo film nuda. Anna rifiuta: non si sente ancora pronta, (nella pubblicità Palmolive indossava un costume da bagno).
È nel 1960 che Anna comincia a recitare con Godard nel film Le Petit Soldat, lungometraggio che vuole descrivere l’oppressione politica, e tuttavia, penalizzato per la censura, esce tre anni dopo. Viene consacrata attrice però nel film diretto sempre da Godard La donna è donna (Une femme est une femme), con Jean Paul Belmondo, che le vale l’Orso d’Argento al Festival di Berlino.
Il sodalizio tra il grande regista e l’attrice danese non è solo artistico, ma anche sentimentale. Godard e karina si sposano il 3 marzo 1961 durante le riprese di questo fortunato film. L’attrice diventa la musa di Godard, disposta ad assecondare le inconsuete tecniche del regista verso gli attori.

Anna Karina, durante gli anni ’60, lavora però anche con tanti altri registi famosi, quali: Varda, Asher, Bourdon, Bromberger, Hervè, Vadim, Aurel, Huit, Baratier, Ronet, Rivette e l’italiano Zurlini, Schlondorff.
Il sodalizio di Anna con Jean-Luc Godard si conclude però nel 1967 con il film Una storia americana, che descrive Paula, la protagonista, come una vendicatrice verso il potere. Provocatorio il finale, dove la destra viene definita stupida e la sinistra sentimentale.
Non solo attrice, Karina è anche cantante, in particolare al fianco di Serge Gainsbourg, insieme nel 1967 cantano Ne dis rien. Due dei maggiori successi francesi dei primi anni sessanta sono poi Roller Girl e Sous le soleil exactement, entrambi dalla commedia musicale Anna, in cui l’artista canta sette canzoni insieme a Gainsbourg e Jean-Claude Brialy.

Una vita di amori e cinema
Dopo la separazione da Godard, Karina si sposa altre tre volte: con lo sceneggiatore-attore Pierre Fabre, con il regista-attore Daniel Duval, e con Dennis Berry, ex marito di Jean Seberg.
Karina non lavora solo in Francia ma anche all’estero. Quasi tutti i film a cui partecipa sono di origine letteraria. Con Luchino Visconti, nel 1967, recita infatti nel film Lo straniero, con Marcello Mastroianni, tratto dall’omonimo romanzo di Albert Camus.

Lavora anche con Nino Manfredi, nel 1974, nel film cult di Franco Brusati Pane e cioccolata.
Karina prosegue la sua carriera con successo negli anni Settanta, Ottanta e Novanta e pubblica anche tre libri.
Nel 2008 recita e dirige se stessa nel film Victoria. Nel 2016 all’attrice viene assegnato il Premio Bodil, un riconoscimento cinematografico ai migliori film e alle principali figure professionali del cinema danese. La sua patria di origine ha voluto così ricordare la sua diva di adozione francese e regina di uno dei periodi storici del cinema mondiale.
Di Judith Maffeis Sala