Orsini in IL NIPOTE DI WITTEGENSTEIN al Piccolo Grassi di Milano

Orsini in IL NIPOTE DI WITTEGENSTEIN al Piccolo Grassi di Milano
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Orsini in Bernhard. Fino al 22 dicembre, al Piccolo Teatro Grassi, va in scena IL NIPOTE DI WITTEGENSTEIN, una difficile e impegnativa prova d’attore di Umberto Orsini, protagonista assoluto. L’artista torna a confrontarsi con uno dei suoi cavalli di battaglia, un testo di Thomas Bernhard.

Orsini
Thomas Bernhard

Spettacolo

Orsini è la proiezione letteraria di Thomas Bernhard, intento a raffigurare se stesso mentre racconta a un’ascoltatrice silenziosa (Elisabetta Piccolomini) la storia di un’amicizia singolare, di un rapporto tra due pazzi. Il primo è lo stesso autore, che ha saputo dominare la propria pazzia. Il secondo è Paul Wittgenstein, dominato dalla follia e morto in manicomio, nipote metà reale e metà immaginario del noto filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein.

Orsini

Considerato uno dei più bei romanzi dell’autore austriaco è una sorta di “concentrato” dei temi di Bernhard. È il suo testo più “intimo” come ottolinea il regista, Patrick Guinand. In esso, infatti, si affronta nel modo più diretto il tema dei sentimenti, che compare di rado nella sua opera, il punto più vicino alla parola di Bernhard stesso, alla sua voce d’uomo, quella dell’autobiografia. Il testo ci conduce nella sua casa-fortezza di campagna e nel suo universo letterario.

La riflessione di Orsini

Spiega il grande Orsini: “Il nipote di Wittgenstein è un testo che impone una recitazione “in solitario”, anche se la relazione con la muta presenza femminile che è in scena è fondamentale. È una difficile e impegnativa prova d’attore. Soprattutto devo fare molta attenzione mentre recito a non lasciarmi sopraffare dall’emozione. Io sono abituato a gestire le mie forze per cedere alle emozioni in funzione del testo, ma ci sono dei momenti, nel Nipote, in cui quest’economia tenta di sfuggirmi e spesso l’emozione mi stringe la gola.

Continua Orsini: “Occorre allora un gran controllo, perché se è noto che ci si commuove molto più per noi stessi che per gli altri, un testo come questo accende un’immensa autocommozione. Qui non cerco di interpretare un personaggio, non “faccio Bernhard”. Qui ho deciso di “essere Bernhard“. Quindi più che fare un personaggio, sono me stesso che parla con le parole di un autore grandissimo, che finirà comunque per prevaricarmi e quindi rappresentarsi”.  

Presentazione

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