TESTORI. Il “poeta” scandaloso della Milano degli emarginati

TESTORI. Il “poeta” scandaloso della Milano degli emarginati
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Quando ho detto che sono nato nel 1923, a Novate, cioè a dire alla periferia di Milano, dove da allora ho sempre vissuto e dove spero di poter vivere sino alla fine, ho detto tutto“. Cit. G. Testori

Giovanni Testori. Parlare di Testori è parlare di Milano, quella vera e “non da bere”, ma non solo. Testori è stato uno dei più importanti intellettuali del ‘900. Personaggio poliedrico, darne una definizione è difficile. Testori è stato scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore e non dimentichiamo uno dei fondatori del Teatro Franco Parenti di Milano.

Giovanni Testori

L’intellettuale della Gente comune

Testori nasce nel 1923 a Novate Milanese, alle porte di Milano, cresce durante il regime fascista. Da adolescente ama la scrittura e collabora con alcune riviste come critico d’arte. Frequenta il Collegio San Carlo a Milano e si laurea in Lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1946. Già a 29 anni diventa pupillo prediletto di Roberto Longhi (famoso critico) approfondendo l’arte lombardo-piemontese dal ‘500 al ‘700. È amico di artisti quali: Cassinari, Guttuso, Morlotti.

Testori
Roberto Longhi

Il Dio Roserio è la sua prima opera narrativa, pubblicata da Einaudi nel  1954. Testori parla in questo testo del mondo del ciclismo e del suo eroismo umile e quotidiano, fatto di fatica e sudore. Seguono altre opere dedicate a Milano e alla sua gente. Parliamo de I segreti di Milano (Il Ponte della Ghisolfa e la Gilda del Mac Mahon, La Maria Brasca), L’Arialda e Il Fabbricone. In questo periodo scopre il teatro e raggiunge il successo scandalizzando proprio con L’Arialda: testo “scomodo” e “scabroso” (1961).

L’Arialda. Testori scandalizza parlando di omosessualità

L’Arialda viene definito osceno e censurato poiché narra anche di omosessualità. La regia è di Luchino Visconti e gli attori sono grandi nomi del teatro e non solo: Rina Morelli, Paolo Stoppa, Umberto Orsini, Pupella Maggio, Lucilla Morlacchi. Gli stessi attori per protestare contro la censura e il divieto di rappresentazione si rivolgono al Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi che si rifiuta di riceverli. L’Arialda è ambientato nella periferia milanese. È un dramma della povera gente.  In Testori si sente un forte attaccamento alle sue radici lombarde e a un consapevole e prezioso senso dell’identità.

Testori

I protagonisti della drammaturgia sono Arialda, camiciaia zitella, il fratello omosessuale Eros, innamorato di Lino, e Gaetana, una “terrona”, detta negra perché meridionale.

Testori propone così, in anni in cui l’omosessualità è un grave tabù, il tema della legittimità dell’amore a prescindere dal genere, scatenando l’inevitabile censura. Parla di amori scomodi, legami oscuri e complessi, desideri veri e strazianti. Il dramma è ricordato come la prima interpretazione importante di Umberto Orsini.

Maria Brasca: evocazione di una donna volitiva e indipendente del popolo milanese

L’anno precedente al grande scandalo, Testori racconta a teatro di Maria Brasca, una donna emancipata e libera, molto volitiva e che s’innamora del Camisasca, un “barlafus” (buono a nulla in milanese) del quartiere, più giovane di lei. Il suo amante la tradisce con una ragazza. quando Maria lo scopre, tira fuori le unghie per riavere il suo amato sfaccendato, mantenendolo a vita e sopportando la “condivisione” con altre donne.

L’importanza del linguaggio nelle opere di Testori

Il linguaggio utilizzato da Testori è un elemento fondamentale della sua opera. È infatti una fusione della lingua lombarda con parole e espressioni “rubate” alla lingua francese e inglese. Tre opere teatrali della Trilogia degli Scarrozzanti: L’Ambleto, Macbetto ed Edipus sono infatti espressione di questo stile. L’artista sviluppa in queste drammaturgie la propria sperimentazione linguistica. Attinge da Shakespeare in versione originale e utilizza un forte espressionismo linguistico.

Il Teatro Franco Parenti di Milano e la Trilogia degli Scarrozzanti

Nel 1972 Testori collabora alla fondazione del Salone Pier Lombardo di Milano (oggi Teatro Franco Parenti) con Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah, Dante Isella e Gian Maurizio Fercioni. Il teatro è ancora oggi uno dei più importanti e innovativi teatri italiani caratterizzandosi per la varietà e la qualità degli spettacoli (un’idea di teatro che mette al centro sia le novità che la rilettura dei classici in chiave contemporanea) e dei numerosi eventi culturali presentati.

Al Salone Pierlombardo, Testori mette in scena quella che sarà chiamata la Trilogia di Testori (Trilogia degli Scarrozzanti) composta da Ambleto, dal Macbetto e dall’Edipus.

