Parasite: la lotta di classe, oggi più che mai attuale

Parasite: la lotta di classe, oggi più che mai attuale
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Parasite del coreano Bong Joon Ho, meritatissima Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes è il film che ho avuto la fortuna di vedere alla multisala Modernissimo di Napoli, cinema sempre attento alla programmazione cinematografica. Per definizione dello stesso regista si tratta di “una tragicomedia irresistibilmente feroce” ed è la storia di due famiglie di diversa estrazione sociale che si trovano per una serie di casualità ed espedienti a vivere pericolosamente vicine.

Trailer

Parasite: trama

Una famiglia povera vive in un seminterrato lurido di Seoul campando alla giornata. I due genitori sono disoccupati ed il figlio e la figlia non sono riusciti ad entrare all’università. La loro vita prende una nuova e imprevedibile svolta quando il ragazzo entra con un espediente nel mondo dei ricchi dalla porta principale. Si spaccia infatti per insegnante privato presso la facoltosa famiglia del dirigente di una casa informatica che vive in una bellissima villa realizzata da un grande designer/architetto.

A poco a poco, tutti i componenti della famiglia “povera” saranno assunti dal facoltoso dirigente, con varie mansioni grazie a mezzi subdoli e sbrigativi.

Lotta di classe antica, ma oggi più che mai attuale

Con uno sguardo tragicomico che vira sapientemente verso il thriller ed il grottesco, il film mostra ricchi e poveri separati in universi non comunicanti (inquadrature dei diversi piani della villa, soprattutto nell’arredamento: seminterrato, piano terra, primo piano, piani collegati da scale). Parasite riporta sul piano della bilancia il tema della lotta di classe che sembra così antica e fuori moda ma che oggi è forse più attuale che mai.

Parasite

L’agiatezza dà felicità?

Il film può essere inteso come un film di “scale”, come metafora di scalata sociale. Ma essere ai vertici di una scalata sociale, a parte una vita agiata, dà la tanto agognata felicità? Dai rapporti complicati della famiglia ricca non sembrerebbe. Parasite narra di un marito preso dal lavoro che non ama la moglie, una capofamiglia ansiosa e piena di nevrosi e paure, una figlia adolescente scontenta ed invidiosa della attenzioni rivolte al figlio più piccolo. Infine non manca l’ultimogenito complicato, pieno di problemi psicologici dovuti ad un trauma infantile e per tale motivo viziato dai genitori iperprotettivi.

Molto più unita è al contrario la famiglia dei miserabili. In loro c’è complicità, divertimento e affetto.

Spesso e volentieri durante le scene del film si parla di odori. Sì, di odori ma di quelli cattivi. Il regista evoca la pelle di chi non si può lavare abitualmente. Pelle dove per giorni e giorni si è asciugato il sudore senza mai essere lavato via con acqua e sapone. È questo aspetto, che caratterizza la famiglia disagiata. Il cattivo odore provoca una smorfia di disgusto nel padrone di casa, durante una festa, scatenando il dramma che porterà ad un epilogo tutto “lacrime e sangue”. Nell’originalissima visione del regista la lotta di classe si trasforma quindi in una feroce disputa mortale.

Parasite: il film dove la storia parla al posto delle immagini

Parasite non presenta una ricchezza di immagini perché è quasi tutto incentrato in una casa lussuosa e nel contempo in un contesto molto squallido. Qui non parlano le immagini ma i fatti, la storia, lo squallore, la lotta per la sopravvivenza. Il mondo di Parasite arricchisce sempre più i ricchi e rende più poveri le famiglie disagiate. È un universo iniquo che crea rabbia e voglia di riscatto anche con sotterfugi da parte delle persone meno abbienti. Tra operetta morale e pamphlet sociale, il film è stato meritatamente premiato sulla Croisette dalla giuria presieduta dal grande Alejandro Gonzàles Inàrritu.

Voglio concludere questa mia recensione con le parole del regista. Bong Joon Ho definisce così il suo film: “Una commedia senza clown, una tragedia senza cattivi ma anche un dramma realistico, un thriller orrorifico che non smette mai di spiazzare.”

Film tante stellette, da non perdere!

Di Marco Iannaccone/Scarlet Lovejoy

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