IL FU MATTIA PASCAL L’uomo che visse due volte. Pirandello al Litta di Milano

IL FU MATTIA PASCAL L’uomo che visse due volte. Pirandello al Litta di Milano
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Il Fu Mattia Pascal del maestro di Girgenti (Agrigento). Torna a teatro uno dei classici di Pirandello, della letteratura e della drammaturgia mondiale. Il titolo completo dello spettacolo è Il Fu Mattia Pascal. L’uomo che visse due volte  e sarà in scena al Teatro Litta di Milano fino al 22 novembre. Nel ruolo di Mattia Pascal/Adriano Meis troviamo Mino Manni che firma anche la drammaturgia con Alberto Oliva. Recitano con Manni: Marco Balbi, Margherita Lisciandrono, Gianna Coletti e Alessandro Castellucci.

Il Fu Mattia Pascal

Il Fu Mattia Pascal: lanternini e lanternoni pirandelliani

Non è necessario raccontare nei dettagli la storia del Fu Mattia Pascal. Facendo un breve riassunto, (parliamo di uno dei testi più conosciuti di Pirandello), si narra della vicenda di Mattia Pascal, dato per morto, e che a causa dell’insoddisfacente vita reale che conduce, ne approfitta per cambiare identità. Grazie a una fortuita vincita di denaro, Mattia diventerà Adriano Meis, e continuerà la sua vita in un’altra città, ricominciando praticamente da capo e finalmente a modo suo.

Il Fu Mattia Pascal
Luigi Pirandello

Sono tanti i temi affrontati dal Nobel di Girgenti nel Fu Mattia Pascal, temi acuti e sempre attuali, temi cari a Pirandello e che spesso ritroviamo in altre drammaturgie. Come potrebbe essere diversamente? Pirandello tocca corde che sono analisi del rapporto tra “l’essere uomini” e “l’essere uomini culturalmente parlando“.

“lanterninosofia”

Nel testo, oltre al doppio tra realtà che è vissuta come finzione e finzione vissuta come realtà, è interessante la teoria dei lanternini e dei lanternoni, di Pirandello, illustrata nel Fu Mattia Pascal. La teoria ha il nome di  “lanterninosofia”. Sinteticamente secondo Pirandello ogni uomo ha un lanternino che svolge il compito di mostrare la sua realtà. il lanternino è preceduto da una visione socialmente accettata più generale, una sovrastruttura, che Pirandello chiama: lanternoni, ovvero le ideologie, gli usi e i costumi. Il lanternino rappresenta la nostra visione soggettiva e personale delle cose che analizziamo in base alla nostra esperienza. Ciò che all’uomo è sconosciuto risulta ignoto e quindi spento, non illuminato da alcuna lanterna. Con la morte il lanternino si spegne. Di noi resta l’immagine di quello che abbiamo compiuto in vita, o meglio di come viene socialmente percepito.

Recensione

Nella drammaturgia rappresentata da Manni, nonostante l’essenzialità della scena, il testo e la complessità del pensiero pirandelliano sono ben analizzati. La rappresentazione è realistica. L’ambientazione è infatti inserita nell’epoca della scrittura del romanzo. Lo spettacolo si avvale, però, in modo molto originale, di un grande cilindro bianco in cui in parte sono proiettate delle ombre e in parte si muovono i personaggi reali. Scelta non casuale e che serve intelligentemente a differenziare il finto essenziale dal vero socialmente finto. La vera vita di Mattia è rappresentata da ombre che si muovono e conversano dietro il telo, mentre quella di Adriano da personaggi in carne ossa che amano, vivono e filosofeggiano.

Il Fu Mattia Pascal

Interessante è infatti il personaggio del signor Anselmo, che a Mattia (oramai Adriano), illustra le teorie pirandelliane diventando quindi Pirandello che si ritaglia un personaggio all’interno della drammaturgia. Il grande cilindro bianco non è altro che una grande lanterna bianca che inserisce i personaggi nella sovrastruttura teorizzata da Pirandello.

Convincente l’interpretazione di Mino Manni, asciutta, pulita, decisa; mentre una nota di merito va a Balbi (il signor Anselmo) e a Coletti che mette in scena tutta la sua verve teatrale, molto esilarante.  

Gianna Coletti

Il Fu Mattia Pascal: esistere o non esistere?

La questione pirandelliana resta aperta visto che il Fu Mattia Pascal. L’uomo che fisse due volte non lascia via di scampo come nella versione originale. Mattia non può vivere la vita che vorrebbe perché privo di documenti, ma si rifiuta di rivivere la falsità della sua vera vita dove è costretto a ritornare. Pirandello ci fa capire che non si può sfuggire da quello che si è costruito. Il rischio è di non esistere nel bene o nel male. Mattia si ribella alle convenzioni  ed è una scelta ammirevole, coraggiosa, ma perdente. La vita insegna che esistere (esserci) comporta purtroppo un compromesso, piaccia o non piaccia.

Di Lucilla Continenza

Informazioni: https://www.mtmteatro.it

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