La Trilogia degli Scarrozzanti

Ambleto è recitato in lombardo e con un miscuglio dei più disparati dialetti italiani e delle lingue straniere. È una riscrittura in chiave comica dell’Amleto di Shakespeare. La prima rappresentazione avviene il 16 gennaio 1973, con la regia di Andrée Ruth Shammah. Interprete principale è Franco Parenti.

Andrée Ruth Shammah: immagine giovanile

Macbetto, altra variazione dal Bardo di Testori, è un viaggio nel dolore. Macbetto è infatti insaziabile di sangue. “E adesso che ne sarà di noi?“: Chiede ancora alla fine Macbetto riferendosi alla società contemporanea putrida e decadente. La luce sul palco si spegne e rimane il buio.

Edipus ha sempre protagonisti personaggi presi dai classici. Edipo di Sofocle si auto punisce: oltre l’esilio, sceglie anche l’accecamento. Per lo spettatore ateniese, come per quello moderno, Edipo non è responsabile delle proprie colpe, ma vittima della sfortuna. Nella drammaturgia di Testori Edipo è invece trasformato in un anarchico vendicatore che uccide il padre sodomizzandolo evirandolo lucidamente. Edipo, non è un “complessato”. Ha infatti un rapporto sessuale con la madre senza nessun senso di colpa o trauma. Cerca la libertà e un luogo dove poter vivere la verità dei sentimenti. Testori provoca ancora con un testo ironico, ma anche doloroso, utilizzando un linguaggio inventato (lombardo-veneto-francese). L’artista vuole denunciare il finto anticonformismo imperante negli anni ’70.

Alla trilogia seguiranno altre opere, pietre miliari del teatro italiano, come rivisitazioni de: Il malato immaginarioIl misantropo di MolièreI promessi sposi alla prova, tutti interpretati da Parenti e con la regia di una giovane Shammah, che oggi è direttore artistico del Franco Parenti, conservando la grande eredità di Testori e di Franco Parenti.

Shammah e Franco Parenti

Testori, il cattolicesimo e l’ultima trilogia

C’è da aggiungere che Testori proviene da una famiglia profondamente cattolica. Esprime infatti nei suoi studi e nelle sue opere il forte legale con la religione. La sua fede è vissuta però con conflittualità, in modo intenso, ma anche tragico, denso di dubbi (fede e critica al cattolicesimo e alla società). La Chiesa appare a Testori oramai secolarizzata. Nel cattolicesimo pullulano troppe frasi fatte e un disinteresse nei confronti dei fedeli.

Trilogia: Conversazione con la morte, Interrogatorio a Maria, Factum est

A seguito della morte di sua madre, a cui è legatissimo, Testori si riavvicina alla spiritualità cattolica e compone un’altra trilogia: Conversazione con la morte (1978), Interrogatorio a Maria (1979) e Factum est (1981).

Testori e la madre

Conversazione con la morte è un testo in cui l’autore riflette su quello che è stato e su quello che non potrà più esser. Testori parla della sua vita: il rapporto con la madre e quello con la religione cattolica.

Interrogatorio a Maria è invece un coro che evoca Maria, la madre del Cristo. Alle domande del coro (un giovane desideroso di conoscere il Mistero dei Misteri) risponde la madre di tutti i mortali, che appare come una semplice contadina.

Composta nel 1980 Factum est infine è un monologo teatrale, strutturato in quattordici parti, come la Via Crucis. Testori afferma:” Il monologo è la forma più alta di teatro. Tutto il teatro tragico è, in fondo, un monologo a più voci. E’ stato il teatro moderno, a partire dall’Ottocento a far credere che il dramma sia nell’antitesi. Se torni ad ascoltare un grande testo tragico come l’Amleto di Shakespeare, ovviamente non è la trama che ti tenta, ma il fatto che quel testo sia un’inchiesta sul destino dell’uomo: un destino che ha sempre come riferimento l’Essere Totale, cioè Dio”.

Gli ultimi anni

La scrittura della trilogia coincide con il suo avvicinamento al gruppo di Comunione e Liberazione da cui si sente accolto “nonostante la dichiarata omosessualità”. Nel corso degli anni ’80 Testori scriverà spesso per il settimanale cattolico Il Sabato.

L’artista collabora anche con il Corriere della Sera, sostituuendo, dal 1977, Pasolini, prima come commentatore e poi come responsabile della pagina artistica.

Tra le ultime opere che dirige ricordiamo la riduzione teatrale del suo romanzo Erodiade, in scena nel 1984, e interpretato da Adriana Innocenti. Famosa è anche la sua collaborazione con Franco Branciaroli, per il quale scrive alcune rappresentazioni teatrali, tra cui In Exitu.

Testori
Testori e Franco Branciaroli

In Exitu è il monologo di un tossicodipendente omosessuale che si prostituisce a Milano. Si tratta di un testo scandaloso e che viene criticato dai perbenisti.

Testori ci lascia nel 1993, ma la sua eredità è ancora viva e attuale, soprattutto nella sua Milano, quella della gente comune che lui amava e che continua ad amarlo e a seguire i suoi spettacoli spesso riproposti.

Di Lucilla Continenza e Judith Maffeis Sala

Casa Testori-Associazione

www.teatrofrancoparenti.it

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ildogville.it

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